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Parlare in pubblico, quando la paura prende la parola

Parlare in pubblico non è questione di perfezione, ma di autenticità

Parlare in pubblico, quando la paura prende la parola

C’è un momento, prima di iniziare a parlare in pubblico, in cui la voce cambia, il cuore accelera, le mani diventano fredde e la mente si svuota e anche chi ha studiato, provato, ripetuto, sente salire la paura. Si tratta della paura di parlare in pubblico, una delle emozioni più diffuse e trasversali capace di coinvolgere studenti, professionisti, insegnanti e genitori.

Parlare in pubblico, quando la paura prende la parola

Non dipende dall’età né dall’esperienza, è una reazione naturale del corpo che interpreta l’attenzione del pubblico come un pericolo e si prepara a difendersi.

Il “nemico” però non è fuori, è dentro e risiede nella paura di non essere all’altezza, di sbagliare, di essere giudicati. In una società dove la performance è diventata misura di valore anche la voce finisce per trasformarsi in una prova da superare.

Nel mental coaching si lavora per trasformare l’ansia in presenza. Il battito veloce e le mani che tremano non sono debolezza, ma energia pronta a diventare forza. Piccoli gesti come respirare lentamente, sentire i piedi a terra, guardare una persona del pubblico, aiutano a riportare equilibrio e concentrazione.

Il cambiamento arriva quando chi parla smette di chiedersi “come sto andando” e si concentra su “cosa voglio trasmettere”, perché è in quel momento che la voce si rilassa, lo sguardo si apre e il messaggio diventa autentico. Parlare in pubblico non è questione di perfezione, ma di autenticità, e quella la voce che trema, se è sincera, emoziona.

Vassiliki Tziveli

Vassiliki Tziveli è giornalista e mental coach e cura una rubrica fissa su tutti i 51 settimanali del gruppo editoriale Netweek (più di 400mila copie settimanali in 4 regioni italiane: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Liguria) oltre al nostro quotidiano online nazionale.

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