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Perché Omicron 5 sta facendo di nuovo impennare i positivi: quali sono le regioni più a rischio

Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto sono le zone dove si è riscontrata una crescita maggiore dei casi.

Perché Omicron 5 sta facendo di nuovo impennare i positivi: quali sono le regioni più a rischio
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I contagi Covid risalgono in maniera importante. Siamo di fronte a una situazione del tutto nuova. Nei due anni precedenti ci eravamo abituati a una discesa dei positivi in concomitanza con la bella stagione. E invece stavolta sembra essere il contrario. Colpa di Omicron 5, l'ultima variante che sembra non lasciare scampo praticamente a nessuno. Anche se con sintomi decisamente meno gravi.

Perché Omicron 5 sta facendo di nuovo salire i positivi

Giovedì 16 giugno i positivi nuovi sono stati 36.573, circa cinquemila in più rispetto al giorno precedente. Tutta "colpa" di Omicron 5, che sta lentamente diventando prevalente. Un'indagine condotta il 7 giugno  dall'Istituto superiore del sanità e dal ministero della Salute dice che il ceppo Ba.2 è ancora dominante e rappresenta il 62,98% dei campioni analizzati, BA.5 si attesta ormai al 23,15%, mentre BA.4   all'11,4%, oramai praticamente soppiantata dalla versione successiva. Le regioni in cui il virus sta crescendo di più sono  Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto.  

Ma perché Omicron 5 si replica così velocemente? Lo ha spiegato  in un'intervista al Corriere Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive al Policlinico di Tor Vergata. La variante Omicron in tutti i suoi sottotipi, ha un recettore che permette al virus di replicarsi molto efficacemente nelle vie respiratorie superiori senza bisogno di scendere nei polmoni. E' dunque come se il virus si "accontentasse" di fermarsi in alto, senza andare a fondo.

Le mutazione hanno permesso al virus di "legarsi" più  facilmente alle cellule del nostro organismo, superando dunque la "barriera" dei vaccini (e anche quella degli anticorpi naturali). Dunque la variante "5" è diventata più diffusiva, ma non necessariamente più grave.

I sintomi

Per questo motivo i sintomi sono meno gravi: faringiti, tonsilliti, raffreddori (anche forti) sono diventati più frequenti delle polmoniti che abbiamo conosciuto - con i loro effetti nefasti - nella prima fase della pandemia. Soprattutto per quanto riguarda i pazienti vaccinati con tre dosi.

Meno frequenti la perdita del gusto e dell'olfatto, mentre la febbre può essere più elevata e persistente rispetto alle versioni precedenti e accompagnata da dolori alle ossa e alla muscolatura.

  Come curarla

I farmaci antivirali continuano a essere un buon rimedio per prevenire la  progressione verso la malattia grave se somministrati tempestivamente (entro cinque giorni dalla comparsa dei disturbi). Lo stesso vale per alcuni anticorpi monoclonali.
 

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