il commento

Riapertura discoteche, il sindacato: "L'importante è riaprire, ma si rischiano ricadute su lavoro e costo dei biglietti"

Il presidente del Silp-Fipe Maurizio Pasca: "In Italia non si comprende che le discoteche producono Pil".

Riapertura discoteche, il sindacato: "L'importante è riaprire, ma si rischiano ricadute su lavoro e costo dei biglietti"
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Piuttosto che niente è meglio... piuttosto. Dopo il parere del Cts sulla riapertura delle discoteche al 35% e alla vigilia del passaggio del provvedimento in Consiglio dei Ministri, il sindacato Silp-Fipe prova a vedere il bicchiere mezzo pieno. Anche se non è facile.

Discoteche, piuttosto che niente meglio piuttosto...

Ne abbiamo parlato con Maurizio Pasca, presidente del sindacato dei locali da ballo e  di Ena (European Nightlife Association).

Cosa ne pensa della possibile riapertura al 35%?

"Diciamo che l'importante è riaprire per ora. Per venti mesi il settore è rimasto chiuso a parte una piccola parentesi nell'estate 2020, fino all'ordinanza del 17 agosto con cui il ministro Speranza ha chiuso tutto. Riaprire è prioritario anche se le condizioni del Comitato tecnico scientifico sono penalizzanti per i costi di esercizio. Spero però che sia solo l'inizio".

Cosa intende?

"Vediamo che i contagi sono in costante discesa e il Consiglio dei Ministri sta per rivedere  le capienze in stadi, cinema e teatri. Confidiamo in una situazione simile anche per noi tra poche settimane".

Vi sentite penalizzati rispetto ad altri settori?

"Assolutamente sì. Anche al cinema e a teatro si sta al chiuso ma si valutano capienze molto più ampie. E nonostante le restrizioni quest'estate in Italia si è ballato ovunque, tranne che nelle discoteche. C'è da anni un pregiudizio ideologico nei confronti delle discoteche che va sconfitto.  Si pensa sempre che le discoteche siano il male e che il disagio si annidi solo lì. Eppure abbiamo visto risse, alcool e droga anche con i locali chiusi".

Un pregiudizio solo italiano?

"Sì. All'estero le discoteche sono viste con maggiore attenzione. Basti pensare che in Inghilterra, Belgio e Olanda, dove la campagna vaccinale va a rilento, hanno riaperto già da un po'. In Francia e Spagna hanno percentuali molto più alte. In Italia invece abbiamo molti più vaccinati rispetto alla maggior parte dei Paesi europei ma abbiamo condizioni più restrittive. Sembra che non si capisca come le discoteche producano Pil. Basti pensare allo sviluppo economico che hanno portato la Riviera Romagnola negli anni Ottanta o il Salento nei Duemila...".

Ecco, il tema economico: con la riapertura al 35% un locale sta in piedi?

"Assolutamente no. Si lavora quasi in perdita e questo ha una serie di ripercussioni non solo sulle strutture. Immagini un locale con una capienza da mille posti: avrà bisogno di dieci addetti alla sicurezza. Se gli ingressi si riducono a 350 ne basteranno tre, al massimo quattro. E lo stesso dicasi per tutto il resto del personale. Insomma, le ricadute sull'occupazione sono pesanti anche per i dipendenti. Senza contare che inevitabilmente la capienza ridotta produrrà l'aumento del costo dei biglietti, penalizzando anche i clienti".

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