Allarme al Nord

Schizzano i contagi: in Emilia Romagna il vaiolo delle scimmie, in Veneto il West Nile

Continuano la loro corsa le infezioni da Monkey Pox e da febbre del Nilo, in salita anche i ricoveri.

Schizzano i contagi: in Emilia Romagna il vaiolo delle scimmie, in Veneto il West Nile
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Da quando è scoppiata la pandemia da coronavirus sono passati più di due anni, non ne siamo ancora usciti, ma mentre la situazione su questo fronte si fa più gestibile fanno capolino due nuovi virus che allarmano: il Monkeypox e il West Nile. Del primo si contano 500 casi in tutta Italia e del secondo soltanto 42, ma i numeri reali sarebbero ben diversi.

Il vaiolo delle scimmie in Italia(e in Emilia Romagna)

Il virus da Monkeypox
Il virus da Monkeypox

Superati in Italia i 500 casi di Monkeypox, il cosiddetto "vaiolo delle scimmie" e la corsa non rallenta.

L'infezione colpisce quasi esclusivamente gli uomini, 501, mentre le donne contagiate sono solamente 4.

Al primo posto per contagi in Italia troviamo la Lombardia che a oggi ne conta 232, al secondo posto il Lazio con 104 e fanalino di coda di questo podio l'Emilia Romagna con 57 casi, che però ha vissuto negli ultimi giorni una vera e propria impennata dei contagi.

Mentre al sud fortunatamente si registrano molti casi in meno, la situazione preoccupa in diverse regioni del nord. Oltre alle sopra citate si aggiunge anche il Piemonte dove è stato segnalato il primo caso nel torinese. Si tratta di una donna di 75 anni ricoverata a Moncalieri. In provincia di Novara, invece, era già deceduta un'altra paziente.

Le direttive del Ministero della salute

Il ministero della Salute ha dichiarato che il Monkeypox può essere trasmesso a chiunque, indipendentemente dall'orientamento sessuale in quanto trasmissibile attraverso i fluidi corporei altrui con cui entriamo in contatto anche mediante gli oggetti che condividiamo.

I sospetti vanno tempestivamente segnalati al proprio medico che segnalerà all'Asl di competenza il rischio. L'Asl si rivolgerà poi alla regione che isolerà il soggetto provvedendo a verificare l'eventuale positività e tracciare i contatti avuti per cercare di rallentare la corsa.

Se il paziente non presenta sintomi gravi può affrontare il periodo di isolamento al proprio domicilio monitorato continuamente tramite telefonate. La quarantena termina con la caduta delle croste dell'eruzione cutanea, sintomo della fine dell'infezione da Vaiolo delle scimmie.

Nessun contatto stretto

L'Istituto superiore di sanità ha emanato una nuova circolare in cui si invitano tutti i positivi a evitare i contatti stretti con altre persone e anche con gli animali domestici fino alla completa guarigione dell'eruzione cutanea ed a provvedere ad un'accurata igiene delle mani e respiratoria anche per tutta la famiglia.

È possibile lasciare la propria abitazione in due situazioni, per recarsi a delle visite mediche e per effettuare esercizio fisico. Ovviamente è obbligatorio indossare una mascherina e coprire bene l'eruzione cutanea vestendo con abiti invernali.

Il documento indica anche come gestire i rifiuti urbani dei malati da vaiolo delle scimmie. La raccolta differenziata va interrotta e servendosi di guanti monouso i rifiuti vanno messi in sacchi unici. È preferibile inoltre inserire il sacco in un altro sacco per evitare il contagio.

L'astensione dalle attività sessuali

Per quanto riguarda i contatti dei positivi, il ministero invita ad automonitorarsi provando la temperatura e ad avvisare Asl nel caso compaia qualsiasi sintomo. Obbligatorio è anche astenersi dalle attività sessuali per 21 giorni dopo l'ultima esposizione o finché non si esclude il contagio da vaiolo delle scimmie.

