AL SAN RAFFAELE

Scoperta mutazione che causa morte improvvisa: lo studio nel paesino geneticamente isolato

Il 90% dei residenti di un paesino in provincia di Avellino ha accettato di partecipare a uno screening volontario, rendendolo uno dei più ampi mai condotti in una simile area geografica

Scoperta mutazione che causa morte improvvisa: lo studio nel paesino geneticamente isolato
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Nel 2021, una giovane donna si presenta all’ambulatorio del dottor Simone Sala, cardiologo dell’Ospedale San Raffaele di Milano, per una consulenza su alcune lievi alterazioni del ritmo cardiaco. Nulla di particolarmente allarmante, all’apparenza. Ma un dettaglio fa scattare qualcosa nel medico: la donna racconta di una lunga serie di morti improvvise in famiglia. Parenti giovani, apparentemente sani, colpiti da arresti cardiaci inspiegabili.

"Mi si accese una lampadina", ricorda oggi il dottor Sala. "Non era solo un’aritmia. C’era qualcosa che si ripeteva nella sua famiglia. E quel qualcosa andava capito in fretta."

E' stato l’inizio di un’indagine su un'intera comunità, che ha condotto a una delle scoperte genetiche più rilevanti degli ultimi anni in ambito cardiologico: una nuova mutazione del gene LMNA, associata a una forma grave di cardiomiopatia che può provocare morte improvvisa.

Caposele: il cuore pulsante della ricerca

Il punto di partenza è stato il paese natale della paziente: Caposele, un piccolo comune dell’Avellinese, situato in un’area di isolamento genetico del Sud Italia. Qui la risposta della comunità è stata sorprendente: oltre il 90% delle persone rintracciate ha accettato di partecipare a uno screening genetico-clinico volontario, rendendolo uno dei più ampi mai condotti in una simile area geografica.

“Abbiamo capito che la conoscenza condivisa può fare la differenza tra la vita e la morte”, conclude il team.
Caposele

Famiglie intere si sono riunite, condividendo racconti, memorie e alberi genealogici, e offrendo campioni di DNA per aiutare i ricercatori.

“È stato l’incredibile lavoro di memoria collettiva dei Caposelesi a rendere possibile tutto questo”, raccontano i dottori Sala, Previtali e Di Resta. “Qui la scienza è nata dal basso, grazie a una comunità che ha deciso di agire per conoscersi e proteggersi”.

Una mutazione mai vista prima

Lo studio, condotto su 234 persone originarie di Caposele, ha portato all’identificazione di una nuova mutazione nel gene LMNA, chiamata c.208del. La mutazione provoca la perdita di una singola base del DNA, portando alla sintesi di una proteina non funzionale. Questo compromette la stabilità del nucleo cellulare e può dare origine a una cardiomiopatia dilatativa, cioè un cuore che si dilata e perde la capacità di contrarsi efficacemente.

La scoperta è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Journal of the American College of Cardiology: Heart Failure.

“In tutti i portatori della mutazione abbiamo riscontrato un coinvolgimento cardiaco, spesso silente, ma potenzialmente letale”, spiega il dottor Sala. “Alcuni avevano solo leggere alterazioni, altri presentavano aritmie gravi. In un caso, il tempestivo impianto di un defibrillatore ha salvato la vita della paziente dopo un arresto cardiaco”.

Ma non finisce qui: il 12,8% del campione è risultato portatore della mutazione, e il 43% di questi mostra anche sintomi neuromuscolari, come debolezza muscolare e difficoltà motorie.

“Questa mutazione non colpisce solo il cuore”, aggiunge il professor Stefano Previtali. “In circa il 40% dei portatori coinvolge anche il sistema muscolare, con quadri clinici più complessi”.

La genetica incontra la tecnologia (e le persone)

Per tracciare la diffusione familiare della mutazione, è stata realizzata una ricostruzione genealogica digitale che ha coinvolto oltre 12 generazioni e quasi 3.000 individui. Uno strumento di intelligenza artificiale, sviluppato appositamente, ha consentito di prevedere con il 90% di accuratezza chi potesse essere portatore della mutazione.

Questo studio rappresenta un modello virtuoso di “citizen science”, in cui cittadini, medici e scienziati collaborano come pari per raggiungere un obiettivo comune: salvare vite.

“È un nuovo modo di fare medicina – spiegano i ricercatori – fondato sulla fiducia, sull’identità e sulla memoria di un territorio”.

Una nuova frontiera nella lotta alle laminopatie

Le lamine, le proteine prodotte dal gene LMNA, sono componenti fondamentali della struttura del nucleo cellulare. Le mutazioni di questo gene possono provocare le cosiddette laminopatie, un gruppo eterogeneo di malattie, tra cui:

  • Cardiomiopatie familiari
  • Distrofie muscolari
  • Malattie neuromuscolari complesse
  • La sindrome di Hutchinson-Gilford, più nota come progeria, una rara patologia pediatrica che provoca invecchiamento precoce, resa nota anche grazie all’impegno divulgativo del giovane ricercatore Sammy Basso.

La scoperta della nuova mutazione c.208del arricchisce la mappa delle laminopatie, ma soprattutto offre nuove opportunità di prevenzione e trattamento. Diagnosi precoci hanno già permesso interventi salvavita come l’impianto di defibrillatori e indicazioni al trapianto cardiaco.

Il futuro: medicina di precisione e partecipazione

Questa scoperta non è solo un risultato scientifico. È la dimostrazione che quando una comunità si unisce intorno alla conoscenza, può generare cambiamenti reali. A Caposele si è costruito un modello replicabile di collaborazione tra cittadini, clinici e ricercatori.

In un mondo dove la medicina di precisione richiede sempre più dati e tecnologie, la storia di Caposele ci ricorda che la memoria, la fiducia e l’identità collettiva possono essere strumenti altrettanto potenti.

“Abbiamo capito che la conoscenza condivisa può fare la differenza tra la vita e la morte”, conclude il team.