Sottopagati, stressati e contestati: un medico lombardo su due vuole lasciare il camice
Secondo un’indagine condotta da Anaao Assomed su un campione di 1.369 medici e dirigenti medici, il 57% si dichiara insoddisfatto e il 53% ha valutato l'idea di lasciare la medicina
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Pare che i tempi in cui il medico fosse una delle professioni più ambite siano sempre più lontani. Adesso, un medico su due, in Lombardia, sogna di toglierselo quel camice...
Un medico lombardo su due vuole lasciare il camice
La professione medica in Lombardia sta attraversando un periodo critico. Secondo un’indagine condotta da Anaao Assomed Lombardia su un campione di 1.369 medici e dirigenti medici, il 57% dei professionisti si dichiara insoddisfatto della propria situazione lavorativa. Un dato allarmante, che si riflette in un crescente malessere e nella tendenza ad abbandonare la professione: il 53% degli intervistati ha infatti valutato l'idea di lasciare la medicina, il 27% ha già cambiato impiego negli ultimi cinque anni e il 26% intende farlo nei prossimi dodici mesi.
Le cause del malcontento
Le principali ragioni di questa crisi professionale sono diverse e complesse. La mancanza di valorizzazione personale è indicata come il problema principale dal 34% dei medici insoddisfatti. Seguono le difficoltà nel bilanciare vita privata e lavoro (27%) e gli eccessivi carichi di lavoro (21%).
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Anche la digitalizzazione ha avuto un impatto significativo. Se da un lato strumenti come WhatsApp e internet facilitano la comunicazione, dall’altro complicano la vita professionale. Il 73% dei medici afferma che i dispositivi digitali utilizzati dai pazienti influiscono sulla propria sfera privata, mentre il 66% ritiene che abbiano un effetto negativo sulla loro attività lavorativa.
Medici sempre più sotto pressione
Non solo le condizioni di lavoro sono peggiorate, ma anche la percezione della professione è cambiata. Il 49% degli intervistati ritiene che l’immagine del medico sia peggiorata nel tempo, con un numero crescente di pazienti che mettono in discussione la competenza dei professionisti, come confermato dall'escalation di aggressioni. Questo ha portato a un clima di insicurezza: il 93% teme più che in passato eventuali conseguenze legali e l’85% ammette di prescrivere più accertamenti per timore di inadempienze.
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Le difficoltà non si limitano all’aspetto legale. La burocrazia è considerata un ostacolo enorme: oltre l’80% dei medici ritiene che il peso amministrativo riduca il tempo dedicato ai pazienti (95%) e ne comprometta la qualità dell’assistenza (89%). Anche il compenso economico non è ritenuto adeguato: il 93% degli intervistati considera la retribuzione non proporzionata alla complessità del lavoro svolto. Inoltre, l’81% crede che le considerazioni di bilancio abbiano un’influenza negativa sull'attività clinico-assistenziale, mentre il 61% ritiene che i parametri adottati per valutare il loro operato siano inadeguati.
Possibili soluzioni?
Di fronte a questi dati, emerge la necessità di interventi urgenti. Secondo Stefano Magnone, segretario regionale di Anaao Assomed Lombardia, le criticità sollevate dai medici richiedono azioni preventive a livello primario e secondario.
"Migliorare la qualità della vita dei professionisti non solo sarebbe un beneficio per loro, ma porterebbe anche a un miglioramento dei servizi clinico-assistenziali offerti ai pazienti", ha dichiarato.
Interventi mirati alla riduzione del carico burocratico, una maggiore tutela legale e una revisione dei criteri di valutazione e retribuzione potrebbero rappresentare le prime risposte a un disagio che rischia di compromettere l’intero sistema sanitario lombardo. Se non si interviene rapidamente, il rischio è che sempre più medici scelgano di abbandonare la professione, con gravi conseguenze per l’intera comunità.
La perdita di terreno della Lombardia
Una fotografia che concorda anche con i principali risultati del rapporto definitivo del "Sistema di Garanzia" 2023: lo strumento del Ministero della Salute che monitora la qualità delle prestazioni sanitarie rientranti nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Nel 2023, infatti, la Lombardia perde terreno rispetto alle rilevazioni dell'anno precedente (2022) scendendo di 2 posizioni (da 4ª a 6ª).
Ira del governatore Fontana
A rifiutare questa fotografia lombarda - in primis la classifica del ministero della Salute che colloca la Lombardia al settimo posto nel Paese - è il Governatore della Lombardia Attilio Fontana.
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Il leghista ha tuonato:
"Sono cose assolutamente inaccettabili. I parametri indicati non hanno niente a che vedere con il funzionamento della sanità, sono cose cervellotiche che hanno l'obiettivo di penalizzarci. Sono tutte, se posso usare un termine giuridico, puttanate. Hanno creato una classifica fondata su parametri inappropriati e che avevamo già detto erano sbagliati, per dire che la nostra sanità era peggiorata. Poi la rivista Newsweek dice che il migliore ospedale è il Niguarda. Uno dei due dice una puttanata".