Morta Michela Murgia, una vita fra libri e impegno civile

“Il mio master in scrittura l’ho fatto dal 2000 al 2007 dentro una comunità virtuale di gioco online”.

Sul Fatto Quotidiano nel 2011 Michela Murgia - scomparsa ieri, giovedì 10 agosto 2023 all'età di 51 anni, raccontava così il suo ingresso nel mondo della letteratura. Nessun salotto radical o scuole blasonate: la formazione di una delle più importanti scrittrici e intellettuali italiane è stata un gioco di ruolo su Internet, fra maghi, spade e pozioni magiche.

Morta Michela Murgia, una vita fra libri e impegno civile

Una palestra ideale per chi come lei la notte la passava sveglia non per l'insonnia, ma per il suo lavoro di portiere di notte.

Sì perché la vita di Michela Murgia è stata una verticale di lavori e umanità varie: insegnante di religione, venditrice di multiproprietà, operatrice di telemarketing. Proprio da quest'ultima esperienza nel 2006 nacque “Il mondo deve sapere”, prima blog e poi il libro sulle storture del mondo delle vendite telefoniche infine il film diretto da Paolo Virzì col titolo “Tutta la vita davanti”.

Fu il grande salto, l'ingresso in un universo fino a poco tempo prima lontanissimo da questa donna poco più che trentenne arrivata dalla provincia di Oristano. Ma la Sardegna con le sue storie magiche e millenarie non abbandonò mai Michela Murgia e lei a sua volta continuò ad attingere a quel gigantesco immaginario.

I libri successivi furono un immersione nella sua terra dal “Viaggio in Sardegna” del 2008 al successivo “Accabadora”, storia del rapporto tra un'anziana e una bambina che intreccia le leggende sarde con i temi etici come l'eutanasia e le famiglie che si creano a prescindere dai vincoli di sangue con i “Fillus de anima”, un successo che le fece vincere il Campiello nel 2010 consacrandola nella cerchia delle scrittrici intellettuali italiane più importanti.

Un ruolo sociale, quello dell'intellettuale a cui Murgia non volle mai rinunciare: nel 2014 la candidatura presidente della regione con una lista indipendentista di sinistra, “Sardegna possibile”, che si fermò a poco più del 10% di consensi.

Fu proprio nel corso della campagna elettorale che scoprì a soli 42 anni di avere un cancro al polmone, che riuscì a superare.

All'esperienza politica affiancò un sempre maggiore impegno sui diritti civili. Uscirono in questi anni pamphlet contro i femminicidi e analisi sociologiche sulla generazione dei baby boomers.

Negli anni Venti si focalizzò soprattutto sui diritti legati all'inclusività e nel 2021 in un suo articolo sull'Espresso apparve non fra poche polemiche la "schwa", che consente di non indicare l'identità di genere di un soggetto.

Arriviamo al 2022 al suo “God save the queer”, in cui si interroga su come tenere insieme l'essere cattolici come lei, con temi come l’eutanasia e la fecondazione assistita.

Alla letteratura affianca in questo periodo anche l'attività teatrale con l'amica di sempre Chiara Valerio, ma proprio durante il tour nel maggio del 2023 in un’intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera rivela di avere un tumore all'ultimo stadio: uno shock.

Ma sempre in quell’intervista non rinuncia al suo messaggio politico presentando la sua “Queer family”, una famiglia in cui non contano i legami di sangue ma quelli d'amore. E così l'acquisto di una casa a Roma con 10 posti letto in cui trascorrere gli ultimi mesi insieme ai suoi figli dell’anima, il matrimonio in articulo mortis con l’attore Lorenzo Terenzi, una concessione al conformismo fatta controvoglia - ha voluto chiarire - perché ogni giorno tra chemio e ricoveri c'era una complicazione.

Poi la festa in total white con i vestiti disegnati dall'amica stilista di Dior Maria Grazia Chiuri, con la sposa con la scritta “God save the Queer” ricamata con perline rosse sull'abito, circondata dai suoi quattro figli d'anima ed al resto della sua family.

Intanto il suo ultimo romanzo, dopo otto anni, “Tre ciotole”, presentato sempre a maggio, viaggia sopra le 100.000 copie rivelandosi uno dei più grandi successi della scrittrice.

Una vita in direzione ostinata e contraria, per citare un sardo d'adozione come De Andrè, in cui dalle critiche alla divisa di Figliuolo a quella al Governo Meloni, non sono mancate polemiche con l'ostentazione delle proprie idee sempre senza se e senza ma.

Negli ultimi anni l'interesse per la Corea, anche qui fuori dagli schemi dell’intellettuale engagé. E allora ecco che questa grande scrittrice annuncia la sua grande passione per i Bts, la boy band di k-pop, la musica sul coreana che tanto piace teenager di mezzo mondo
in cui però Michela Murgia coglie nei momenti pubblici di fragilità del suo leader uno specchio per capire e gestire le proprie fragilità di fronte alle pressioni e alle difficoltà di chi si trova ad affrontare una dimensione pubblica e mediatica.

Uno sguardo laterale è sempre differente anche in questo caso un punto di vista prezioso di cui da oggi dovremmo dolorosamente fare a meno.