Cassazione dixit

Autovelox privati, multe valide: la sentenza che farà piangere molti automobilisti

Respinto il ricorso di un'automobilista sarda che contestava anche che gli strumenti fossero a noleggio e una parte dei proventi andasse a una società privata.

Autovelox privati, multe valide: la sentenza che farà piangere molti automobilisti
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Le multe comminate con autovelox noleggiati da ditte private, a cui va parte del compenso, sono legittime. Una sentenza della Corte di Cassazione che farà sicuramente piangere molti automobilisti. E che - come si è soliti affermare in questi casi - è destinata a fare giurisprudenza.

Multe con autovelox a noleggio: la sentenza che fa piangere gli automobilisti

La sentenza della Suprema Corte  (seconda sezione civile) è stata pubblicata martedì 4 ottobre 2022 e pone fine a una vicenda giudiziaria iniziata nel giugno 2008 per una multa per eccesso di velocità. A presentare ricorso era stata una donna che era stata sanzionata ad Arborea, in provincia di Oristano.

La violazione era stata rilevato da un apparecchio (Traffiphot IIISR-PhotR&V) omologato nel 2004 dal ministero dei Trasporti.

La vicenda giudiziaria

La donna, però, aveva presentato ricorso e nel 2013 il giudice di pace di Terralba le aveva dato ragione: il verbale emesso dalla Polizia municipale era stato quindi annullato.

Il Comune di Arborea, però, si era opposto, rivolgendosi al Tribunale di Oristano, che aveva giudicato legittima la sanzione anche se l'autovelox non era "pubblico", ma gestito  da una società privata, in quanto quest'ultima era convenzionata con l'Amministrazione e l'apparecchio era  nella disponibilità della Polizia municipale.

Il giudizio in Cassazione

Si è quindi giunti sino al terzo grado di giudizio davanti ai giudici della Cassazione. L'automobilista aveva contestato, fra l'altro, la legittimità dell'accertamento con apparecchiature affidate a una società esterna che riceveva una percentuale (in questo caso il 29,10%) su ogni infrazione rilevata e non sotto il controllo diretto della polizia municipale.

Una motivazione che però non ha convinto i giudici:

"La remuneratività del servizio in relazione ai proventi delle sanzioni amministrative non è rilevante, dal momento che le violazioni devono essere accertate dalla polizia municipale, né sussiste alcun profilo d'invalidità del verbale connesso al vincolo di destinazione dei proventi, per almeno la metà, a particolari finalità pubbliche", si legge nella sentenza.

Inoltre, come precisato dalla sentenza del tribunale di Oristano, "il contratto d'installazione delle apparecchiature prevedeva che i dati raccolti confluissero in un server al fine di essere validati dal personale della polizia locale, che poteva, quindi, accedere a detti dati, nella diretta e piena disponibilità degli organi accertatori cui erano demandati l'esame, la verifica e l'elaborazione dei dati immessi nel database ai fini della contestazione delle sanzioni amministrative".

In buona sostanza, a rendere legittima la sanzione è il fatto che la verifica sia stata in capo alla Polizia locale. Se invece fosse stato tutto gestito dalla società privata allora sarebbe stato un altro paio di maniche.

La Cassazione, dunque, oltre a respingere il ricorso ha condannato l'automobilista al pagamento delle spese legali: oltre mille euro.

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