Sospesa la sentenza del Tar, tornano i cartelli dei prezzi medi del carburante
Un vero e proprio tormentone che si trascina da mesi. La decisione definitiva è prevista per inizio febbraio
Sul tormentone dei prezzi medi del carburante ecco un nuovo colpo di scena.
Con l'inizio di dicembre è infatti tornato l'obbligo di esposizione dei prezzi medi dei carburanti nelle stazioni di rifornimento.
Carburante, riecco i cartelli dei prezzi medi
Dopo l’obbligo e la momentanea sospensione arrivata dopo una sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, i cartelli dunque ritornano al loro posto nelle stazioni di rifornimento.
Così ha deciso il Consiglio di Stato che ha sospeso l’esecutività della sentenza che aveva annullato il decreto ministeriale tanto avversato dai benzinai.
Il Consiglio di Stato che si è dunque espresso favorevolmente davanti alle richieste del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che si era fatto promotore di questa iniziativa sulla trasparenza dei prezzi e aveva fatto ricorso contro la sentenza di annullamento del Tar.
Cosa ha deciso (per ora) il Consiglio di Stato
Secondo il Consiglio di Stato è necessario un esame più approfondito sulla questione. Tutto è dunque rimandato all'inizio del prossimo anno.
E' infatti fissata la discussione l’udienza pubblica per il merito di questa vicenda per l'8 febbraio 2024.
Nella decisione del Consiglio di Stato si legge che "nella valutazione comparativa degli interessi in funzione delle rispettive esigenze cautelari appare prevalente quello del mantenimento dello stato delle cose“.
La richiesta di trasparenza, le proteste degli operatori
Davanti all'iniziativa del Ministero, come si ricorderà erano arrivate le proteste degli operatori del settore e dei loro rappresentanti di categoria.
A dar battaglia contro questo obbligo erano stati Fegica (Federazione Gestori Impianti Carburanti), Figisc (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti) oltre ad alcuni gestori con iniziative autonome che contestavano il decreto.
Disparità di trattamento
Secondo gli operatori quelli previsti da Governo e Ministero erano obblighi “sproporzionati, ingiustamente afflittivi ed irragionevoli“.
La conseguenza, sempre secondo le associazioni di categoria, era “una ingiustificata e irragionevole disparità di trattamento a danno di una sola categoria di operatori in regime di libera concorrenza rispetto ad altri soggetti economici nelle medesime condizioni”.