In Emilia nasce Ânma, il bar gestito da non udenti
Un locale ecosostenibile e accessibile ai disabili al 100% per combattere stereotipi e barriere sociali.
Si chiama Ânma e fa di inclusività e accessibilità le sue caratteristiche principali. Sì, perché quello che verrà inaugurato venerdì 30 settembre 2022 a Reggio Emilia è un bar gestito da persone non udenti.
Ânma, il wine bar gestito da persone non udenti
Nasce a Reggio Emilia Ânma, bar gestito da non udenti. Il nome in dialetto reggiano significa "anima" ed è stato scelto per trasmettere il messaggio che tutti abbiamo un'anima e che non bisogna lasciarne sola nessuna. L'idea è nata da Francesco, un ragazzo siciliano e laureato in Scienze Politiche che, emigrato a Bologna, ha iniziato a lavorare come socio-lavoratore nel primo bar per non udenti di Bologna. Dopo una lunga esperienza in eventi socio-culturali, nel 2019 è stato assunto in LIDL, dove nel frattempo ha conosciuto Irma e suo figlio Rudy, con i quali ha sviluppato questo progetto, sulla base delle esperienze precedenti. Oggi, dopo due anni, il loro progetto vede finalmente la luce.
L'obiettivo: abbattere le barriere
L'obiettivo è quello di abbattere barriere, pregiudizi e stereotipi ancora fortemente radicati nella nostra società, dando vita ad un luogo accessibile alle persone disabili al 100% e che abbia come tema fondante l'inclusione e l'integrazione tra le persone. La città si troverà di fronte un mondo tutto nuovo: per ordinare si potrà scrivere su un foglio o sul cellulare, e si avrà la possibilità di scoprire e apprendere qualche parola o nozione del linguaggio per non udenti, la lingua dei segni. Inoltre, il wine bar ha deciso di abbracciare la filosofia del consumo ecosostenibile, pertanto tra i suoi tavoli si troveranno soltanto prodotti biologici e a km zero, con un focus particolare sui sapori antichi e locali.
Ânma e il suo staff apriranno le porte al pubblico con un'inaugurazione domani, venerdì 30 settembre 2022, alle 18 in via Squadroni.
DOVE SI TROVA IL LOCALE:
I locali all'insegna dell'inclusione
Locali e inclusione: un binomio che funziona. Già, perché quello che aprirà a Reggio Emilia non rappresenta un unicum nel panorama dell'intrattenimento e della ristorazione. L'esempio più noto è sicuramente quello di PizzAut, la prima pizzeria gestita interamente da ragazzi autistici. L'idea è venuta tempo fa a Nico Acampora, di professione educatore e assessore a Cernusco sul Naviglio (Milano), che ha portato il suo progetto - quando era ancora in fase embrionale - a Tu si que vales, dandogli visibilità a livello nazionale. E dopo mille peripezie (Covid in primis) il locale ha finalmente aperto a Cassina de' Pecchi (Milano), con grande successo. Tra i principali frequentatori della pizzeria, nientemeno che Elio (il cantante), anche lui papà di un ragazzino autistico.7
Ma l'elenco è lungo. Come detto, il primo bar gestito da non udenti è a Bologna. Si chiama Bar senza nome, e si trova in pieno centro. Alcuni prodotti come vino e succhi di frutta provengono da aziende gestite da non udenti, un modo efficace di fare rete e favorire il lavoro.
La lavagna all'ingresso del bar aiuta i più impacciati: “se al bancone vuoi ordinare usa la lingua dei segni, i bigliettini in bacheca, gesticola, insomma trova tu la soluzione!”. Il locale, voluto dall'associazione culturale Farm, è un riferimento per i sordi di tutta Italia, grazie anche alle numerose iniziative culturali che organizza.
Sempre grazie all'associazione culturale Farm - e sempre a Bologna - c'è L'Altro Spazio, locale interamente a misura delle persone non vedenti e sordo-cieche.
A Milano invece potete trovare Gusto P, un ristorante dove lavorano ragazzi disabili. Un progetto nato dalla cooperativa Via Libera e dall'Onlus L'Impronta e si propone di favorire l'inserimento lavorativo.
Ad Alassio c'è invece Non Uno Meno, bar gestito da ragazzi disabili presso la biblioteca civica. A Roma troviamo invece due ristoranti: La Trattoria de Gli Amici, gestito da una cooperativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, e La Locanda dei Girasoli, nato dalla volontà di alcuni genitori di trovare uno sbocco professionale ai figli con sindrome di Down.