Titan, dalle ‘Cronache di Narnia’ alla ‘Cronaca di una morte annunciata’: l’Irriverente commento di Simone Di Matteo

Sensazionalismo e sciacallaggio, quando i miliardari del Titan vendono più di 750 migranti morti in mare

Titan, dalle ‘Cronache di Narnia’ alla ‘Cronaca di una morte annunciata’: l’Irriverente commento di Simone Di Matteo
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I morti, è ampiamente risaputo, se li piangono i vivi. Me lo sono detto tanto e tanto tempo fa, mentre osservavo le tragedie che inevitabilmente accadono ogni giorno a causa non solo dell'irresponsabilità di noi esseri oramai non più umani, ma anche (e soprattutto) di quella voglia sfrenata tipica dell'Homo Sapiens, che se fosse stato Habilis sarebbe stato sicuramente meglio, di sfidare quelli che sono i limiti intrinsechi dell’uomo e della natura, una serie di ostacoli che nemmeno la più convinta pretesa di onnipotenza può aiutarci a superare. E me ne sono rammentato, pensate un po’, proprio in queste ultime settimane mentre assistevo inerme alla tragedia insperata, ma irreparabilmente attesa, che ha colpito i passeggeri del sommergibile Titan.

Sensazionalismo e sciacallaggio, quando i miliardari del Titan vendono più di 750 migranti morti in mare

Viviamo in una società distorta, surreale e destinata alla rovina, dove il più delle volte, nostro malgrado, il possibile non accade e l'impossibile trova radici nelle nostre memorie. E così succede che la tv, la radio e la stampa del dolore informano, mostrano, disinformano e raccontano a noi poveri teleabbonati, tele-uditori, lettori e fruitori di queste importantissime (e al tempo stesso sciagurate per l’uso che in troppi ne fanno) risorse, di drammi, countdown della morte e catastrofi di cui non vorremmo mai sentir parlare, ma delle quali, contemporaneamente, non possiamo fare a meno. E spesso e volentieri, lasciatemelo dire, proprio sulla base del nostro malsano interesse, non lo fanno nel migliore dei modi. Della serie, dalle “Cronache di Narnia” a “Cronaca di una morte annunciata” è un attimo!

Domenica 18 giugno 2023 cinque miliardari, per i quali la visione su schermo classica e in 3D che James Cameron ci ha regalato non deve essere stata evidentemente sufficiente, fosse stato per me glielo avrei fatto (ri)vedere comodamente sul divano di casa mia e non avrebbero speso un dollaro (figuriamoci, sarà reperibile persino gratuitamente su YouPorn), decidono di imbarcarsi su un sommergibile della OceanGate, il Titan, i cui parametri di sicurezza, stando a quel che riportano le fonti d’oltreoceano, avrebbero lasciato molto a desiderare sin da prima della partenza, con lo scopo di inabissarsi a circa 4000 metri di profondità per “visitare” il relitto del Titanic, il tristemente noto transatlantico affondato nell'Atlantico il 15 aprile del 1912 dopo una collisione con un iceberg. Ad un certo punto, le comunicazioni si interrompono e, solo dopo molte ore, iniziano le ricerche che durano per giorni. Tutti i giornali del mondo si appassionano alla storia e le danno una grande visibilità. Per carità, tralasciando le avariate teorie del complotto e le ridicole gare dei cosiddetti esperti nel fornire la teoria dell'implosione più convincente, si tratta pur sempre di un evento eccezionale e, considerate le dinamiche, a mio avviso è giusto che se ne parli.

Titan
Fonte: Atlantic Productions/Magellan - Web

Peccato solo, però, che in quegli stessi giorni 750 persone, tra cui 100 bambini, si imbarcano a Tobruk, in Libia, nella vana speranza di poter arrivare in Italia. Alcuni sono siriani di Daraa, altri pakistani di Punjab, altri ancora egiziani. Persone normalissime con una vita di solito non facile che intraprendono viaggi improbabili, oltre i limiti della fattibilità, affidandosi persino a gente di malaffare, nell’illusione di potersi riunire con le loro famiglie già stanziate in Europa o, più semplicemente, di migliorare le proprie condizioni. Per sfortuna, annegano a 47 miglia dalle coste del Peloponneso, davanti alle navi della guardia costiera e ai mercantili che restano lì, a guardare senza fare niente, dopo ore di richieste di soccorso.

Uomini e donne, padri e madri, fratelli e sorelle, figli e figlie, di cui non è difficile scoprire l’identità, ma che, sfortunatamente, rimangono soltanto dei numeri agli occhi del mondo. Ebbene sì perché 750 si fa fatica ad immaginarle, eppure passano inosservate di fronte a cinque ricchi esploratori che, pur di sbarcare il lunario e trovare un’alternativa a quella noia che uccide, decidono di investire sulla propria morte. Anzi, sebbene sfidino la sorte (uscendone, purtroppo, quasi sempre sconfitti) vengono addirittura incolpati delle loro sciagure dalla Giorgia Meloni o dal Matteo Salvini di turno, per citarne due, poiché “se fossero rimasti a casa loro, non sarebbe mai successo”. E in effetti è vero, perché sarebbe potuta andar loro perfino peggio!

Comunque, sta di fatto che quella che dovrebbe essere (e lo è) una delle più grandi calamità recenti verificatesi nel Mediterraneo si trasforma in una notizia da ultima pagina. È davvero questa la realtà in cui vogliamo continuare a vivere? Dove il denaro conta più dell’umanità? Non fraintendetemi, ognuno di noi è libero di poter fare ciò che gli pare, nel rispetto della libertà altrui chiaramente. Di “attività” estreme, ahimè, se ne trovano a iosa oggigiorno. Tuttavia, se da un lato c’è chi può decidere di cimentarsi con una esse perché in possesso delle risorse per farlo, dall’altro c’è chi non ha mai avuto, non ha e forse non avrà mai scelta.

È vero che i drammi (o "drama", dipende dalle situazioni) vende, ma è altrettanto vero che speculazione e sciacallaggio, che ruotano a seconda di chi ha più “la faccia da copertina” sono quanto di più lontano ci possa essere dall’informazione, specialmente perché ciascuna vita ha un valore e proprio per questo ad OGNUNA dovrebbero essere garantite la medesima importanza e considerazione!!!

Se vi siete persi il commento della scorsa settimana dell'Irriverente Simone Di Matteo dedicato all'Isola dei Famosi, potete recuperarlo QUI!

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