La "stretta"

Quali sono i nuovi requisiti per andare in pensione con Opzione donna

Figli, caregiver, disabilità e licenziate: ecco tutto quello che serve sapere

Quali sono i nuovi requisiti per andare in pensione con Opzione donna
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Opzione donna cambia. L'Inps con una circolare ad hoc ha definito quali sono i requisiti per andare in pensione per le donne italiane. Un tema che ha fatto molto dibattere ultimamente e ora l'Istituto nazionale della previdenza sociale mette i puntini sulle proverbiali "i".

Opzione donna: chi può fare domanda

Opzione donna è un trattamento pensionistico introdotto nel 2019 e che sino all'ultima Manovra di Bilancio (la prima del Governo Meloni) non era mai stato rinnovato. Ora la circolare numero 25 del 6 marzo 2023 dell'Inps (clicca qui per scaricarla) specifica bene requisiti e modalità di accesso.

La modifica principale rispetto al passato è l'accesso alla misura, che non è più universale per tutte le lavoratrici donne, ma solo per coloro che presentano determinati requisiti (maturati entro il 31 dicembre 2022):

  • 60 o più anni (59 se si ha un figlio, 58 se due o più figli);
  • 35 anni di contributi;
  • essere state licenziate o essere dipendenti di aziende con tavolo di crisi aperto presso il Ministero (dai 58 anni, indipendentemente dal numero di figli). Per coloro che hanno perso il lavoro, il licenziamento deve essere stato intimato nel periodo compreso tra la data di apertura e di chiusura del tavolo e  le lavoratrici non devono aver ripreso ripreso attività di lavoro dipendente a tempo indeterminato dopo il licenziamento. Per chi è dipendente di aziende con tavolo di crisi aperto, deve essere attivo al momento della presentazione della domanda di pensione;
  • donne con disabilità pari o oltre il 74%;
  • donne che assistono  da almeno sei mesi continuativi, persone disabili conviventi, con disabilità grave in base alla legge 104.

Come inoltrare la richiesta per Opzione donna

Per presentare domanda di accesso a Opzione donna è possibile accedere direttamente al sito dell'Inps attraverso le credenziali  Spid, Cie o Cns, oppure rivolgersi al contact center Inps al numero gratuito da telefono fisso 803 164 o allo 06-164164 da telefono cellulare, oppure rivolgersi ai patronati.

Nel caso di assistenza a persona con handicap grave, è necessario compilare un’autodichiarazione in cui afferma di assistere e di convivere da almeno sei mesi con un soggetto nelle condizioni previste dalla normativa. Inoltre, servirà riportare i dati anagrafici dell’assistito e gli estremi del verbale rilasciato dalla Commissione medica che ha riconosciuto l’handicap grave. Sono considerati equiparati al verbale l’accertamento provvisorio (articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 324/1993) e il certificato provvisorio (articolo 2, comma 3-quater, del decreto-legge n. 324/1993).

Se l'handicap grave dovesse essere stato riconosciuto con decreto di omologa o sentenza, occorre segnalare tale circostanza nel campo “note” all’interno della domanda e andrà allegato il dispositivo del decreto di omologa o della sentenza che ha accertato l’handicap. Il verbale definitivo che non conferma il giudizio di disabilità grave dell’accertamento o del certificato provvisorio comporta la revoca della pensione. Il requisito della convivenza, invece, viene accertato d’ufficio, dopo che sono stati forniti i dati indispensabili relativi alla residenza anagrafica.
Il richiedente, inoltre, deve dichiarare che al momento della presentazione della domanda per accedere alla pensione in esame, i genitori,  il coniuge  o l’unito civilmente della persona con disabilità alla quale è riconosciuto un handicap grave non possano prestare assistenza in quanto si trovino in una delle seguenti situazioni:

  • compimento dei 70 anni di età;
  • patologie invalidanti;
  • decesso o assenza.

Quando arriva la pensione con Opzione donna

Le lavoratrici che accedono a Opzione donna riceveranno la pensione una volta trascorsi 12 mesi dalla data di maturazione se il trattamento è a carico delle forme di previdenza dei lavoratori dipendenti, o 18 mesi e se il trattamento è a carico delle delle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi.

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