diplomazia cristiana

Papa Francesco parla al patriarca russo Kirill con l'ossessione dell'omofobia

Nel pomeriggio di ieri il pontefice ha avuto un colloquio telematico con il patriarca di Mosca, entrambi concordi sul valore dei negoziati.

Papa Francesco parla al patriarca russo Kirill con l'ossessione dell'omofobia
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Anche il Vaticano opta per la diplomazia cercando di fare la propria parte nel conflitto tra Russia e Ucraina. A conferma degli intenti c'è l’incontro telematico, tenutosi ieri pomeriggio, 16 marzo 2022, tra papa Francesco e il patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill. 

Papa Francesco colloquia con il patriarca Kirill

Al centro del colloquio telematico tra pontefice e patriarca la guerra in Ucraina e il ruolo dei cristiani e dei loro pastori nel fare di tutto perché prevalga la pace. Francesco ha ringraziato Kirill per questo incontro, motivato dalla volontà di indicare una strada per la pace, di pregare per il dono della pace, perché cessi il fuoco.

"La guerra è sempre ingiusta, chi paga è la gente", ha detto il papa. A sua volta da Mosca: "Speranza in una pace giusta". Entrambi hanno sottolineato l'eccezionale importanza del processo negoziale in corso.

Per Kirill questa opportunità ha rappresentato la via per tentare di uscire dall’isolamento in cui si è ritrovato dopo una serie di dichiarazioni shock che andavano non soltanto a omaggiare Putin e il suo agire, ma criticavano aspramente i costumi occidentali in cui si accetta l'omosessualità, ipotizzando un presunto (e delirante) complotto teso a imporre gay pride alla Russia.

Inutile sottolineare quanto asserzioni di questa natura vadano in rotta di collisione con il rispetto che Francesco ha sempre mantenuto nei confronti della comunità gay. Celebre la sua frase sul tema: "Chi sono io per giudicare".

Ma, a fronte del dramma in corso, si è scelto di dare priorità al dialogo, tentando di trovare un punto in comune a favore della pace.

I temi

In una nota dal Vaticano si dà conto dei contenuti dell'incontro, a partire dai temi cari al Pontefice:

"La Chiesa non deve usare la lingua della politica, ma il linguaggio di Gesù. Siamo pastori dello stesso Santo Popolo che crede in Dio, nella Santissima Trinità, nella Santa Madre di Dio: per questo dobbiamo unirci nello sforzo di aiutare la pace, di aiutare chi soffre, di cercare vie di pace, per fermare il fuoco. Come pastori abbiamo il dovere di stare vicino e aiutare tutte le persone che soffrono per la guerra. Un tempo si parlava anche nelle nostre Chiese di guerra santa o di guerra giusta. Oggi non si può parlare così. Si è sviluppata la coscienza cristiana della importanza della pace. Le Chiese sono chiamate a contribuire a rafforzare la pace e la giustizia. Le guerre sono sempre ingiuste. Perché chi paga è il popolo di Dio. I nostri cuori non possono non piangere di fronte ai bambini, alle donne uccise, a tutte le vittime della guerra. La guerra non è mai la strada. Lo Spirito che ci unisce ci chiede come pastori di aiutare i popoli che soffrono per la guerra".

Kirill ha salutato cordialmente Francesco, è seguita una discussione dettagliata circa la situazione sul suolo ucraino. Entrambe le parti hanno ammesso l'importanza dei tavoli diplomatici in corso, esprimendo la loro speranza per il raggiungimento al più presto di una pace giusta.

All'incontro hanno preso parte anche Sua Eminenza il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, e il Metropolita Hilarion di Volokolamsk, capo del Dipartimento di Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca.

Un pomeriggio, quello di ieri in Vaticano, all'insegna di diplomazia e preghiera. Il segretario di Stato Vaticano Parolin ha celebrato messa alla presenza del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, in prima fila l'ambasciatore ucraino e quello russo, l'invocazione del papa:

"Dio, ferma la guerra o una catastrofe nucleare ci distruggerà".

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