L'AFFONDO

Nevi (Forza Italia): "Anche Sala è venuto a sapere dell'inchiesta dai giornali: c'è qualcosa che non va"

Oggi in aula al Senato la riforma della Giustizia con la separazione delle carriere

Nevi (Forza Italia): "Anche Sala è venuto a sapere dell'inchiesta dai giornali: c'è qualcosa che non va"
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Mentre Milano si trova nel bel mezzo della bufera dopo i recenti scandali legati all'urbanistica e il sindaco del Pd Giuseppe Sala, anche lui indagato, ha deciso di non lasciare Palazzo Marino, Forza Italia - che è garantista - ne approfitta per tornare a parlare di un tema caro: la riforma della giustizia.

"Sala è venuto a sapere dell'inchiesta dai giornali"

L'assist glielo fornisce il primo cittadino del capoluogo lombarda che avrebbe saputo di essere indagato nelle inchieste sull'urbanistica dai giornali. Il sintomo per i forzisti che c'è un problema.

Un problema che solo la riforma può, a detta loro, risolvere. Alle 14.30 di oggi, martedì 22 luglio 2025, l’Aula del Senato si appresta infatti a votare la separazione delle carriere dei magistrati, cuore pulsante del ddl Meloni-Nordio sulla Giustizia.

Un cambiamento di natura costituzionale che, secondo il portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi, “va nella direzione di rendere questo servizio più efficiente”.

Riforma Giustizia al Senato

“Oggi, seppur in ritardo, anche Sala e il PD riconoscono che qualcosa non funziona, e che spesso le inchieste si apprendono dai giornali”, ha dichiarato Nevi ai microfoni del Tg1, sottolineando come si stia finalmente aprendo una riflessione trasversale sulla necessità di riformare la giustizia italiana.

Raffaele Nevi

Secondo Forza Italia, la riforma introduce “più equilibrio e più garanzie per tutti”, ridefinendo i confini tra chi giudica e chi accusa.

Il disegno di legge ha già incassato il primo via libera alla Camera lo scorso gennaio e si appresta ora a superare senza sorprese anche il secondo passaggio parlamentare a Palazzo Madama, dove tutte le proposte di modifica dell’opposizione sono state respinte la settimana scorsa.

Il percorso è ancora lungo

Il percorso, tuttavia, è ancora lungo: il testo dovrà tornare a Montecitorio dopo la pausa estiva e infine nuovamente al Senato per l’approvazione definitiva.

Non essendo stato approvato a maggioranza qualificata, la riforma sarà sottoposta anche un referendum confermativo, previsto verosimilmente nella tarda primavera del 2026.

Un passaggio popolare che si annuncia già infuocato, con il fronte dell'opposizione e ampie parti della magistratura pronte a far sentire la propria voce.

In cosa consiste il ddl Meloni-Nordio

Secondo quanto previsto dal ddl Meloni-Nordio, la magistratura si dovrà dividere in due carriere distinte: quella giudicante e quella requirente che accusa. Il passaggio da una funzione all’altra sarà possibile solo in rari casi.

Nelle intenzioni c'è poi l'istituzione di un Consiglio Superiore della Magistratura distinto per ciascuna carriera. Il Presidente della Repubblica continuerà a presiedere entrambi i CSM.

Anche la composizione degli organi di autogoverno cambia: due terzi dei membri saranno magistrati, un terzo selezionato tramite sorteggio da elenchi di giuristi e avvocati nominati dal Parlamento. Un sistema pensato per rafforzare l’imparzialità dei Consigli.

Opposizioni e magistrati contrari

Un’altra novità significativa è l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare che dovrà valutare eventuali provvedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati che violano qualche legge.

Composta da 15 giudici – tra professori universitari, avvocati esperti e magistrati con almeno vent’anni di servizio – la Corte sarà mista e autonoma rispetto ai CSM, con il compito di valutare le responsabilità.

Le opposizioni e i magistrati sono contrari in quanto temono che la separazione delle carriere comprometta l’unità della magistratura e favorisca un controllo politico sull’organo inquirente.