Trapiantato un cuore fermo da 44 minuti: un record mondiale che dà grandi speranze per il futuro
Un risultato che apre alla possibilità di incrementare del 30% il numero di organi disponibili per i pazienti in attesa di un trapianto
Un'impresa scientifica unica al mondo: a Padova, per la prima volta nella storia, si è effettuato con successo un trapianto di cuore oltre i 20 minuti imposti dalla legislazione dopo la morte cardiaca del donatore. Per la precisione parliamo di un organo rimasto fermo per 44 minuti, che ha ridato speranza a un paziente cardiopatico di 46 anni. Il paziente ha avuto un decorso post operatorio regolare e il cuore funziona "molto molto bene", assicurano i medici.
Trapiantato un cuore da donatore morto da oltre 20 minuti
Nell’azienda ospedaliera di Padova è stato eseguito il primo trapianto di cuore da un organo che aveva cessato ogni attività elettrica da 20 minuti.
"Per primi al mondo abbiamo dimostrato che si può utilizzare per un trapianto cardiaco un cuore che ha cessato ogni attività elettrica da 20 minuti. Abbiamo sovvertito un paradigma a livello mondiale, dimostrando che è possibile trapiantare un cuore rimasto fermo dopo 44 minuti di arresto anossico e ripartito funzionando come un cuore praticamente normale".
Così Gino Gerosa, direttore del Centro di Cardiochirurgia "Gallucci" dell’Aou di Padova, che lo scorso 11 maggio 2023, con la collaborazione dell’Anestesia di Treviso guidata dal dottor Paolo Zanatta, ha portato a termine l’operazione.
La legislazione vigente
Come spiega Prima Padova, il donatore era un uomo colpito da “morte cardiaca”, con contestuali, irreversibili danni cerebrali, da rendere vano ogni accanimento terapeutico. In Italia la donazione a cuore fermo può avvenire solo dopo che un medico ha certificato la morte attraverso l’esecuzione di un elettro-cardiogramma protratto per una durata di almeno venti minuti, trascorsi i quali si considera vi sia una irreversibile perdita delle funzioni dell’encefalo e dunque la morte dell’individuo.
"Ci sono Paesi in cui l’attesa dopo lo stop del cuore è di 2, massimo 5 minuti, qui in Italia ne sono previsti 20. Quindi abbiamo studiato e lavorato intensamente per superare questo ostacolo e abbiamo dimostrato che anche in Italia si può fare questo tipo di trapianto", ha precisato il professor Gerosa.
Incremento del 30% di organi per trapianto di cuore
Secondo il direttore della cardiochirurgia di Padova, "questo risultato apre alla possibilità di incrementare del 30% il numero di organi disponibili per i pazienti in attesa di un trapianto di cuore".
Soddisfazione di Zaia
"Ancora una volta è la sanità del Veneto a varcare una nuova frontiera della medicina. Da oggi la cardiochirurgia non sarà più come prima, perché si apre una prospettiva che può ridare speranza a tanti malati che attendono un trapianto di cuore. Lo dobbiamo, con gratitudine, all'intera Azienda Ospedale Università di Padova, al professor Gino Gerosa e alla sua equipe e al dott. Paolo Zanatta, direttore dell'Anestesia e Rianimazione del Ca' Foncello, che ha eseguito il prelievo dell'organo. Straordinari professionisti, ai quali vanno i nostri orgogliosi complimenti".
Così Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, ricordando l'intervento eseguito dalla stessa azienda ospedaliera nel 1985, quando venne fatto "il primo storico trapianto di cuore in Italia donato da un giovane trevigiano, Francesco Busnello e impiantato nel petto di Ilario Lazzari dal professor Gallucci, alla cui memoria è oggi intitolato il Centro di Cardiochirurgia di Padova".
"E' la prima volta al mondo - conclude Zaia - che un cuore fermo viene riattivato ed impiantato senza danni che possano pregiudicare il trapianto dopo un tempo così lungo e questo apre frontiere impensabili rispetto al possibile utilizzo di organi da trapiantare. Questo risultato straordinario della sanità del Veneto secondo gli esperti potrebbe portare ad un incremento del 30% nel numero dei trapianti in Italia".