Mobilitazione

Referendum eutanasia legale, superato il tetto di 750mila firme

La quota raggiunta consente di mettere in sicurezza il risultato da ogni possibilità di errori nella raccolta, ritardi della Pubblica amministrazione e difficoltà nelle operazioni di rientro dei moduli.

Referendum eutanasia legale, superato il tetto di 750mila firme
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Dopo che lo scorso 16 agosto 2021 era stato raggiunto l'obiettivo di 500mila firme, entro il 30 settembre 2021, per il referendum sull'eutanasia legale, l'associazione Luca Coscioni ha comunicato che è stato superato il tetto di 750mila firme, una quota che consente di mettere in sicurezza il risultato da ogni possibilità di errori nella raccolta, ritardi della Pubblica amministrazione e difficoltà nelle operazioni di rientro dei moduli.

Referendum sull'eutanasia legale, superate le 750mila firme

In Italia, a  oggi, sono più di 750mila le persone che hanno formato per la legalizzazione dell'eutanasia. Un dato che è stato diramato dall'Associazione Luca Coscioni, di cui Marco Cappato è tesoriere: alle 500mila firme raccolte ai tavoli, obiettivo da raggiungere entro la fine del 30 settembre 2021, si vanno ad aggiungere le 250mila adesioni digitali.

A questi numeri si devono aggiungere ancora le firme raccolte nei Comuni, nei consolati e negli studi degli avvocati e da alcuni gruppi che si sono aggiunti alla mobilitazione nelle scorse settimane. Tra le ultime firme raccolte, anche quelle di Pif, Francesco Guccini e Roberto Saviano.

Quest'ultimo ha dichiarato:

"Ho firmato perché oggi, senza una legge che la regolamenti, l'eutanasia non è un diritto accessibile a tutti. Ho firmato perché sia libero di scegliere anche chi non può permettersi di raggiungere paesi dove l'eutanasia è legale. Firmare per promuovere questo referendum, comunque la si pensi, è un atto di rispetto per la vita e per il prossimo".

Il fatto di aver raccolto almeno 750.000 firme consente di mettere in sicurezza il risultato da ogni possibilità di errori nella raccolta, ritardi della Pubblica amministrazione e difficoltà nelle operazioni di rientro dei moduli, è dunque stato raggiunto.

A  oggi, le firme fisicamente già rientrate al Comitato sono 184.292, di cui 86.209 già certificate e pronte per la consegna. Valle d'Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Sardegna  le prime tre regioni per numero di firme in base al numero di abitanti.

"Il risultato straordinario della raccolta firme - ha dichiarato Filomena Gallo, Segretario Associazione Luca Coscioni - dimostra che il referendum affronta e dà risposte a una grande questione sociale rimossa dal Parlamento e dai capi dei grandi partiti: quella della qualità del vivere e della libertà di scelte fino alla fine della vita. La raccolta firme continua, anche per inviare un messaggio ancora più chiaro e forte alle istituzioni e a tutto il Paese. Sono fiduciosa che supereremo il milione di firme".

Fedez, Vasco e Maurizio Costanzo hanno aderito

Tra tutte le 750mila firme raccolte, sono tanti i volti noti che hanno manifestato pubblicamente la loro adesione alla campagna referendaria: Fedez, Chiara Ferragni, Vasco Rossi, Maurizio Costanzo, Selvaggia Lucarelli, Giuseppe Cruciani, Pupo.

Tra le adesioni ci sono anche ben 131 sindaci, di cui 13 di Comuni capoluoghi di provincia: Chiara Appendino (Torino), Virginio Merola (Bologna), Luigi De Magistris (Napoli), Federico Pizzarotti, (Parma), Leoluca Orlando (Palermo), Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria), Matteo Biffoni (Prato) Carlo Salvemini (Lecce), Gian Carlo Muzzarelli (Modena), Francesco Italia (Siracusa), Enzo Lattuca (Cesena), Vincenzo Voce (Crotone) e Roberto Gravina (Campobasso).

Tra i parlamentari hanno pubblicamente aderito 33  deputati e 11  senatori. Tre i rappresentanti del Governo Draghi: Teresa Bellanova, Viceministro Infrastrutture; Ivan Scalfarotto, sottosegretario Interno; Benedetto Della Vedova, sottosegretario Esteri.

Lo scopo del referendum

Con la presentazione di giovedì 17 giugno 2021 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, aveva preso il via la raccolta firme per il referendum sull'eutanasia legale.

L'iniziativa era stata promossa dall'associazione Luca Coscioni, di cui Marco Cappato è tesoriere. Scopo del referendum, come sancito dal testo depositato in Corte di Cassazione il 20 aprile scorso, la parziale abrogazione dell'articolo 579 del codice penale (omicidio del consenziente), che impedisce la realizzazione di ciò che comunemente si intende per "eutanasia attiva".

Una sentenza della Corte Costituzionale di due anni fa, tiene fuori due fattispecie di pazienti: chi non è tenuto in vita da sostegni vitali, ad esempio i malati di cancro, e i pazienti che non sono in grado di darsi la morte da soli, perché immobilizzati totalmente e che quindi avrebbero bisogno dell'eutanasia.

Come spiegato dall'associazione Luca Coscioni, in caso di approvazione si passerebbe dal modello della "indisponibilità della vita", sancito dal codice penale del fascismo nel 1930, al principio della "disponibilità della vita" e dell’autodeterminazione individuale, già introdotto dalla Costituzione repubblicana, ma che ora deve essere tradotto in pratica.

Attraverso l'intervento del referendum, l'eutanasia attiva sarebbe consentita nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e il testamento biologico e in presenza dei requisiti introdotti dalla sentenza della Consulta, mentre rimarrebbe punita se il fatto è commesso contro una persona incapace o contro una persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o contro un minorenne.

Eutanasia, cosa accade ora in Italia

A  oggi, nella nostra nazione, l’eutanasia attiva è vietata sia nella versione diretta, ovvero quando il medico somministra il farmaco letale alla persona che ne faccia richiesta, violando quindi l’articolo 579 del codice penale, sia nella versione indiretta, ossia nel caso in cui è qualcun altro a preparare il farmaco che verrà poi assunto in modo autonomo dalla persona. In quest'ultimo caso si incorrerebbe nel reato di istigazione e aiuto al suicidio (articolo 580 del codice penale), fatte salve le cause di esclusione introdotte nel 2019 dalla Consulta.

Per quanto riguarda invece le forme di eutanasia passiva, ossia praticate astenendosi dall’intervenire per tenere in vita il paziente che soffre di particolari patologie, quest'ultime sono già considerate penalmente lecite, soprattutto nel caso in cui l’interruzione delle cure abbia lo scopo di evitare l’accanimento terapeutico.

L'ambiguità tra forma attiva e passiva/omissiva di eutanasia sta nel fatto che condotte complesse o miste non consentono di distinguere con facilità se si tratti specificatamente o di una o dell'altra e pongono il problema di una possibile disparità di trattamento ai danni di pazienti gravi e sofferenti affetti però da patologie che non conducono di per sé alla morte per effetto della semplice interruzione delle cure. Da qui - spiega l'associazione - l’esigenza di ammettere l’eutanasia a prescindere dalle modalità della sua esecuzione concreta.

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