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Quarantena Covid: quando è considerata malattia (ed è pagata) e quando no. E cosa succede se ho i figli in isolamento

Dal 2022 non c'è più l'indennità se siamo contatti stretti. Tutto quello che c'è da sapere.

Quarantena Covid: quando è considerata malattia (ed è pagata) e quando no. E cosa succede se ho i figli in isolamento
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Con il 2022 sono cambiate anche le regole sulla quarantena Covid sul posto di lavoro: non in tutti casi è considerata malattia e anche le aziende si sono organizzate per la gestione delle varie situazioni. Facciamo un po' di chiarezza e vediamo quando è considerata malattia e quando no, quando è pagata e quando no e cosa succede quando i genitori si trovano costretti a casa perché i figli sono in isolamento.

Quarantena Covid: l'isolamento è considerato ancora malattia

I termini della questione sono cambiati a partire dall'1 gennaio 2022. Ma non per  chi si contagia. Chi ha contratto il Covid, anche se asintomatico, è considerato in malattia. Dunque si applicano le normali regole che prevedono la certificazione da parte del medico e la retribuzione secondo gli standard abituali, con il tampone negativo e il documento di fine isolamento inviato dalla propria Ats per il ritorno al lavoro.

Ma per chi è in quarantena ma non è malato?


Diverso è il discorso per chi è un contatto stretto e dunque deve stare in quarantena pur da negativo. Innanzitutto va chiarito che con le nuove norme la quarantena si applica - come contatto stretto - soltanto ad alcune categorie di persone:

  •  Non vaccinati (in questo caso la quarantena dura 14 giorni)
  •  Chi non ha  completato il ciclo vaccinale primario (due dosi)  da meno di 14 giorni (quarantena di 10 giorni)
  • Chi non ha completato il ciclo vaccinale primario da più di 120 giorni e non ha ricevuto la dose booster (quarantena di 5 giorni)

Chi invece ha ricevuto la dose booster o la seconda da meno di 120 giorni o è guarito dal Covid da meno di 120 giorni non dovrà fare quarantena, ma soltanto autosorveglianza con l'obbligo di indossare la  mascherina Ffp2 per dieci giorni.

LEGGI QUI TUTTE LE NORME SULLE QUARANTENE

 La comunicazione al datore di lavoro e cosa succede

Chi è sottoposto a quarantena non può accedere al luogo di lavoro per il periodo indicato nel provvedimento che lo riguarda. Deve comunicare al datore di lavoro le ragioni dell’assenza, fornendo come giustificazione il provvedimento dell’autorità sanitaria (che viene solitamente comunicato via sms o email). A quel punto ci sono più strade da prendere.  Le strade sono essenzialmente tre:

  • Se le mansioni e l’organizzazione lo consentono, il lavoratore può essere collocato in smart working
  • Il lavoratore può prendere ferie
  • L'azienda può concedere permessi extra

In alternativa, il periodo di quarantena non è retribuito, né indennizzato dall’Inps. Anche se non è da escludere che la situazione possa cambiare a posteriori.

 E se in quarantena sono i figli?

E se in quarantena ci finiscono i nostri figli? E' probabilmente "l'incubo" principale di ogni genitore. Se la classe di nostro figlio finisce in Dad, la mamma o il papà deve stare a casa con il bambino (soprattutto se è piccolo e non può stare da solo).  E dunque in questo caso che si fa?

In questo caso il congedo parentale speciale   retribuito al 50% è stato confermato e prorogato fino al 31  marzo. Ma solo se il figlio ha meno di 14 anni. 

 

 

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