L'Italia vieta gli allevamenti di animali da pelliccia
A partire dall'1 gennaio 2022 verranno smantellate tutte le strutture ancora in attività.
La giornata martedì 21 dicembre 2021 passerà sicuramente alla storia (almeno nella memoria di animalisti e ambientalisti): la Commissione Bilancio del Senato ha approvato l’emendamento alla Legge di Bilancio 2022 della senatrice De Petris (Leu, con altri suoi colleghi di gruppo) e sottoscritto anche dai senatori Croatti, Perilli e Maiorino (M5S), Giammanco (Fi), Unterberger (Svp), sostenuto e voluto anche dalla LAV, grazie al quale in Italia non esisteranno più allevamenti di animali da pelliccia.
(In copertina foto della Lav)
Animali da pelliccia: l'Italia dice stop agli allevamenti
La decisione del Senato era attesa da tempo, dopo anni di lotte e proteste per fermare un massacro di animali venuti al mondo ed allevati al solo scopo di essere uccisi e indossati. A partire dall'1 gennaio 2022 sarà vietato allevare animali da pelliccia: una scelta politica che segue le orme della strada ormai ampliamente aperta anni fa da molti paesi Europei, che vanno così incontro da un lato alla tutela e al benessere animale, dall'altro a scongiurare ulteriori focolai, dove durante la pandemia si è sviluppato e diffuso il Sars-CoV-2 ed è stato necessario abbattere tutti i capi per precauzione.
Grazie al sì arrivato dal Senato verranno anche salvati tutti i 7.039 visoni riproduttori che attualmente vivono negli ultimi cinque allevamenti in Italia (presenti in Lombardia, Emilia Romangna e Abruzzo), la cui attività era stata sospesa un anno fa dal Ministro della Salute proprio per scongiurare la diffusione del Covid.
Cosa prevede l'emendamento approvato ieri
La norma approvata in Parlamento stabilisce:
- il divieto dal 1° gennaio 2022 di allevare, fare riprodurre in cattività, detenere, catturare o uccidere animali, di qualsiasi specie (non solo visoni), per il principale scopo di ricavarne pellicce;
- lo smantellamento, entro il 30 giugno 2022, dei 5 allevamenti che attualmente detengo visoni ed altre 5 strutture che però sono senza animali, dovranno essere smantellate.
- Gli indennizzi agli allevatori, proporzionati alla numerosità dei visoni presenti, un contributo del 30% del fatturato registrato nell’ultimo ciclo produttivo, ed un contributo a fondo perduto massimo di 10.000 euro per la copertura delle spese di demolizione dei fabbricati e degli impianti oppure di quelle sostenute per la ristrutturazione e riconversione in attività agricola diversa dall’allevamento di animali. L’indennizzo non potrà essere maggiore di 3 milioni di euro per allevamento.
- La riconversione ecologica degli allevamenti che potranno accedere ad un fondo complessivo di 3
milioni di euro dal Next Generation EU-Italia per l’avvio di impianti agri-voltaici e parchi agrisolari (Missioni M2C1 e M2C2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
Inoltre con Decreto del Ministero della Transizione Ecologica e dei Ministeri di Agricoltura e Salute, da emanare entro il 31 gennaio, saranno regolate le modalità di eventuale cessione, sterilizzazione e detenzione dei visoni in strutture preferibilmente gestite direttamente o in collaborazione con associazioni animaliste riconosciute
Una decisione che segue l'Europa
Come fa sapere Lav, tra divieti vigenti o già approvati che entreranno in vigore a breve in area europea, molti Stati hanno già messo al bando gli allevamenti di animali “da pelliccia”: Regno Unito (dal 2000), Svizzera (2000), Austria (2004), Slovenia (2013), Repubblica di Macedonia (2014), Croazia (2017), Lussemburgo (2018), Repubblica Ceca (2019), Serbia (2019), Germania (2022), Belgio (2023), Irlanda (2022), Norvegia (2025), Estonia (2026), Francia (2026), Bosnia ed Herzegovina (2029).
Una decisione, appunto, che si attendeva davvero da molto e che ora finalmente è arrivata.
Lav esulta: "Abbiamo vinto"
"È una vittoria storica! In Italia non ci saranno mai più allevamenti di animali “da pelliccia”!
Ce l’abbiamo fatta, è un traguardo per il quale ci battiamo da tanti anni.
Ora, grazie all’approvazione della Legge di divieto di allevamento in Italia, che avevamo proposto già nel 2011, tutto questo diventa realtà.
Dopo anni di manifestazioni, battaglie, pressioni e inchieste, ma anche di sconfitte e appelli inascoltati abbiamo finalmente raggiunto un risultato straordinario, che renderà l’Italia un posto migliore perché non saranno più uccisi oltre 60mila visoni l’anno.
Festeggiamo assieme a tutti voi, che negli anni avete in tantissimi firmato le nostre petizioni, dando davvero voce ai visoni".
Da sempre la LAV (Lega Anti Vivisezione) si batte contro lo sfruttamento degli animali per la produzione di pellicce.
Negli ultimi 10 anni LAV ha avviato 4 mobilitazioni nazionali (nel 2011, 2013, 2016, 2021) raccogliendo ogni volta un crescente consenso da parte della cittadinanza, e facendo presentare ad ogni inizio di nuova Legislatura proprie proposte di legge per la chiusura degli allevamenti di pellicce.
LAV da tempo si confronta con il mondo delle aziende della moda nell’ambito delle politiche di Responsabilità Sociale di Impresa ed ha contribuito al raggiungimento di policy fur-free adottate da aziende moda come Armani, Gucci, Prada e retailer come Ynap Group.
A ottobre 2021, LAV ha lanciato #VoceaiVisoni, una campagna di raccolta firme per chiedere la chiusura definitiva degli allevamenti da pelliccia in Italia. #VoceaiVisoni è il seguito della campagna #EmergenzaVisoni lanciata a metà 2020 quando, con il primo focolaio di coronavirus in un allevamento di visoni in Olanda, la LAV ha avviato un sistematico monitoraggio della evoluzione dell’epidemia tra questi allevamenti nel mondo (Europa e Nord America) e in Italia.
““L’Italia è un Paese più civile, abbiamo messo la parola fine ad una industria crudele, anacronistica, ingiustificabile che non ha più motivo di esistere in una società dove il valore di rispetto per gli animali, in quanto esseri senzienti, è sempre più diffuso. - dichiara Simone Pavesi, responsabile Area Moda Animal Free - Oggi inizia una nuova epoca di civiltà nella quale i nostri figli avranno difficoltà a credere che un tempo gli animali venivano allevati per poi strappare loro la pelliccia. Il Parlamento ed il Governo
hanno finalmente posto il sigillo istituzionale ad un cambiamento sociale radicato tra i consumatori italiani ed europei, e le principali aziende globali della moda che hanno fatto proprio e concretizzato questo valore tramite politiche commerciali fur-free”.