Da Prima Vicenza

Sposi organizzano il pranzo di nozze... in carcere

Chiara Bontorin e Jacopo Bonato, di Romano d'Ezzelino, hanno organizzato un ricevimento davvero unico

Sposi organizzano il pranzo di nozze... in carcere
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Il giorno del matrimonio è per tutti speciale. E chiunque cerca di organizzare qualcosa che rispecchi anche l'animo e la personalità della coppia. Due sposi di Vicenza hanno scelto qualcosa di veramente significativo e originale per i loro invitati, organizzando il ricevimento... in carcere. (in copertina: Chiara e Jacopo assieme a don Marco Pozza).

Il pranzo di nozze si fa... in carcere

Chiara Bontorin e Jacopo Bonato, di Romano d'Ezzelino, in provincia di Vicenza, hanno trasformato il loro giorno speciale in un’esperienza indimenticabile per amici e parenti, lo scorso 8 giugno 2024, organizzando un incontro all'interno del carcere Due Palazzi di Padova in occasione del loro matrimonio (celebrato poi nella loro casa di Romano ad agosto).

Il nostro portale locale Prima Vicenza ha intervistato lo sposo Jacopo, che ha raccontato per filo e per segno l'iniziativa

Andare oltre l'immagine del carcere

Grazie alla collaborazione con il cappellano, don Marco Pozza, gli invitati hanno trascorso una giornata a stretto contatto con i detenuti del carcere Due Palazzi di Padova, ascoltando le loro storie e condividendo un pasto in un contesto profondamente diverso dal consueto.

Un gesto di solidarietà e riflessione che ha lasciato tutti senza parole. Per raccontarci l'iniziativa, abbiamo avuto modo di parlare con Jacopo, lo sposo, il quale ci ha spiegato da dove è nata l'idea.

Cosa vi ha spinto a scegliere un luogo così inusuale come il carcere?

"Noi ci siamo sposati a fine agosto, ma questa iniziativa è stata svolta a giugno, grazie anche al supporto di don Marco Pozza, che ha subito sposato l'idea", ci racconta Jacopo.

"Visto che già convivevamo e abbiamo tutto quello che ci serve, qualsiasi tipo di regalo ci sembrava superfluo. Così, abbiamo pensato di fare qualcosa per qualcun altro".

Jacopo e Chiara, con i figli, durante il matrimonio

"Già da tempo eravamo in contatto con la realtà del Due Palazzi di Padova. Il carcere offre già moltissime attività volte a reinserire in società i detenuti, oltre a far conoscere questa realtà alle persone. Per cui, abbiamo pensato, perché non finanziare una di queste attività? Così, abbiamo chiesto a don Marco se ci fosse un modo per coinvolgere delle persone, portandole in carcere. Da qui, è nata l'idea".

"Organizzato il tutto, abbiamo invitato amici e parenti in carcere. L'obiettivo era quello di far toccare questa realtà con le proprie mani. Solitamente conosciamo il carcere solo tramite le immagini e le notizie che vediamo al telegiornale. Ma il carcere, in realtà, è molto di più".

Hanno partecipato tutti gli invitati?

"Sì, tutti sono venuti e hanno avuto modo di confrontarsi e fare domande ai detenuti, oltre al pranzarci assieme. Di fatto, è stato un modo per entrare in contatto con questa realtà, e abbiamo riscontrato parecchio entusiasmo da parte di tutti", ci spiega Jacopo.

La visita al carcere

"Quando siamo usciti, abbiamo avvisato gli invitati che non volevamo alcun tipo di regalo, ma che avremmo sposato l'idea di appoggiare un progetto specifico legato a uno dei detenuti.

Il giorno del matrimonio, poi, abbiamo avuto l'opportunità di avere come ospiti anche due detenuti, che sono stati con noi fino alla festa post-cerimonia a casa nostra.

Anche loro erano entusiasti: per alcuni era il primo matrimonio a cui partecipavano, per altri erano passati anni dall'ultima volta. Quindi, a maggior ragione è stata una bella giornata".

La festa a casa di Chiara e Jacopo

E in merito al progetto che andrete a finanziare, di che si tratta?

"Il nostro contributo andrà a finanziare un progetto che permetterà a un detenuto di re-incontrare la famiglia, che non vede da quasi 20 anni, oltre ad accompagnarlo nel suo reinserimento nella società"

L’iniziativa è stata un modo per Chiara e Jacopo di donare ai propri ospiti una "bomboniera da vivere", un momento unico che ha scosso profondamente tutti i presenti, offrendo una visione diversa della vita e del significato di redenzione.

"Inizialmente eravamo scettici a condividere questo momento con l'esterno, in quanto si tratta di un evento privato e personale", conclude Jacopo. "Ma dopo averci pensato, ci siamo prestati volentieri a renderlo pubblico, per far capire che non è solo quello che vediamo in tv, ma è una realtà viva. E il Due Palazzi di Padova, con le sue attività, rispecchia pienamente questo, dando la possibilità alla cittadinanza di entrare in contatto, attraverso diverse attività".

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