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Secondo gli studi il farmaco per la malattia rara non fa effetto, l'appello di due genitori: "Mio figlio ora riesce a saltare, non toglietelo"

EMA ha confermato la propria raccomandazione di non rinnovare l’autorizzazione di Translarna. Famiglie nello sconforto

Secondo gli studi il farmaco per la malattia rara non fa effetto, l'appello di due genitori: "Mio figlio ora riesce a saltare, non toglietelo"
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In queste ore la Commissione europea sta decidendo il futuro di 98 giovani pazienti in Italia affetti da distrofia muscolare di Duchenne. Fra loro c'è un bimbo piemontese di sei anni, vive a Novara con mamma Alice e papà Alessandro.

Finora l’unica opzione terapeutica attualmente esistente è stata rappresentata dal Translarna. Ma la reale funzionalità dello stesso è ora messa in discussione, motivo di profonda inquietudine per questi malati.

Ma cerchiamo di capire cosa dice la comunità scientifica, dando anche voce all'appello di questi due genitori.

La malattia e il farmaco

La distrofia muscolare di Duchenne è una grave malattia aggressiva e degenerativa, per cui non esiste attualmente una cura: nel tempo ogni muscolo del corpo si spegne, compresi i muscoli respiratori e infine quello cardiaco. L’aspettativa di vita è a oggi di circa 28 anni.

E' settembre 2023 quando il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA (Agenzia europea per i medicinali) ha espresso un primo parere negativo rispetto all’autorizzazione all’immissione in commercio completa di Translarna per il trattamento della distrofia muscolare di Duchenne.

Il farmaco è attualmente l’unico trattamento ad oggi possibile per i pazienti con distrofia di Duchenne con mutazione nonsenso, in Italia reso disponibile dal 2014 per i pazienti dai 5 anni in su e dal 2021 anche per i bambini con età pari o superiore ai due anni.

Chiariamo che i dubbi non erano sulla sicurezza, bensì sull'efficacia:

"Questa decisione ci lascia un po' sorpresi ed evidenzia le difficoltà nel processo di approvazione dei  farmaci nel campo delle malattie rare - spiega il Prof. Eugenio Mercuri Ordinario di Neuropsichiatria infantile all’Università Cattolica di Roma e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria infantile del Policlinico A. Gemelli -  È necessario però chiarire che i dubbi espressi dall’EMA non riguardano la  sicurezza del farmaco che risulta  sempre  ottimale sia nei diversi studi clinici che nei dati del registro. Per questo motivo, in attesa della decisone finale, il farmaco continuerà ad essere fornito ai pazienti che sono già in terapia. La distrofia muscolare di Duchenne è una malattia a progressione rapida - conclude Mercuri - per la quale un intervento precoce è essenziale. L’esperienza clinica di oltre 10 anni raccolta da noi clinici suggerisce che, come riportato dai dati del registro internazionale, il farmaco aiuti a rallentare la progressione della malattia,  anche se i dati di studi a breve termine sembrano essere molto più modesti.”

“Translarna è una una piccola molecola, che interviene sui meccanismi molecolari coinvolti nella lettura dei geni e nella loro traduzione in proteine. In particolare – spiega la Dr.ssa Francesca Ceradini, Coordinatrice Scientifica dell’Osservatorio Malattie Rare - agisce direttamente sul danno genetico, mascherando questa mutazione e permettendo quindi la formazione della proteina funzionale. È quindi di fatto il primo trattamento che colpisce all’origine la malattia e non si limita a contrastare i sintomi.”

Accade però, a gennaio 2024, che il Comitato per i medicinali per uso umano – CHMP dell’Agenzia Europea dei Medicinali – EMA, dopo aver condotto il riesame, ha confermato la propria raccomandazione iniziale di non rinnovare l’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni di Translarna. Secondo la Commissione l'efficacia del medicinale non è dimostrabile nei pazienti con un progressivo declino della capacità di camminare, per i quali si prevedevano benefici maggiori derivanti dal trattamento con Translarna rispetto ad altri pazienti inclusi nello studio. 

