A Treviso

Secondo caso in Italia: malata di cancro terminale chiede e ottiene il suicidio assistito

La 78enne Gloria ha assunto volontariamente il farmaco letale che ha posto fine alle sue sofferenze. Intanto il Veneto è vicino a ottenere una norma specifica riguardo il suicidio assistito

Secondo caso in Italia: malata di cancro terminale chiede e ottiene il suicidio assistito
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Nella mattinata di domenica, 23 luglio 2023, la signora Gloria (nome di fantasia), 78enne trevigiana malata di cancro terminale, ha posto fine alla sua sofferenza dopo essere riuscita a ottenere il via libera per il suicidio assistito. E' il secondo caso in Italia dopo quello di Federico Carboni, 44enne di Senigallia, tetraplegico da 12 anni, che lo scorso 16 giugno 2022 si è autosomministrato il farmaco letale attraverso un macchinario apposito.

Nel frattempo, proprio riguardo alla tematica del suicidio assistito, il Veneto si prepara a diventare la prima Regione italiana con una norma specifica dopo aver raccolto 9mila firme e averle consegnate nella sede del Consiglio regionale per proporre la Legge elaborata dall'associazione Luca Coscioni.

Gloria è la seconda italiana a chiedere e ottenere il suicidio assistito

“Vi prego fate presto, sto peggiorando, non posso più aspettare”.

A parlare così era stata solo qualche settimana fa “Gloria”, nome di fantasia dietro il quale si nascondeva una storia molto, troppo, reale. Che ora, come raccontato da Prima Treviso, ha avuto il suo epilogo, quello auspicato dalla diretta interessata, ovvero di porre fine a una lunga sofferenza tramite il suicidio assistito.

Gloria, signora di 78 anni di Treviso (Veneto), rappresenta la seconda persona in Italia ad aver scelto di porre fine alle proprie sofferenze tramite l’aiuto alla morte volontaria. Il primo caso è avvenuto a Senigallia, nelle Marche, e ha riguardato il 44enne Federico Carboni, tetraplegico da 12 anni dopo un incidente stradale. Quest'ultimo, lo scorso 16 giugno 2022, ha deciso di autosomministrarsi il farmaco letale attraverso un macchinario apposito.

Federico Carboni

Federico Carboni è stato il primo nella nostra Penisola a ottenere l'accesso al suicidio medicalmente assistito, reso legale dalla sentenza "Cappato-Dj Fabo" (quella della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani).

In riferimento a questa sentenza, il tutto era partito con il suicidio assistito di Dj Fabo in una clinica svizzera il 27 febbraio del 2017.

Fabiano Antoniani, detto anche Dj Fabo

Con lui c’era, anche in quell'occasione, Marco Cappato che il giorno successivo si autodenunciò. La procura di Milano denunciò Cappato con l’accusa di aiuto al suicidio e per lui iniziò il processo che si concluse, però, il 23 dicembre 2019 con l’assoluzione totale. La Corte costituzionale, chiedendo un intervento del Parlamento per colmare un vuoto legislativo, aveva inizialmente rinviato a settembre 2019 il verdetto sull’aiuto al suicidio ma poi fu costretta ad assolverlo: non esistevano elementi per incriminarlo.

Ora, a distanza di un anno e poco più di un mese dalla vicenda di Federico Carboni, è stato il turno di Gloria, da tempo è malata di una forma di cancro terminale che le aveva colpito anche il cervello.

Il percorso di Gloria fino al suicidio assistito

E circa otto mesi fa, Gloria aveva chiesto e ottenuto dalle autorità sanitarie venete di poter avere accesso all’assistenza medica alla morte assistita. Un mese fa era finalmente arrivato il parere positivo. L'azienda sanitaria aveva infatti stabilito che "Gloria" possedesse tutti i requisiti previsti dalla sentenza 242/19, accertando che:

"La persona aveva autonomamente e consapevolmente deciso di procedere con l'aiuto alla morte assistita; che era affetta da patologia oncologica irreversibile; che tale patologia produceva sofferenza che lei stessa reputava intollerabile; che i trattamenti con 'farmaci antitumorali mirati' costituivano sostegno vitale".

Ma poi, lo scorso 6 luglio, tutto si era fermato per la necessità di effettuare nuove verifiche. Alla fine, però, è arrivato l'ok definitivo, che ha sbloccato lo stallo e così Gloria è diventata la seconda persona in Italia, la prima in Veneto, ad aver deciso di mettere volontariamente fine alla propria vita, secondo i dettami della sentenza 242/19 della Corte Costituzionale per poter accedere al suicidio medicalmente assistito. Gloria è stata anche la prima persona in Italia ad aver ottenuto la consegna del farmaco letale e di quanto necessario da parte dell'azienda sanitaria.

