PornHub gioca con le opere d'arte dei grandi musei in chiave "hot", gli Uffizi diffidano
A gettare benzina sul fuoco Ilona Staller: "Alcuni dei porno migliori di tutti i tempi non sono su Pornhub. Si trovano in un museo".
Sacro contro profano? Non proprio, all'origine della minaccia di diffida che i blasonati Uffizi fiorentini hanno rivolto al meno prestigioso, ma assai frequentato, colosso dell'intrattenimento a luci rosse PornHub ci sarebbe una questione di diritti di immagine non onorati. Certo è che il caso sta suscitando curiosità , soprattutto in virtù della natura delle parti in causa.
Uffizi verso la diffida a Pornhub
A gettare benzina sul fuoco è Ilona Staller, pornodiva nota al grande pubblico come "Cicciolina".
"Alcuni dei porno migliori di tutti i tempi non sono su Pornhub. Si trovano in un museo".
Proprio a lei l'onore di introdurre Classic Nudes, il progetto di PornHub che punta a portare i suoi utenti in alcuni dei musei d’arte più famosi al mondo, in chiave bollente. L'intento è di raccontare la pornografia nella storia dell’arte attraverso varie forme, mediante un apposito canale di PornHub vengono pubblicati video porno ispirati a opere d’arte, ma si possono anche trovare spiegazioni di opere e audio guide lette dalla pornostar Asa Akira.
Il problema, però, sarebbe legato al fatto che nessuno avrebbe chiesto a suddetti musei il consenso per utilizzare il loro nome e le loro opere. E nella rosa delle struttre coinvolte non figurano esclusivamente gli Uffizi, ma anche il Louvre e il Museo d’Orsay di Parigi, il Prado di Madrid e la National Gallery di Londra.
Questioni etiche
Oltre ai nodi relativi ai diritti - in Italia il codice dei beni culturali spiega che per usare a fini commerciali le immagini di un museo (opere comprese) è necessaria l'autorizzazione del museo stesso, che decide le modalità dell'utilizzo - vi è anche una questione etica e di immagine. Negli ultimi anni il portale di MindGeek è stato al centro di infuocate polemiche e cause legali proprio perché chiunque ha facoltà di aprirsi un canale sulla piattaforma e caricare video...in molti casi senza il consenso delle persone riprese. Sono state molte le donne che hanno fatto causa al colosso dopo aver scoperto di essere finite a loro insaputa nell'archivio del materiale fruibile liberamente da chiunque. Anche da qui la corsa dei musei per tutelare la propria immagine e dissociarsi dall'operazione.