Il ministero della Salute ricorda poi che l'uso del preservativo da solo non fornisce una protezione completa contro l'infezione, per la sua trasmissione è necessario il semplice contatto con le lesioni cutanee.

Terapie e vaccini

Il ministero spiega nel documento anche il funzionamento delle terapie e dei vaccini. Non sono disponibili cure specifiche, esiste un farmaco chiamato tecovirimat, un antivirale utilizzato in medicina veterinaria nel trattamento del vaiolo delle scimmie e di quello bovino.

Poche settimane fa è stato autorizzato dall'Agenzia Europea e poi da quella Italiana del Farmaco anche per l'uomo. Tuttavia si tratta comunque dell'adozione di antivirali sperimentali e quindi si possono utilizzare solo per i casi più gravi.

Per quanto riguarda l'inoculazione dei vaccini, quelli che abbiamo a disposizione contro il vaiolo possono garantire una certa efficacia anche nei confronti della malattia del vaiolo delle scimmie. L'OMS consiglia di inocularli a chi ha avuto contatti stretti con positivi e non ha ancora sviluppato sintomi e agli operatori sanitari a contatto con malati o test positivi.

Esperti come Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, sostengono invece che non si debba aspettare con i vaccini e che si debba partire dai soggetti più a rischio : immunodepressi e omosessuali.

 

I casi di West Nile in Italia e in Veneto

In Italia sono stati confermati soltanto 42 casi di infezione da virus West Nile, ma i numeri reali sarebbero ben diversi, soltanto nel padovano se ne contano 45 e i casi aumentano anche in altre province del Veneto dove i morti sono stati finora 3.

Nella giornata di ieri martedì 2 agosto 2022, si sono registrati altri quattro ricoveri presso l'Azienda ospedaliera di Padova per un totale di una ventina.

Ad essere colpiti soprattutto anziani, spesso con patologie pregresse. Come nel caso del decesso di un uomo di 88 anni che era ricoverato all'ospedale di Schiavonia con rilevanti condizioni di rischio.

Tuttavia non sono solo gli ultra ottantenni ad essere colpiti dal virus della febbre del Nilo.

Contagi anche tra i giovani e gli adulti

Negli ultimi giorni sono stati registrati contagi da West Nile anche tra gli adulti sui 30-40 anni.

Sempre nel padovano, il dottor Luca Sbrogiò, direttore del Dipartimento di Prevenzione, ha parlato di un nuovo contagio nella provincia. Si tratta di una donna di 22 anni ricoverata a Cittadella nel reparto di neurologia le cui condizioni sono fortunatamente in miglioramento.

Il professor Sbrogiò
Il professor Sbrogiò

Il virus ha raggiunto anche Venezia dove ieri è stato riscontrato il primo caso, un uomo di 55 anni con sintomi ma che non necessita del ricovero.

I sintomi da Febbre del Nilo

I sintomi clinici sono quelli tipici di un'influenza: febbre (da tre a sei giorni), malessere generale, mal di testa, inappetenza, nausea. Si possono poi aggiungere dolori muscolari, tosse, eruzioni cutanee, difficoltà a respirare. In alcuni soggetti ci possono essere disturbi gastrointestinali. Nei casi più gravi si arriva all'encefalite e alla meningite.

Nella maggior parte dei casi, si guarisce nel giro di pochi giorni, anche se ci sono circostanze in cui ci vogliono mesi per riprendersi completamente.

Per curare la malattia non ci sono cure specifiche, vengono di solito usati farmaci per tenere a bada gli effetti sul sistema nervoso centrale.

Per evitare il contagio, sia da Monkeypox che West Nile, la soluzione è la massima cautela.

Non appena compaiono sintomi rilevanti è necessario riferirlo al proprio medico e ad Asl per evitare che l'allarmante situazione non peggiori.

 

Francesco Costa

 

 

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