Solite metafore

Negazionisti da Oscar: Woody Harrelson e Tim Robbins farneticano sul Covid

Anche Hollywood ha i suoi No Vax...

Negazionisti da Oscar: Woody Harrelson e Tim Robbins farneticano sul Covid
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Essere bravi, anche grandi, attori non sempre corrisponde ad altrettanta statura intellettuale. La dimostrazione, l’ennesima, arriva dalle farneticazioni di Woody Harrelson (in copertina con l'amico di sempre Matthew McConaughey, che tuttavia non ha assunto le sue stesse posizioni); che ha trovato una sponda nel collega Tim Robbins. Il tema: Covid, restrizioni e vaccinazioni con le solite metafore banali e dal retrogusto complottista già viste (e purtroppo) riviste.

Anche Hollywood ha i suoi No Vax complottisti

Il 25 febbraio 2023, sul palco del celebre Saturday Night Live, Woody Harrelson ha intrattenuto il pubblico con un monologo al vetriolo, e fin qui tutto normale conoscendo il contesto dello show, che non ama le tinte grigie. Non ha però mancato di inanellare battute sarcastiche contro il vaccino anti Covid con una metafora cinematografica introdotta come la “peggior sceneggiatura della sua vita”:

“Il film funziona così. I maggiori cartelli della droga del mondo si mettono insieme e comprano tutti i media e tutti i politici e forzano tutte le persone nel mondo a stare chiuse in casa. E le persone possono uscire soltanto per prendere le droghe fornite dal cartello, e assumerle ancora e ancora”.


Ovviamente era una stoccata alle case farmaceutiche. Dopo i paragoni con i lager ecco quelli con i cartelli della droga.

Non pago, l’attore, ha anche rilasciato un’intervista al New York Times in cui ha espresso più chiaramente il suo pensiero, contestando sia l’obbligo di vaccino sia i protocolli Covid ancora in vigore a Hollywood, in base ai quali le case di produzione possono imporre ai lavoratori cosiddetti di fascia A (attori compresi) l’iniezione obbligatoria:

“Non credo che qualcuno dovrebbe avere il diritto di pretendere che continuiamo, tre anni dopo, a fare test e indossare le mascherine, e che siamo costretti a vaccinarci. Dico solo: facciamola finita con queste sciocchezze. Non è giusto nei confronti delle troupe. Perché dovrebbero portare la mascherina? Perché dovrebbero essere vaccinati? Perché non dovrebbe dipendere dalla loro scelta? Un Paese così non è libero. È sbagliato. Sono tre anni. È ora di smetterla”.

In realtà se Harrelson cerca risposte alle sue domande le può facilmente ottenere guardando alla realtà…se invece è un misto di vittimismo, negazionismo e polemica i dati di fatto, per le insurrezioni di pancia, non contano nulla. E dato che al peggio non c’è mai fine, nelle settimane successive alcuni colleghi, sono giunti a dargli man forte. Ha fatto rumore il supporto di un mostro sacro come Tim Robbins, sceso in campo con un tweet:

“Woody ha ragione. È ora di finirla con questa farsa”.

La benedizione di Musk

Non è mancato nemmeno l'endorsment di Elon Musk che ha tenuto a giudicare "buono" il monologo di Harrelson, anche in virtù delle reazioni che ha innescato sui social: infiammando letteralmente i complottisti che si sono precipitati a twittare. Con soddisfazione del milionario, neo CEO di Twitter...

Anche "La Tata" e Tilda Swinton

Anche Fran Drescher, che tutti ricorderanno nella serie televisiva La Tata, oggi presidente di Sag-Aftra, un sindacato dei lavoratori del cinema, si è allineata a quel pensiero:

“Mentre la nazione dichiara la fine dell’emergenza Covid questo maggio, spero che vedremo tutti tornare a lavorare con pari opportunità. La nostra industria porta miliardi di dollari di produzione agli stati di tutta la nazione, ma se vogliono i nostri soldi, esercitiamo la nostra influenza finanziaria per far agire i governatori nel migliore interesse della libertà, della diversità, dell’inclusione e della democrazia”.

Fran Drescher

Più cauta, ma sempre in polemica, Tilda Swinton che si è limitata a dire che non ha più intenzione di indossare costantemente la mascherina.

“Sto per girare un film in Irlanda. Mi hanno detto che avrei dovuto indossare una mascherina tutto il tempo. Non lo farò”. L’interprete, a differenza dei colleghi, non è entrata nel merito della pratica vaccinale.

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