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Pillola abortiva Ru486 anche nei consultori: scontro fra Bonaccini e Adinolfi

Si partirà da Parma poi gradualmente il provvedimento interesserà tutta l'Emilia e poi la Romagna. Anche se non mancano le polemiche.

Pillola abortiva Ru486 anche nei consultori: scontro fra Bonaccini e Adinolfi
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Forse sull'onda di quanto sta accadendo negli ultimi tempi negli Usa, anche in Italia si fa un gran parlare di aborto, in questi giorni. Nelle piazze associazioni femminili scendono preventivamente per ribadire che la legge 194 non si tocca, malgrado il Governo che ancora non c'è non abbia neppur programmaticamente toccato l'argomento in campagna elettorale.

Intanto due "big" si affrontano sul tema, l'ultracattolico Mario Adinolfi e il presidente regionale dem Stefano Bonaccini, perché l'Emilia scatta in avanti e rende disponibile la pillola abortiva Ru486 anche nei consultori, mentre il Piemonte va in direzione diametralmente opposta finanziando le associazioni Pro-Vita.

Emilia Romagna, svolta sull'aborto

La decisione è stata presa dalla Giunta regionale guidata da Stefano Bonaccini di fronte alla considerazione che la pillola abortiva Ru486 risulta sempre più utilizzata rispetto all'intervento chirurgico.

Da qui la decisione di avviare la sua distribuzione anche nei consultori e non solo in ambito ospedaliero o ambulatoriale com'era finora.

Dunque, a partire dalla prossima settimana in una struttura di Parma e successivamente nei mesi seguenti anche nel resto della Regione, a Carpi, Modena, Bologna e nelle province della Romagna.

L'annuncio era stato dato nei giorni scorsi proprio dal governatore Bonaccini e nel fine settimana la Regione ha "illustrato" il percorso che porterà la pillola abortiva nei consultori del territorio.

La pillola Ru486, cosa accadrà ora

Riguardo la pillola Ru486, vale la pena sottolineare che si tratta di un farmaco diverso dalla cosiddetta "pillola del giorno dopo", e attualmente è già utilizzata in Emilia Romagna (dal 2005) nei presidi ospedalieri per quanto riguarda il regime di day-hospital e dalla fine del 2021 anche in regime ambulatoriale nei consultori.

Con le nuove disposizioni della Regione, sarà riservata alle donne maggiorenni non oltre il 49esimo giorno di gravidanza, mentre entro il 63esimo l'aborto farmacologico sarà possibile solo nelle strutture ospedaliere.

La fotografia degli operatori sanitari

Dagli operatori sanitari della Regione è arrivata un'ulteriore "fotografia" sulla vicenda che sta facendo comunque discutere.

Dalla Usl di Bologna hanno infatti sottolineato "l'importanza del percorso di presa in carico della paziente e della scelta delle modalità migliori per lei e con un'attenta analisi di ogni situazione personale".

Una considerazione che va ad accompagnarsi al report di dati relativi allo scorso anno.

Interruzioni di gravidanza, i dati

Il 2021 in Emilia Romagna è stato infatti l'anno con il numero più ridotto di interruzioni di gravidanza dal 1980, poco meno di 5700, in tutto in calo del 6% rispetto al 2020.

Ormai per il 62%, circa 3500 casi, negli ultimi 12 mesi si tratta di aborto farmacologico e dunque con ricorso alla pillola oggetto del provvedimento illustrato dalla Giunta in questi giorni.

Le polemiche

Come detto, la svolta dell'Emilia Romagna sull'aborto è destinata ad aprire un vivace dibattito.

Da parte sua l'Amministrazione difende e motiva le sue scelte attraverso l'assessore alla Sanità, Raffaele Donini:

"Un servizio che nasce dall'idea di offrire alle donne un contesto che sia sempre più adatto a seguire le esigenze che si presentano in un momento così delicato. Chi fa polemiche, porta avanti battaglie retrograde".

Chiaro il riferimento alle polemiche e agli attacchi portati avanti da Mario Adinolfi del Popolo della famiglia che ci è andato pesante andando all'attacco dell'Esecutivo dell'Emilia Romagna:

"Bonaccini e i suoi stanno sbagliando tutto: siamo davanti a una selezione eugenetica favorita dalla disponibilità della pillola Ru486 e dalla possibilità analisi prenatale gratuite".

Aborto, questione attuali e occhi puntati sulla Meloni

Di certo, quello sull'aborto è un tema oltremodo attuale, specie dopo la vittoria del Centrodestra alle elezioni di domenica scorsa e ancor di più dopo il boom elettorale di Fratelli d'Italia.

Gli occhi dell'opinione pubblica, dei partiti del Centrosinistra e di numerose associazioni sono infatti in questi giorni tutti sul premier in pectore, la leader di FdI, Giorgia Meloni.

L'ex ministro alle Politiche giovanili è infatti finita nell'occhio del ciclone e in molte piazze d'Italia ci sono già state numerose manifestazioni di protesta.

Il Governo e la legge 194

Lo spauracchio di tante donne e associazioni che hanno manifestato in questi (di fatto contro un Governo che ancora non si è insediato e soprattutto ancora non si è formato) riguardano la possibilità che anche in Italia (come accaduto recentemente negli Stati Uniti) si metta mano alla legge sull'aborto, la Legge 194.

Una prospettiva in realtà mai illustrata dalla stessa Meloni, mentre piuttosto da FdI è stata evidenziata la necessità che tutte le previsioni della legge (nelle sue più complete forme di tutela verso la donna) vengano in effetti rispettate e messe in atto.

Chi va "controcorrente", il caso del Piemonte

Intanto, mentre l'Emilia Romagna va in una direzione c'è chi va controcorrente, nella direzione opposta alla Giunta Bonaccini, come ad esempio il Piemonte.

Come raccontato dai colleghi di Prima Alessandria, la Regione ha infatti appena stanziato 400mila euro da destinare alle associazioni Pro Vita.

La Giunta, a guida Centrodestra, si appresta ad approvare una delibera che prevede fondi regionali attraverso un provvedimento chiamato "Vita Nascente".

Una decisione che sta già provocando le critiche piuttosto dure da parte dell'opposizione.

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