Niente tasse per chi fa figli: cosa prevede l'idea di Giorgetti sulle detrazioni da 10.000 euro alle famiglie
Il provvedimento sarebbe per tutti, senza limitazioni di reddito. E l'assegno unico resterebbe in vigore
Da qualche ora il tema dell'incentivo alla natalità è sulla bocca di tutti. L'Italia invecchia e il trend sembra in peggioramento. E allora ecco l'idea del Governo per convincere gli italiani a metter su famiglia: niente tasse a chi ha almeno due figli. La proposta - che detta così è davvero clamorosa - viene dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Lega) ed è stata anticipata da Il Foglio.
Niente tasse per chi fa figli
Il provvedimento è ancora in fase embrionale, ma Giorgetti starebbe spingendo sull'acceleratore per portarlo a casa entro fine anno e per questo potrebbe formalizzarlo già nei prossimi giorni. Ma di cosa si tratta? In sostanza si può riassumere con un "niente tasse per chi fa figli".
Nel concreto - perché, è bene chiarirlo, siamo ancora nel campo delle indiscrezioni - bisogna capire se e come sia fattibile (oltre che sostenibile, ma questa è un'altra storia). Potrebbe configurarsi con una detrazione (si parla di una cifra fino a 10.000 euro), di un taglio delle tasse patrimoniali o sul lavoro. E sarebbe per tutti - indipendentemente dal reddito - coloro che hanno almeno due figli fino al termine degli studi (anche universitari).
Che fine fa l'assegno unico?
L'ipotesi di Giorgetti non sarebbe sostitutiva dell'assegno unico, ma sarebbe complementare. Lo ha detto Massimo Bitonci, sottosegretario al ministero delle Imprese in quota Lega.
"La proposta del ministro dell'Economia è assolutamente condivisibile. Per incentivare la natalità diventa necessario ridurre la tassazione per le famiglie con uno o più figli a carico. Questo non significa abbandonare l'assegno unico ma, oltre a questo, si dovrebbe reintrodurre una detrazione di 10.000 euro l'anno per ogni figlio a carico (ora 950 euro fino ai 21 anni) fino al termine degli studi anche universitari, per tutti i nuclei senza limiti di reddito. Si otterrebbe così una doppia incentivazione e contrasto alla denatalità: con l'assegno unico universale una misura diretta mensile di sostegno, mentre con la detrazione un taglio consistente della tassazione a favore delle nostre famiglie".
Come l'Ungheria?
Il documento riportato dal Foglio parla anche del "timore" che il provvedimento possa essere assimilato a quello promosso dall'Ungheria nel 2020 con il chiaro obiettivo di contrastare l'arrivo dei migranti:
"È possibile che all'Esecutivo verrà fatto notare che l'unico Paese in Europa ad aver già studiato una norma simile è l'Ungheria di Viktor Orbán, che dal 2020 ha offerto la possibilità alle donne con quattro o più figli di non pagare più tasse sul reddito. A differenza dell'Ungheria, però, che ha venduto questa legge in una logica 'anti migranti', l'Italia che si prepara a fare i conti con il piano pro natalità del Governo è un Paese che ha scritto nero su bianco nel suo Def l'esatto contrario: senza immigrati in più l'Italia oltre che più povera diverrà anche più indebitata".
Il trend in calo e le parole di Meloni
Che l'Italia abbia un trend negativo sulle nascite è cosa risaputa da tempo. E anche gli ultimi dati vanno in quel senso. Oggi siamo al minimo storico, con meno di 7 nati e più di 12 morti ogni 1000 abitanti. Nel 2022 nel nostro Paese sono nati 393mila bambini e sono morte 713mila persone e rispetto al 2014 ci sono 1,5 milioni in meno di residenti.
Il tema è stato affrontato anche dalla premier Giorgia Meloni nel suo intervento al Salone del Mobile di Milano.
"Il problema dell'occupazione si risolve in vari modi e il modo sul quale lavora il Governo non è risolverlo con i migranti ma risolverlo con quella grande riserva inutilizzata che è il lavoro femminile, perché alzando i livelli del lavoro femminile e portandoli alla media europea già i nostri dati cambierebbero molto, e lavorando sulla demografia e, quindi, sull'incentivazione della possibilità da parte delle famiglie di mettere al mondo dei figli".
La proposta è sostenibile?
Difficile dire oggi se questa proposta sia sostenibile. Tra le perplessità che potrebbero sorgere in un primo momento c'è soprattutto il depotenziamento dei servizi (anche per le famiglie). Perché a fronte di minori entrate (che non sarebbero poche), lo Stato in qualche modo dovrebbe compensare. Ma questa sarà poi una questione a cui dovranno pensare i tecnici del Ministero dell'Economia.