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Trent'anni fa la strage di Capaci: il mistero degli scatti spariti del primo fotografo che arrivò sul posto

Tra i tanti misteri di quel giorno anche il rullino sequestrato ad Antonio Vassallo, mai più ritrovato.

Trent'anni fa la strage di Capaci: il mistero degli scatti spariti del primo fotografo che arrivò sul posto
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Ore 17.58 di sabato 23 maggio 1992: un momento che l'Italia non dimenticherà mai. Sull'Autostrada A29 nei pressi di Capaci un attentato terroristico di stampo mafioso costava la vita al magistrato Giovanni Falcone. Insieme a lui quel giorno morirono la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Vi furono anche 23 feriti nell'esplosione.

23 maggio 1992: trent'anni fa la strage di Capaci

Oggi, a distanza di trent'anni esatti, l'Italia ricorda ancora una volta una delle pagine più buie della sua recente storia. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà nella sua Palermo per commemorare le vittime della strage di Capaci e anche di quella di via D'Amelio, che il 19 luglio dello stesso anno costò la vita a Paolo Borsellino e a cinque agenti della scorta.

Attorno alle 10 il Capo dello Stato, insieme a numerosi esponenti del Governo, delle istituzioni e delle Forze dell'ordine ricorderà l'accaduto. Dalle 10, al Foro Umberto I si terrà l’evento “La memoria di tutti. L’Italia, Palermo 30 anni dopo”, che sarà trasmesso in diretta su Rai1.

Alle 12 presso il complesso monumentale di Santa Maria dello Spasimo ci sarà un evento collaterale dove si parlerà delle intuizioni e dei metodi investigativi di Giovanni Falcone; alla tavola rotonda dal tema “La vocazione globale dei pensieri di Giovanni Falcone: la proiezione internazionale della lotta alla mafia” prenderanno la parola i ministri dell’Interno, degli Esteri e della Giustizia, il capo della Polizia ed il procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo Giovanni Melillo.

Nel pomeriggio il capo della Polizia deporrà nella caserma “Pietro Lungaro” una corona di alloro sulla stele che ricorda i caduti della Polizia di Stato, posta nell’atrio dell’Ufficio scorte, e successivamente visiterà la teca che custodisce i resti della Quarto Savona 15, la vettura di scorta del Giudice Falcone, distrutta nell’attentato.

A seguire, a Capaci, il prefetto Giannini assisterà alla presentazione di due istallazioni artistiche di Domenico Boscia e di Gerard Moroder e di due murales realizzati uno dagli studenti dell’Istituto comprensivo “Calderone Torretta” ed uno dell’artista Mirko Cavallotto.

Al termine della presentazione, gli atleti del gruppo sportivo delle Fiamme Oro provenienti dal Centro addestramento alpino della Polizia di Moena, srotoleranno dalla collina che sovrasta il luogo della strage una tela con la bandiera nazionale e la scritta #siamotutticapaci.

Nel momento esatto dell’attentato alle 17.58 nel Giardino della memoria, presso la stele di Capaci, nell’atrio dell’Ufficio scorte e nei pressi dell’albero di Falcone verrà suonato il silenzio e verranno letti ad alta voce i nomi dei caduti.

Le celebrazioni termineranno alle 19 nella basilica di San Domenico, in cui è presente la tomba di Giovanni Falcone, dove verrà celebrata una messa di suffragio di tutte le vittime e nella quale sarà esposto il "Branco" di Velasco Vitali.

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  Il mistero delle foto sparite

Sull'accaduto si è indagato, detto e scritto di tutto, ma ci sono alcuni aspetti della vicenda che probabilmente mai saranno chiariti. Tra questi anche il mistero delle fotografie scomparse. Quelle realizzate da Antonio Vassallo, all'epoca dei fatti giovane fotoreporter.

LA VIDEO INTERVISTA:


Antonio Vassallo fu il primo fotografo ad arrivare sul luogo della strage e uno degli ultimi a vedere Falcone vivo. Dopo aver prestato i primi soccorsi, iniziò a immortalare quei drammatici momenti con la sua macchina fotografica.  Ma a un certo punto racconta di essere stato avvicinato da due agenti in abiti civili che gli chiesero di consegnare loro il rullino. A trent'anni di distanza quelle foto non si sono mai trovate.

"Non sapevo fosse lui, pensavo fosse un autista. Di solito le personalità tutelate non sono sedute davanti. Quel rullino volevo completarlo e l'avrei consegnato agli investigatori. Magari sarebbero state utili. Invece scoprii otto mesi dopo che in quegli uffici non c'erano. Più volte sono stato invitato alla prudenza e mi sono sempre chiesto chi fossero quei due agenti in abiti civili".

 

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