Da oggi cambiano le regole per lo smart working (se vuoi lavorare da casa, devi concordarlo)
Finita la pandemia, tornerà ad essere uno strumento organizzativo
Abbiamo imparato a conoscerlo quattro anni fa con il Covid, dal 31 marzo 2024 sono cambiate le regole.
Smart working, stop il 31 marzo 2024
La "data di scadenza" è dunque quella del 31 marzo: da oggi, primo di aprile gli italiani non possono più beneficiare dello smart working.
Le possibilità delle previsioni di un'altra "estensione" di quello che è stata comunemente definito "lavoro agile" si sono esaurite con il respingimento di tutti gli emendamenti allegati al testo di conversione in legge del decreto Milleproroghe 2024.
Dunque, la parola "fine" allo smart working verrà detta a fine mese e interesserà sia i dipendenti del settore privato con figli under 14 e i lavoratori fragili, sia quelli della pubblica amministrazione.
Mancano le risorse, fine del "lavoro agile"
Gli emendamenti che chiedevano un'estensione non hanno però ricevuto una "bocciatura politica". Piuttosto, la decisione è stata motivata davanti alla constatazione dell'adeguatezza della copertura finanziaria, giudicata insufficiente per sostenere un’ulteriore estensione delle misure.
Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha sottolineato la natura strettamente "emergenziale" della modalità di lavoro, nata appunto in piena pandemia Covid:
"Finita l'emergenza sanitaria da strumento emergenziale si è progressivamente riappropriato della sua reale natura di strumento organizzativo e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro".
Chi ne poteva beneficiare fino al 31 marzo
La precedente proroga era scaduta il 31 dicembre ed era stata appunto rinnovata fino a fine marzo.
Nella pubblica amministrazione la scadenza era stata la stessa, senza proroga, ma si era data la possibilità ai funzionari e agli uffici di valutare caso per caso eventuali richieste di smart working.
Molti enti pubblici si sono, infatti, dotati nel frattempo di un regolamento interno per continuare a utilizzare il lavoro da casa come strumento organizzativo: sotto forma di "lavoro agile" o "telelavoro" insomma lo smart working ha mutato pelle, insomma il lavoro da casa continua a esistere, seppur con precisi paletti (dal principale - non si possono fare più ore a casa che in ufficio, come prescritto dall'ex ministro Brunetta - e bisogna tener conto di diversi fattori, legati soprattutto alla tipologia di lavoro, anche se vengono presi in considerazione criteri come la distanza fra casa e ufficio).
Ma oltre a chi ha figli minori di 14 anni, chi ne poteva beneficiare nel settore privato fino al 31 marzo?
Le persone che godranno della prorogo fino a fine mese sono associate al rischio maggiore di contagio da Covid, ovvero:
- persone anziane
- pazienti immunodepressi
- pazienti oncologici
- pazienti con terapia salvavita
- pazienti con altre comorbilità
Cosa succede ora
A partire da oggi, lunedì 1° aprile (di fatto dal giorno successivo, considerata la festività di Pasquetta) la materia torna a essere regolata dagli accordi aziendali. In altre parole, per avere la possibilità di lavorare da remoto – e per regolarne lo svolgimento – occorrerà stipulare un accordo individuale tra il singolo lavoratore e l’azienda.
Per i dipendenti pubblici la procedura agevolata per accedere allo smart working è stata cancellata lo scorso 31 dicembre e il governo non ha presentato alcuna proposta di legge per regolamentare la questione del lavoro da remoto una volta per tutte.
Smart working nel pubblico
Già dallo scorso 31 dicembre, per i lavoratori fragili del settore pubblico erano venute meno le semplificazioni sullo smart working. Da inizio anno, dunque, in base alla direttiva del 29 dicembre 2023, nel settore pubblico è il dirigente responsabile, nell’ambito dell’organizzazione di ciascuna amministrazione, a dover “individuare le misure organizzative necessarie, attraverso gli accordi individuali per la salvaguardia dei soggetti più esposti a situazioni di rischio per la salute per lo svolgimento della prestazione in modalità agile.