La vicenda di Gloria, così come prima quella di Federico Carboni, ma come tante altri di casi simili al loro, è state seguita dall'inizio alla fine dall'associazione Luca Coscioni:

"Mentre in altre Regioni i pazienti che chiedono di poter accedere al suicidio assistito sono costretti a procedere per vie legali perché il Sistema sanitario boicotta la legge, in Veneto arriva per la seconda volta il via libera da parte dell’azienda sanitaria regionale e dal Comitato etico ad una richiesta di verifica delle condizioni per poter accedere al suicidio medicalmente assistito".

Gloria se n'è andata nella sua abitazione, con la procedura di suicidio medicalmente assistito avvenuta sotto il controllo del dottor Mario Riccio, consigliere generale dell'associazione Luca Coscioni (lo stesso che aveva assistito anche Piergiorgio Wealby, nonché medico di fiducia di Federico Carboni).

"In questo momento il nostro pensiero va alla famiglia di 'Gloria', al marito, vicino a lei fino all’ultimo istante – hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretaria Nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – Anche se 'Gloria' ha dovuto attendere alcuni mesi, ha scelto di procedere in Italia per avere accanto la sua amata famiglia e sentirsi libera nel suo paese. Ringraziamo il dottor Mario Riccio, che ha seguito la vicenda fin dall’inizio e che dopo l’impossibilità da parte dell’azienda sanitaria di fornire anche assistenza medica ha aiutato 'Gloria' in questa fase finale, nel rispetto della sentenza 242/19 della Corte costituzionale.

Le è stata risparmiata una fine che non avrebbe voluto, grazie alle regole stabilite dalla Consulta e grazie alla correttezza e all’umanità del sistema sanitario veneto e delle istituzioni regionali presiedute da Luca Zaia. E grazie anche a Fabiano Antoniani, Davide Trentini e alle nostre azioni di disobbedienza civile che hanno portato i tribunali a intervenire e la Corte Costituzionale a emanare la sentenza che oggi ha permesso che fosse rispettata la scelta di “Gloria” La legge regionale Liberi Subito appena depositata aiuterà questa regione a fornire in tempi brevi risposte e piena assistenza a chi effettua, in determinate condizioni di salute e piena assistenza di cura, scelte precise di fine vita".

In Veneto anche Gheller: non si è ancora avvalso della possibilità

Gloria è la seconda cittadina residente in Veneto, dopo Stefano Gheller, affetto da distrofia muscolare, ad aver ottenuto la verifica delle condizioni per poter accedere al suicidio assistito e il relativo parere favorevole da parte dell’azienda sanitaria e del comitato etico.

Stefano Gheller con Marco Cappato

L'intero dibattitto sul suicidio assistito, ad ogni modo, non esisterebbe nemmeno senza l'impegno, la dedizione e i sacrifici di Piergiorgio Welby, co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni, militante del partito Radicale, noto proprio perché nel 2006, gravemente malato, chiese che venissero interrotte le sue cure, morendo a 61 anni per il distacco del respiratore artificiale previa somministrazione di sedativi.

Piergiorgio Welby

Suicidio assistito, il Veneto prima regione d'Italia con una norma specifica

Intanto il Veneto è la prima Regione d’Italia ad aver raggiunto, e poi depositato, la soglia delle firme necessaria per poter portare la proposta di legge regionale sul suicidio assistito in Consiglio regionale.

L'evolversi della situazione ha trovato soddisfazione nelle parole espresse da Marco Cappato, da tempo in prima linea sul tema del suicidio assistito e del fine vita per le persone alle prese con un quadro clinico irreversibile o comunque definitivamente compromesso rispetto a una vita "normale":

"Il Veneto può diventare la prima regione a dotarsi di tempi e procedure certe per la risposta alle persone malate, e io spero che questa occasione offerta da 9mila cittadine e cittadini non sia sprecata magari per l'ordine dei partiti romani che in base alla loro ideologia possono non essere d'accordo. Qui si tratta, e la gente l'ha capito sul proprio vissuto, di difendere la qualità della vita e la libertà di scelta fino alla fine".

Sono infatti oltre 7mila i cittadini veneti che hanno sottoscritto il testo di “Liberi Subito”, la proposta di legge regionale elaborata dall’Associazione Luca Coscioni per regolamentare l’aiuto medico alla morte volontaria su cui si stanno raccogliendo le firme anche in Piemonte, Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia. Analoga proposta verrà depositata in Basilicata e Lazio attraverso l’iniziativa dei Comuni ed è già stata depositata da consiglieri regionali in Sardegna, Puglia e Marche.

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