Svolta ambientalista

Plastica monouso dal 14 gennaio bandita in Italia: cosa sparisce e cosa si "salva"

Recepita la direttiva dell'Unione Europea del 2019: commercianti e attività potranno "esaurire" le forniture che hanno acquistato in precedenza.

Plastica monouso dal 14 gennaio bandita in Italia: cosa sparisce e cosa si "salva"
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L'obiettivo dichiarato è arrivare all'utilizzo della plastica monouso con l'ulteriore obiettivo ambizioso e nel medio periodo di arginare l’inquinamento causato alla plastica. È scattato da venerdì 14 gennaio il bando in Italia all’uso della plastica monouso.

Un preoccupante stato dell'arte che sta soffocando anche il nostro Mediterraneo. Un obiettivo da raggiungere arrivando di fatto all'abolizione di alcuni prodotti usa e getta di uso comune. Nella fattispecie, quelli realizzati con plastica non biodegradabile e non compostabile.

Dal 14 gennaio sono vietati: palloncini e bastoni per palloncini; contenitori in polistirolo espanso per il cibo fast food; posate (forchette, coltelli, cucchiai, bacchette); piatti; cannucce; borse di plastica e alcuni specifici contenitori per alimenti in polistirene espanso. Proprio per salvaguardare il mare, nell’elenco dei prodotti vietati rientrano anche gli attrezzi da pesca contenenti plastica.

Italia "libera" dalla plastica

Va in questa direzione il bando scattato ieri in Italia riguardo l'utilizzo della plastica monouso attraverso la risoluzione ambientalista che di fatto recepisce la direttiva del 2019 dell'Unione europea legata all'uso smisurato e inquinante della plastica.

In realtà, un primissimo obiettivo è stata fissato in calendario entro il 2026, mentre l'Unione europea ha previsto che nel 2027, in base ai risultati raggiunti, possano essere fatte delle modifiche e posti dei correttivi al documento.

Via la plastica, cosa sparisce dal nostro vivere quotidiano

Di fatto, secondo gli obiettivi della direttiva e da quanto recepito dall'Italia sono destinati a scomparire dalla nostra quotidianità tutti i prodotti realizzati in plastica monouso e oxo-degradabili (le materie plastiche con additivi che attraverso l’ossidazione comportano la frammentazione della materia plastica in microframmenti).

In buona sostanza, da ieri anche l'Italia ha "dichiarato guerra" a tutti quei prodotti "usa e getta" e a quei materiali che causano l’inquinamento di microplastiche dei nostri mari e che ormai incredibilmente finiscono anche nei nostri cibi.

Plastica al bando, le particolarità dell'Italia

Ci sono poi previsioni prese in considerazione specificatamente dal nostro Paese.

Prevista anche la progressiva riduzione del consumo per tazze e bicchieri, inclusi i loro tappi e coperchi, e contenitori, con o senza coperchio, per alimenti che vengono consumati sul posto o da asporto, direttamente dal recipiente e senza bisogno di ulteriore preparazione (esempi sono le box per insalate pronte e cibi da fast food).

Cosa si "salva"

Almeno per il momento rimarranno in uso quei prodotti in plastica che possono essere lavati e dunque riutilizzati.

Il divieto non riguarda i prodotti biodegradabili e compostabili, composti da materia prima rinnovabile uguale o superiore al 40%.

Una percentuale che salirà al 60% a partire dal primo gennaio 2024. Il documento prevede poi nuovi requisiti di etichettatura per informare i consumatori sulle plastiche contenute nei prodotti, le corrette pratiche di smaltimento e i danni che possono arrecare se gettati nell’ambiente.

Plastica, l'obiettivo della raccolta

Ma non solo. Il documento non prevede solo dei divieti, ma ha anche un carattere propositivo in chiave ambientalista.

La direttiva prevede infatti la responsabilità estesa del produttore: per le bottiglie i Paesi membri dovranno raccogliere il 77% entro il 2025 (un obiettivo che l’Italia raggiungerà sicuramente grazie agli ottimi risultati in questi anni di raccolta differenziata e campagne di sensibilizzazione), che diventerà il 90% nel 2029.

Plastica al bando, percorso graduale

La plastica è di fatto al bando da ieri, venerdì 14 gennaio, ma commercianti e attività potranno evidentemente "esaurire" le forniture che hanno acquistato in precedenza.

E' previsto dunque un percorso graduale che verrà supportato da multe (da 2.500 a 25mila euro), da agevolazioni per chi sposerà la causa del plastic free e da campagne di sensibilizzazione.

Da qui in avanti, il Governo e il Ministero per la Transizione ecologica monitoreranno soprattutto i settori della ristorazione, delle macchinette automatiche per la distribuzione di cibi e bevande e il settore dei cinema e dell'organizzazione di eventi.

La bacchettata di Bruxelles

In realtà le previsioni dell'Italia hanno già ricevuto una prima bacchettata da Bruxelles che ha dato tempo fino al 23 marzo per adeguarsi agli standard minimi della direttiva per evitare che possa partire un procedimento d'infrazione.

In particolare, sotto la lente sono finite le percentuali della composizione in plastica e il peso di alcuni articoli del settore.

Nei prossimi mesi, ne sapremo di più.

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