Multa di 5 milioni a Glovo: l'indagine nata dall'sms partito dopo la morte del rider Sebastian Galassi
Due giorni dopo la morte del rider in un incidente, arrivò un sms automatico che sospendeva il suo account di lavoro. Da lì è scattata l'inchiesta
Sebastian Galassi perse la vita l'1 ottobre 2022 a Firenze. Voleva diventare un grafico e si manteneva gli studi consegnando cibo per conto di Glovo. Quella sera stava per ritirare l'ultima ordinazione della giornata quando fu travolto da un Suv. Immediati i soccorsi e la corsa in ospedale ma purtroppo per il 26enne non ci fu niente da fare. Morì qualche ora più tardi all'ospedale di Careggi.
Inquietante e indecoroso fu quanto accadde due giorni dopo, il 3 ottobre 2022. Sul telefono di Galassi arrivò un sms col quale l'azienda specializzata nelle consegne lo informava della sospensione del suo account di lavoro. Fu proprio quell'sms automatico, regolato da un sistema basato su un algoritmo, che fece innescare un'indagine del Garante della Privacy sulla società Foodinho Srl, filiale italiana dietro alla quale vi è appunto la multinazionale spagnola Glovo.
Il caso Galassi e la multa a Glovo
L'arrivo del messaggio destinato a Galassi anche dopo la sua scomparsa ha scoperchiato "un vaso di Pandora". Le attività lavorative di tutti i rider dell'azienda erano gestite da un sistema automatico, senza la mediazione di alcuna persona fisica, controllate e valutate da un algoritmo. Per questo era arrivato il messaggio, per questo il Garante per la Privacy ha contestato all'azienda di aver violato i diritti e la privacy in quanto a contrasto con le norme stabilite dal garante stesso nel suo regolamento.
L'Authority ha quindi proceduto con una salatissima multa da ben 5 milioni di euro, la quale fa seguito a quella di 2,6 milioni comminata nel 2021. Ma l'indagine non si è fermata qui. Scavando nel sistema, a Foodinho - aka Glovo - sono state imputate anche ulteriori irregolarità.
Le irregolarità emerse
Si parte dalla loro geolocalizzazione anche fuori dall'attività lavorativa, con i dati personali condivisi anche con altre società. Inizialmente persino con l'app inattiva, poi se attiva in background. In ogni caso, anche quando i rider non lavoravano era tenuta sotto osservazione la loro posizione. Un'altra violazione della privacy. La multinazionale spagnola avrebbe anche utilizzato algoritmi per stabilire il cosiddetto "sistema di eccellenza", ovvero il punteggio in base al quale i rider prenotavano i turni di lavoro o venivano assegnate le consegne durante il turno.
Anche in questo era assente il diritto dei lavoratori ad ottenere l'intervento umano per poter contestare le decisioni assunte dal software. Oltre alla maxi multa quindi, vi sarà anche una vera e propria rivoluzione, con il suddetto diritto a dover essere garantito e l'obbligo dunque di stabilire un'intermediazione umana che si affianchi al sistema e supporti i rider. Una rivoluzione nata da quel messaggio giunto sul cellulare del compianto Sebastian Galassi.