"senza respiro"

Rapporto Antigone sulle carceri: già 33 suicidi in 5 mesi

"Siamo senza respiro! I detenuti sono senza respiro. Gli operatori sono senza respiro. Come forse mai negli ultimi decenni il sistema penitenziario vive una crisi profonda"

Rapporto Antigone sulle carceri: già 33 suicidi in 5 mesi
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Il 29 maggio 2025, a Roma, l’associazione Antigone ha presentato il suo ventunesimo Rapporto annuale sulle condizioni di detenzione in Italia. Il titolo scelto per questa edizione – “Senza respiro” – non è un’immagine retorica, ma la cruda rappresentazione di una realtà penitenziaria sempre più soffocante, tanto per i detenuti quanto per chi lavora all’interno degli istituti.

Un sistema al limite: sovraffollamento e carenze strutturali

Secondo il rapporto, attualmente solo 36 delle 189 carceri italiane non sono sovraffollate. Al contrario, ben 58 istituti superano il 150% della capienza regolamentare. In cima alla lista dei penitenziari più congestionati figura San Vittore, seguito da Foggia e Lucca.

Il dato medio nazionale è allarmante: oltre 62.000 detenuti a fronte di una capienza in diminuzione – con circa 900 posti in meno negli ultimi due anni – e un sovraffollamento reale che ha raggiunto il 133%. L’incremento della popolazione carceraria (circa 5.000 unità in più in due anni) ha aggravato ulteriormente una situazione già critica.

Antigone denuncia inoltre la presenza di celle che non rispettano nemmeno il minimo legale di tre metri quadrati calpestabili per persona. In 12 carceri visitate, le celle erano prive di riscaldamento; in 43 mancava l’acqua calda.

Le nuove strutture prefabbricate previste dal Ministero, già in fase progettuale, risultano insufficienti: secondo il rapporto, gli spazi previsti per ciascun detenuto sono inferiori ai sei metri quadri, risultando quindi sovraffollati già sulla carta.

“Il sistema penitenziario deve tornare a respirare – si legge nel dossier – altrimenti rischia una pericolosa implosione".

Custodia cautelare ancora troppo diffusa

Il carcere rimane la misura cautelare più utilizzata, applicata nel 28,9% dei casi, una percentuale ritenuta eccessiva soprattutto alla luce del fatto che nel 12% dei procedimenti la detenzione si conclude senza alcuna condanna. Al 31 dicembre 2024, il 26,5% dei detenuti era ancora in attesa di giudizio, ovvero presunti innocenti.

Rapporto Antigone sulle carceri: già 33 suicidi in 5 mesi
Carcere

Particolarmente colpiti sono gli stranieri, che risultano più frequentemente soggetti a misure cautelari. Dei 9.475 detenuti in attesa del primo grado di giudizio, una quota significativa è composta da cittadini non italiani.

Il tasso medio di reati per detenuto è pari a 2,4, con una prevalenza di reati contro il patrimonio.

L’allarme minorile: +54% in due anni

Il segmento più critico del rapporto riguarda il sistema penale minorile. Gli Istituti Penali per Minorenni (IPM) stanno affrontando una pressione crescente, con 611 giovani detenuti a fine aprile 2025, un aumento del 54% rispetto a due anni prima. Tra questi, 27 sono ragazze e circa la metà minori stranieri non accompagnati.

9 IPM su 17 risultano sovraffollati: spiccano i casi di Milano Beccaria e Cagliari, dove il tasso di affollamento ha raggiunto il 150%. Si segnala anche un numero crescente di maggiorenni ancora presenti nei circuiti minorili o appena trasferiti in quelli per adulti, a testimonianza di un sistema in difficoltà anche nella gestione delle transizioni.

Rapporto Antigone sulle carceri: già 33 suicidi in 5 mesi
Beccaria, Milano

Donne, persone trans e stranieri: criticità invisibili

Tra le circa 2.700 donne detenute, l’80% vive in sezioni femminili collocate all’interno di carceri maschili. Undici bambini vivono in carcere con le madri, e nove di questi sono figli di donne straniere.

A ottobre 2023, 66 detenuti uomini avevano dichiarato la propria omosessualità, ma molti di loro erano collocati in sezioni promiscue o comuni, senza adeguate tutele. La situazione delle 70 donne trans è particolarmente grave: risultano ancora tutte recluse in carceri maschili, in condizioni spesso incompatibili con la tutela della dignità personale.

Gli stranieri rappresentano il 31,6% della popolazione detenuta, a fronte di una presenza nazionale dello 0,4%. La carenza di mediazione culturale è evidente: appena 1,7 mediatori ogni 100 detenuti stranieri. Anche gli educatori scarseggiano: 963 in totale, una media di meno di uno ogni 64 detenuti. Mancano inoltre 96 direttori di carcere.

Il lavoro in carcere è un miraggio per molti: meno di un detenuto su tre è occupato, quasi esclusivamente per attività interne al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap). Solo 249 detenuti – lo 0,4% – lavorano per aziende private.

Salute mentale e suicidi: una tragedia crescente

Il 2024 ha segnato un triste record: 91 suicidi dietro le sbarre, il numero più alto mai registrato in un anno. Nei primi cinque mesi del 2025, già 33 persone si sono tolte la vita in carcere. Aumentano anche gli episodi di autolesionismo, con un incremento del 4,1% rispetto al 2023.

Rapporto Antigone sulle carceri: già 33 suicidi in 5 mesi
Carcere, salute mentale

Nel 2024 si sono inoltre contati circa 1.500 episodi di protesta collettiva non violenta da parte dei detenuti. Nei giorni immediatamente successivi all’entrata in vigore del nuovo "Decreto sicurezza", tra il 12 e il 30 aprile, si sono verificati cinque episodi di protesta, coinvolgendo circa 80 detenuti.

L’appello di Antigone: "Serve un’alleanza costituzionale"

Durante la presentazione del rapporto, il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, ha lanciato un forte appello alla società civile e alle istituzioni:

“Serve una grande alleanza costituzionale, che coinvolga università, professionisti, sindacati e associazioni. Il carcere non può diventare una trincea. Chi usa un linguaggio bellico per descrivere la realtà penitenziaria viola i principi della nostra Costituzione e rende la vita più difficile anche agli agenti di polizia penitenziaria.”

Gonnella ha concluso ricordando le parole di Papa Francesco, esortando a non dimenticarne il messaggio:

“Il Pontefice ha parlato di una pena che deve essere mite, mai disumana. Ha condannato i mercanti della paura. Non è stato ascoltato in vita, speriamo che lo sia almeno dopo la sua morte.”

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