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Nella classifica delle cure oncologiche, in testa ci sono Toscana, Emilia e Veneto (male il Sud)

Il nuovo rapporto AGENAS 2024 rivela una sanità oncologica spaccata: Toscana, Emilia-Romagna e Veneto ai vertici per qualità delle cure e prevenzione. Al Sud, ritardi strutturali e scarsa adesione agli screening mettono a rischio i pazienti

Nella classifica delle cure oncologiche, in testa ci sono Toscana, Emilia e Veneto (male il Sud)
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Una fotografia chiara, impietosa e allo stesso tempo rivelatrice delle disuguaglianze persistenti nel nostro sistema sanitario. È quella scattata dal sesto rapporto nazionale sulle reti oncologiche regionali, presentato oggi, 27 maggio 2025, da AGENAS, l'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali. Un’analisi approfondita che si basa sui dati del 2023 e mette in luce un’Italia oncologica a due velocità, dove la qualità dell’assistenza, i tempi di cura e persino l’accesso alla prevenzione sembrano ancora oggi legati al codice di avviamento postale.

Le eccellenze italiane: Toscana, Emilia-Romagna e Veneto guidano la classifica

In cima alla graduatoria delle migliori reti oncologiche regionali troviamo la Toscana, seguita da Emilia-Romagna e Veneto. Queste tre regioni rappresentano un vero e proprio modello di efficienza e organizzazione. In Toscana, ad esempio, i pazienti oncologici possono contare su un sistema di presa in carico efficace, con una gran parte dei ricoveri e delle prestazioni erogate direttamente nella regione di residenza. Tempi di attesa contenuti e trattamenti somministrati a pochi chilometri da casa – grazie a un indice di bacino particolarmente favorevole – confermano un’organizzazione capillare e ben funzionante.

Oncologia in Italia: cure a due velocità tra eccellenze del Nord e ritardi del Sud
Ospedale

Anche in Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte/Valle d’Aosta e Lazio, il modello di integrazione ospedale-territorio si traduce in risultati tangibili: interventi chirurgici eseguiti nella maggior parte dei casi entro 30 giorni dalla prenotazione, una bassa mobilità sanitaria in uscita e un alto livello di soddisfazione dei bisogni sanitari regionali. A fare la differenza sono anche i Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA), strutturati e condivisi tra gli attori della rete.

Regioni in evoluzione: segnali di miglioramento ma disuguaglianze persistenti

Ci sono poi territori che, pur partendo da condizioni meno favorevoli, iniziano a mostrare segnali di crescita. È il caso di Campania, Umbria, Abruzzo, Puglia e Friuli Venezia Giulia, dove i processi di riorganizzazione delle reti oncologiche cominciano a produrre risultati: migliori esiti clinici, maggiore accessibilità ai servizi e riduzione, seppur lenta, delle disuguaglianze territoriali.

Tuttavia, il percorso è ancora lungo. Queste regioni pagano il prezzo di una governance spesso disomogenea e di un’integrazione tra strutture sanitarie ancora da consolidare.

Sud e Isole in difficoltà: Calabria e Sardegna restano fanalino di coda

All’estremo opposto della classifica si trovano Calabria, Molise, Marche, Basilicata e Sardegna. Qui i ritardi non sono solo numerici, ma strutturali. Le reti oncologiche sono frammentate, se non del tutto assenti. I pazienti sono costretti a spostarsi fuori regione per ricevere cure adeguate, con tutto ciò che questo comporta: disagi logistici, spese personali elevate, carico emotivo e, soprattutto, peggiori esiti clinici.

Sulla tempestività degli interventi chirurgici, la situazione è allarmante. In province come Bolzano, Veneto, Toscana, Lombardia ed Emilia-Romagna, oltre l’80% degli interventi avviene entro 30 giorni dalla prenotazione. In Sardegna, Marche e Abruzzo, invece, questi standard non vengono rispettati, con un impatto negativo diretto sulla prognosi oncologica.

Governance e organizzazione fanno la differenza

Come sottolinea AGENAS nel suo report, “le Regioni che hanno strutturato la rete in modo completo, con processi condivisi, meccanismi operativi definiti e PDTA ben integrati, ottengono risultati migliori”. Al contrario, in realtà come Lombardia e Friuli Venezia Giulia, buone performance si devono più alla produttività di singoli centri eccellenti piuttosto che a una reale rete strutturata e funzionale.

Alcune regioni, come Liguria, Sicilia e le Province Autonome di Bolzano e Trento, mostrano una certa stabilità rispetto al 2022. Ma il gap tra Nord e Sud resta netto, soprattutto nei territori dove manca una risposta organizzata alla domanda di assistenza oncologica.

Screening oncologici: la prevenzione resta un privilegio del Centro-Nord

Il divario si allarga ulteriormente quando si guarda alla prevenzione. Il monitoraggio AGENAS 2024 sugli screening oncologici – mammografico, colon-rettale e per la cervice uterina – mostra un’Italia ancora profondamente divisa.

Oncologia in Italia: cure a due velocità tra eccellenze del Nord e ritardi del Sud
Screening

A livello nazionale, l’estensione dei programmi è alta: 95% per lo screening mammografico (donne 50-69 anni), 96% per il colon-retto, 101% per la cervice uterina (dato influenzato dall’ampliamento della fascia di età).

Ma è l’adesione a raccontare la verità sul campo: Mammella: solo il 49% aderisce, Colon-retto: appena il 32%, Cervice uterina: 41%.

In tutte e tre le tipologie, il Nord guida la classifica.

  • Per lo screening mammografico, l’adesione nel Nord è del 55%, contro il 47% del Centro e il 36% di Sud e Isole.
  • Per il colon-retto: Nord al 42%, Centro al 29%, Sud appena al 15% – ben al di sotto del target minimo del 25% previsto dagli standard nazionali.
  • Per la cervice uterina: Nord 45%, Centro 41%, Sud e Isole 34%, un dato sì in crescita, ma ancora insufficiente.

Le regioni virtuose della prevenzione: Toscana, Emilia-Romagna, Umbria

Toscana, Emilia-Romagna e Umbria si confermano eccellenze anche sul fronte screening. La Toscana supera il 100% di estensione sia per mammella che per cervice uterina, con adesioni rispettivamente del 59,99% e del 51,46%. Lo screening colon-rettale si attesta su un ottimo 100,64% di estensione e 40,07% di adesione.

In Emilia-Romagna, lo screening mammografico raggiunge un’adesione record del 67,20%, mentre in Umbria si tocca il 64,30% per la cervice uterina. Dati che testimoniano una gestione efficace e una cultura della prevenzione radicata e promossa attivamente.

L’equità è ancora lontana, ma non impossibile

Il report AGENAS lancia un messaggio chiaro: reti oncologiche solide e programmi di screening ben strutturati sono essenziali per ridurre la mortalità e garantire una cura dignitosa. Le regioni che investono su governance, integrazione e prevenzione mostrano che è possibile raggiungere – e superare – gli obiettivi ministeriali.

Ma per trasformare l’equità in un diritto universale, il Sud ha bisogno di interventi urgenti e mirati. Serve una strategia nazionale che affianchi le regioni più fragili e colmi i divari strutturali. Solo così sarà possibile costruire un sistema oncologico che non lasci indietro nessuno.

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