ALLERTA SANITARIA

Primo caso in Veneto di Candida auris, il fungo killer che minaccia gli ospedali

Colpisce in particolare soggetti deboli e immunodepressi, soprattutto in ambiente ospedaliero, dove il soggetto è più vulnerabile.

Primo caso in Veneto di Candida auris, il fungo killer che minaccia gli ospedali
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L'allerta arriva da Mestre, Venezia, e più precisamente dall'Ospedale dell'Angelo, dove un paziente ricoverato in gravi condizioni è risultato infettato dalla Candida auris, un fungo molto pericoloso che rappresenta un altissimo fattore di rischio proprio all'interno degli ospedali.

Una minaccia che arriva dall'estero: il veneziano contagiato lavora all'estero ed ha contratto la candida auris mentre era ricoverato nell'ospedale del Paese in cui è occupato. Si tratta del primo caso in Veneto: il fungo è stato scoperto nel 2009 in Giappone e in Italia si sono registrati pochissimi casi, fra i quali in Emilia e Liguria sempre nel 2019.

Primo caso in Veneto di Candida auris

Quando la Candida auris viene individuata, scatta un protocollo di sicurezza imponente quanto meticoloso: a Mestre, tutti i pazienti del reparto e sanitari sono già stati sottoposti a screening, la sanificazione è stata avviata anche per pavimenti e pareti.

Come racconta Prima Venezia, il paziente infetto dalla candida auris si trovava in un nosocomio all'estero per sottoporsi a un intervento per patologie pregresse. Lì ha contratto l'infezione che sta pesando sul suo quadro clinico già delicato. E rischia di non farcela.

Anche perché il fungo ha una letalità altissima, che va dal 30 a l 70 per cento ed è resistente ad almeno una delle tre classi di antifungini disponibili.

Candida auris: cos'è, la spiegazione degli esperti

Intanto, via il primo possibile equivoco: dimenticatevi boletus o ammanita, la Candida auris nulla a che fare con prati e boschi. E infatti si tratta di un micete lievitiforme, specie del più ampio genere Candida (responsabile di una delle infezioni più conosciute). Un ceppo tuttavia effettivamente molto aggressivo, ma il rischio d'imbattervisi è soprattutto limitato ai contesti ospedalieri.

"E' una specie relativamente nuova, il cui studio è stato più intensamente avviato nel 2018 - ci aveva spiegato Antonella D'Arminio Monforte, direttore struttura Malattie infettive tropicali presso l'Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, in un'intervista della primavera 2019 - Sono noti solamente poco più di 600 casi al mondo e in Italia non se n'è ancora registrato uno. La Candida auris colpisce in particolare soggetti deboli e immunodepressi (come trapiantati, dializzati o soggetti che hanno subito interventi), soprattutto in ambiente ospedaliero, dove il soggetto è più vulnerabile per via di cateteri, flebo e altre possibili porte d'ingresso per l'agente infettivo. Il fungo è effettivamente molto aggressivo (tanto che per gli immunodepressi la patologia esita nella morte nella stragrande maggioranza dei casi), tanto che, quando insorge anche solo il sospetto di un'infezione, il paziente va immediatamente isolato".

La candida auris provoca febbre, dolori muscolari e affaticamento, ma il problema soprattutto è che risulta resistente agli antibiotici.

"Stiamo parlando di un fungo effettivamente particolare - ci aveva spiegato il medico piemontese Piergiorgio Bertucci, consulente malattie infettive presso gli ospedali di Chivasso e Ciriè - In primis perché non si è ancora capito esattamente quale sia il suo habitat: i funghi della famiglia della candida in genere vivono nel gastro-intestino, questa forma è stata scoperta inizialmente nell'orecchio (da qui il nome auris), ma ancora non è chiaro dove viva".

"Si diffonde così come tanti altri germi - continua lo specialista - ma a causa della sua particolare resistenza agli antimicotici, negli ospedali è necessario adottare tutte le attenzioni possibili: la prima è l'isolamento, immediatamente, quando viene individuato. Ma il problema è che parliamo di un patogeno comunque non facile da individuare".

"Individuata per tempo, in soggetti non immunodepressi, la Candida auris può essere curata - conclude Bertucci - Il problema sono i soggetti deboli (che però corrono enormi rischi anche con altre forme molto meno aggressive di Candida), per i quali rappresenta un fattore di rischio altissimo: contiamo che l'industria farmaceutica riesca a sintetizzare in breve tempo antimicotici nuovi in grado di risultare efficaci. Faccio l'esempio della klebsiella pneumoniae, batterio che può provocare polmoniti batteriche, tristemente famoso allo stesso modo sul fronte delle infezioni ospedaliere: se vogliamo era molto più pericoloso rispetto alla Candida auris, fortunatamente sono stati sviluppati antibiotici efficaci per contrastarlo".

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