Difatti, dopo 18 mesi di trattamento, la distanza percorsa in 6 minuti era diminuita di circa 82 metri nei pazienti trattati con Translarna rispetto ai 90 metri percorsi dai pazienti trattati con placebo. Purtuttavia, questa differenza non risultava statisticamente significativa.

La lettera al presidente della Repubblica

La sospensione di questo farmaco ha gettato nello sconforto Alice e Alessandro, fra i genitori che hanno scritto anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere la sua attenzione e il suo aiuto su una vicenda tanto complessa quanto dolorosa:

"I nostri figli hanno una mutazione nonsense, per la quale esiste oggi un unico trattamento (non abbiamo altro farmaco sostituto), commercializzato con approvazione condizionale: Translarna (principio attivo Ataluren). Purtroppo, a settembre 2023 e poi a gennaio 2024, ha ricevuto due pareri negativi sull’efficacia (ma non sulla sicurezza d’impiego) dal Chmp (Comitato per i medicinali per uso umano) dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali). Il motivo? La sua efficacia non è ancora stata dimostrata. Ora attendiamo con grande angoscia l’adozione di questo parere da parte della Commissione Europea, con conseguente ritiro dalla commercializzazione e quindi indisponibilità terapeutica per i nostri figli".

E’ stato quindi inviato alla Commissione Europea un appello, sottoscritto da 28 clinici italiani, tra cui alcuni dei maggiori esperti internazionali della patologia, e dalle associazioni di riferimento (Uildm, Unione italiana lotta alla distrofia muscolare, Parent project Aps e Uniamo Federazione italiana malattie rare onlus).

"Sulla base dell’esperienza a lungo termine, infatti - proseguono i due genitori - i medici hanno una chiara posizione a supporto di Translarna visto anche l’elevato profilo di sicurezza, la facilità d’uso e la chiara evidenza di un rallentamento della progressione della patologia come documentato nel registro Stride: c’è evidenza che i pazienti con questa terapia camminino per 3,5 anni in più. E per questa patologia il tempo è importante, il ritardo nella perdita della deambulazione porta anche al ritardo di tutte le altre funzionalità fondamentali per la qualità di vita. Per quanto non siano stati raggiunti gli endpoint primari, tutti i risultati mostrano una differenza tra i bambini trattati e quelli non trattati in maniera consistente in tutti gli studi effettuati. Il tempo guadagnato potrebbe inoltre consentire l’accesso a nuove terapie in arrivo".

E ancora:

"Supplichiamo quindi di riconsiderare la decisione, di sostenere il nostro appello alla Commissione Europea (tra cui il commissario Gentiloni) bloccando la procedura di ritiro e di poter produrre altri dati che possano ulteriormente chiarire i dubbi, in un tempo predeterminato. Con lo stop a questo farmaco, si legge nelle lettera alla Commissione Europea e all’Ema, “bambini e adulti perderanno alcune capacità entro un anno o due. Mantenere la capacità di camminare non è l’unico obiettivo, i nostri ragazzi vogliono mantenere la libertà di svolgere le funzioni quotidiane, come usare un computer portatile, guidare una sedia a rotelle, nutrirsi da soli o andare in bagno”. Come genitori già provati da una patologia grave, supplichiamo la possibilità di vedere i nostri figli arrivare a cure ancora più efficaci in buone condizioni di vita. Chi valuterà di togliere definitivamente Translarna senza prima approfondire le incertezze, sarà responsabile delle conseguenze della scelta e delle condizioni e aspettativa di vita dei nostri figli".

"Ho anche pensato di andare altrove per poter curare mio figlio con questo farmaco che in Italia è fornito dal Sistema sanitario nazionale - precisa Alice - ma servirebbero 35mila euro al mese e anche vendendo tutto quello che abbiamo non potremmo arrivare nemmeno a mantenerci per un anno. Sono mesi che stiamo lottando, mi sento in dovere di farlo per Achille ma anche per tutti gli altri, per tutte le mamme che non possono. E’ estenuante, faticoso, ma non ci si può arrendere: mio figlio non è mai riuscito a saltare, da quando assume Translarna stacca i piedi da terra: perché dire che si fanno gli interessi delle case farmaceutiche? Noi vogliamo il bene dei nostri bambini, dei nostri ragazzi".

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