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“Tormentone” Centri migranti in Albania: dal flop alla possibile connessione col caso Ranucci

Secondo indiscrezioni investigative la procura di Roma e la Direzione distrettuale antimafia stanno valutando una possibile pista albanese nell’attentato del 16 ottobre

“Tormentone” Centri migranti in Albania: dal flop alla possibile connessione col caso Ranucci

Italia-Albania, Albania-Italia. 

C’è un curioso intreccio tra Roma e Tirana che, negli ultimi mesi, sembra scorrere su due binari paralleli.

Da una parte, l’indagine sull’attentato contro Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, che in queste ore sta portando gli inquirenti  a guardare con attenzione verso l’altra sponda dell’Adriatico.

Sigfrido Ranucci, conduttore di Report

Dall’altra, il progetto, ormai un tormentone politico, ma anche giudiziario, dei centri per migranti di Shëngjin e Gjadër, sulla carta fiore all’occhiello della cooperazione proprio tra Roma e Tirana, dei Governi Meloni e Rama, ma che innegabilmente, si sta (almeno finora) rivelando un esperimento “flop” costosissimo e quasi del tutto inattivo.

Ma andiamo con ordine.

L’esplosione alla macchina di Ranucci e della figlia, la pista albanese

La vicenda del giornalista d’inchiesta di Report è ormai nota e in queste ultime ore stanno emergendo con sempre più clamore gli sviluppi investigativi legati all’esplosione delle macchine di Ranucci e di sua figlia proprio davanti alla casa del conduttore del programma di Rai 3.

L’auto di Ranucci devastata dall’esplosione

Secondo indiscrezioni investigative, infatti, la procura di Roma e la Direzione distrettuale antimafia stanno valutando una possibile pista albanese nell’attentato del 16 ottobre contro Ranucci.

Il nome “attenzionate” sarebbe quello di Artur Shehu, 58 anni, imprenditore originario di Valona e residente da tempo negli Stati Uniti, in Florida, a Miami.

Una figura già nota alle cronache per precedenti inchieste internazionali perché Shehu è già stato coinvolto in passato per presunti legami con reti criminali balcaniche e italiane.

Perché la pista albanese, quale sarebbe il movente

Da molti, l‘azione intimidatoria della tarda serata del 16 ottobre, era stata ricondotta al palinsesto di contenuti e inchieste della nuova stagione di Report annunciato negli spot Tv da Ranucci stesso.

Invece, il “movente“, ancora tutto da accertare, secondo gli inquirenti sarebbe collegato a una puntata di Report dedicata proprio ai centri per migranti in Albania, nell’ambito dell’accordo bilaterale tra i due Paesi.

Nel servizio, intitolato “(Hot) Spot Albanese”, si citavano nomi, affari e relazioni che toccavano ambienti politici di primo piano a Tirana.

Nella fattispecie, nel programma di Raitre, il 58enne albanese veniva descritto come un importante narcotrafficante, appunto già interessato da indagini internazionali per presunti legami con Cosa Nostra e con la Sacra Corona Unita.

Secondo la ricostruzione giornalistica andata in onda nel servizio, Shehu avrebbe donato 30mila metri quadrati di terreno vicino a Valona alla fondazione del generale Fabrizio Lisi, all’epoca capo dell’Interpol in Albania.

Ma non solo. L’operazione sarebbe stata mediata dall’avvocato Enjell Agaci, segretario generale del Consiglio dei ministri albanese e stretto collaboratore del premier Edi Rama che tanto si era adoperato nel mettere nero su bianco all’accordo bilaterale con l’Italia sui migranti.

A volte ritornano, il tormentone dei centri migranti 1

Ecco perché il tormentone dei centri migranti in Albania rischia di tornare clamorosamente e doppiamente di attualità.

E sì, perché ironia del destino, proprio nei giorni scorsi l’opposizione di Centrosinistra era tornata all’attacco del Governo Meloni bollando l’iniziativa come un ormai “accertato flop”.

Un anno dopo l’inaugurazione, il centro di Gjadër — trasformato nel frattempo nel “Cpr albanese” — si presenta di fatto come una struttura quasi deserta: appena una dozzina di persone presenti contro una capienza di 880 posti.

L’accusa messa sul tavolo dall’opposizione è piuttosto chiara: l’accordo firmato nel 2023 da Giorgia Meloni ed Edi Rama, presentato come una soluzione innovativa per la gestione dei flussi migratori, si sta rivelando in realtà una spesa pubblica altissima, con risultati concreti decisamente modesti.

Primi 16 naufraghi in viaggio verso il centro migranti in Albania. Scontro fra Meloni e Sea Watch: "Soldi sperperati"
La premier Giorgia Meloni con l’omologo albanese Edi Rama

Addirittura, secondo alcuni report come quella ad esempio di Altreconomia, il costo effettivo per ogni persona transitata nel centro supererebbe il milione di euro.

Ma non solo. La cooperativa Medihospes, vincitrice dell’appalto da 133 milioni di euro per la gestione biennale, non avrebbe ancora formalizzato il contratto con la prefettura di Roma, nonostante siano trascorsi oltre 17 mesi dall’aggiudicazione.

Il tormentone dei centri migranti 2

Stando alle ultimissime notizie arrivate, il centro di Gjadër è stato di fatto militarizzato, ma attorno ad esso sembra essere calato un alone di mistero.

L’hub sarebbe infatti inaccessibile “ai non addetti ai lavori”: giornalisti, garanti e parlamentari non hanno accesso diretto, e anche i dati sui costi reali sono al momento coperti dal riserbo del Viminale e del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Nel frattempo, e qui ancora l’opposizione di Centrosinistra sta attaccando da tempo la premier e il nostro Esecutivo, agenti italiani e personale locale continuano a presidiare strutture semivuote, in un paradosso che molti osservatori definiscono “una cattedrale nel deserto”.

E non va meglio la situazione del centro di Shengjin.

Migranti in Albania incompatibili col diritto internazionale: trasferiti già in Italia

Dopo gli iniziali problemi legati ai provvedimenti dei giudici italiani, il centro è stato concepito come un Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) dunque non per l’accoglienza dei migranti appena intercettati in mare, ma per il trattenimento di immigrati irregolari già presenti in Italia e destinatari di un provvedimento di espulsione.

Anche in questo caso l’attività della struttura è limitata a fronte di costi alti.