Studio giapponese: Omicron resiste sulle superfici fino a 8 giorni
Questo fattore potrebbe essere una delle spiegazioni della straordinaria trasmissibilità della variante.
Con il dilagare della variante Omicron - mutazione Covid contraddistinta dall'alta contagiosità, ormai predominante in molti Paesi, Italia compresa - torna anche la questione relativa alle superfici. Come si comporta il virus Omicron a contatto con gli oggetti e, soprattutto, quanto può resistere? Secondo alcune ricerche la variante sudafricana riuscirebbe a mantenere la capacità di infettare anche dopo essere stata nell’ambiente per un lungo periodo di tempo.
Quanto tempo Omicron resiste sulle superfici
Stando ai risultati di una ricerca della Kyoto Prefectural University of Medicine, in Giappone, è emerso che Omicron potrebbe mantenere la sua capacità di infettare dopo essere stata nell’ambiente per un lungo periodo di tempo: fino a 8 giorni.
Il report è stato pubblicato sulla piattaforma bioRxiv, che rende disponibili i dati in attesa di revisione della comunità scientifica. Si tratta quindi di osservazioni che devono ancora essere validate definitivamente.
Stando ai test sarebbe emerso che Omicron riuscirebbe a sopravvivere 193,5 ore (circa 8 giorni) su una superficie di plastica (polistirene).
Il dato risulta interessante perché indica una performance tre volte superiore rispetto al ceppo originario (56 ore), alla variante Gamma (59,3 ore), a Delta (114 ore) e Beta (156,6 ore). Ad avvicinarsi è solamente la variante Alfa, con le sue 191,3 ore.
Sulla pelle, invece, Omicron "vive" fino a 21,1 ore, battendo anche in questo tutti i suoi predecessori.
Resistenza ai disinfettanti
Dato che queste mutazioni, come abbiamo ormai imparato, sono figlie della necessità del virus di rendersi sempre più performante, migliorando le sue skills infettive, si evidenzia anche una grande capacità di resistere ai disinfettanti rispetto all'originale di Wuhan. Capacità però analoga a quella delle altre varianti e non tale da richiedere protocolli di disinfezione aggiuntivi rispetto a quelli consueti.
"Questo studio ha mostrato che Omicron ha la più alta stabilità ambientale tra le varianti, ciò suggerisce che questa caratteristica possa essere uno dei fattori che hanno permesso alla variante Omicron di sostituire la variante Delta e diffondersi rapidamente", hanno spiegato i ricercatori.
Non c'è quindi da stupirsi, alla luce di ciò, che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha affermato che Omicron è diventata la variante dominante della pandemia di Covid -19 nell’Unione europea. Sempre secondo il report dell’Ecdc vi sarebbe un rischio ridotto di ospedalizzazione associato a Omicron. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha comunque specificato che non è ancora chiaro in quale misura questa valutazione sia applicabile a tutti i gruppi della popolazione, sulla base dello stato di vaccinazione, precedenti infezioni, età, comorbidità e altri fattori.
Insomma, non è ancora arrivato il momento di abbassare la guardia.