Rischio blocco totale

Perché lo sciopero di venerdì 8 novembre 2024 può paralizzare l'Italia

A differenza di tutti gli altri scioperi non sono previste le classiche fasce di garanzia

Perché lo sciopero di venerdì 8 novembre 2024 può paralizzare l'Italia
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Venerdì 8 novembre 2024 ci sarà sciopero dei mezzi pubblici. Ma più che in altre occasioni il rischio che si paralizzi l'Italia è assai concreto. Sì, perché a differenza delle altre giornate di mobilitazione, questa volta non sono previste le consuete fasce di garanzia a tutela della mobilità dei lavoratori. E dunque il rischio di un blocco del Paese c'è, eccome.

Chi fa sciopero venerdì 8 novembre 2024

A scioperare saranno le principali sigle nazionali del trasporto pubblico locale (bus, tram e metropolitane):

  • Cub Trasporti
  • Sgb
  • Cobas Lavoro Privato
  • Adl Cobas
  • Filt-Cgil
  • Fit-Cisl
  • Uilt-Uil
  • Faisa-Cisal
  • Ugl-Fna.

E' inoltre prevista una manifestazione nazionale che si terrà in mattinata a Roma davanti alla sede del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

E' facile prevedere una massiccia adesione alla protesta, che si traduce in grandissimi disagi per chi viaggia.

Perché non ci sono fasce di garanzia

Solitamente negli scioperi dei mezzi sono previste le cosiddette fasce di garanzia, nelle ore di maggiore afflusso di utenti, in particolare di coloro che vanno al lavoro o tornano a casa a fine giornata:

  • dalle 6 alle 9;
  • dalle 18 alle 21.

Questa volta però non ci saranno, e dunque lo sciopero potrebbe effettivamente essere di 24 ore continuative. Questo perché la Legge sullo sciopero (L.146/90 e s.m.) prevede possa essere usata una sola volta nel corso della vertenza nazionale.

Una decisione che, come spiega la Cgil, "rende ancora più chiara la drammatica emergenza che vive il settore".

"Non si tratta di uno sciopero che chiede soltanto il rinnovo del Contratto nazionale, scaduto dal 31 dicembre 2023, ma vuole provare ad aprire nel Paese una riflessione su un sistema di mobilità collettiva che rischia gradualmente di sparire ormai non più solo nelle zone a bassa domanda ma anche nei medi centri urbani e nelle grandi città".

"Assenza di risorse adeguate e mancanza di politiche di programmazione producono un modello di mobilità sempre più incapace di intercettare le necessità della cittadinanza. La carenza oramai strutturale di personale operativo, che si traduce in tagli del servizio, comporta il peggioramento delle condizioni lavorative ed un aumento esponenziale degli episodi di aggressione per i lavoratori e le lavoratrici front line."

"Tutto questo accade in un Paese che, per i tassi di inquinamento e di uso del mezzo privato ed in coerenza con gli impegni di transizione energetica, dovrebbe investire su questo comparto. Le esperienze europee dimostrano inoltre che un Trasporto Pubblico efficiente e diffuso è determinante per cambiare la qualità della vita delle persone, accorciando i tempi di spostamento e liberando spazi urbani per tutte e tutti. Ci poniamo, dunque, l’obiettivo di costruire alleanze su una vertenza che guarda alla condizione dei lavoratori e delle lavoratrici ma anche alla qualità della vita di tutti i cittadini e le cittadine".

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