"Il peggio in estate"

Morbillo: perché si parla di epidemia anche se abbiamo "soltanto" 213 casi su 59 milioni di persone

In Italia, nei primi otto mesi del 2023 sono stati segnalati appena undici casi di morbillo. Dall'inizio del 2024 il numero è balzato a 213, in soli tre mesi

Morbillo: perché si parla di epidemia anche se abbiamo "soltanto" 213 casi su 59 milioni di persone
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In Italia sono stati segnalati 213 casi di morbillo nel primo trimestre del 2024. L'incidenza nazionale è pari a 14,5 casi per milione di abitanti (quella più elevata è stata osservata nella fascia di età 0-4 anni, seguita dalla fascia 15-39 anni).

Diversi esperti, come il professor Matteo Bassetti, hanno espressamente usato il termine "epidemia". E in molti, si chiederanno, come sia possibile che, a fronte di questi numeri (la popolazione italiana si attesta intorno ai 59 milioni di abitanti) si parli di epidemia.

Vi spieghiamo perché la definizione è, invece, corretta in termini medici - e non si tratti di allarmismo - così come sia fondamentale prevenire il morbillo e la sua potenziale pericolosità.

Morbillo: 231 casi su 59 milioni di abitanti, ecco perché è comunque un'epidemia

La definizione di epidemia, in termini medici, è:

"L’epidemia si verifica quando un soggetto ammalato contagia più di una persona e il numero dei casi di malattia aumenta rapidamente in breve tempo. L’infezione si diffonde, dunque, in una popolazione costituita da un numero sufficiente di soggetti suscettibili. Spesso si usa questo termine di fronte a un aumento del numero dei casi oltre l’atteso, in una particolare area o in uno specifico intervallo temporale."

La frase chiave è: un aumento dei casi oltre l'atteso. Non si tratta soltanto di una mera questione di numeri e proporzioni, bensì di come si comporta il contagio rispetto "al solito". Semplificando all'osso questioni mediche ben più complesse.

E i numeri, in relazione al morbillo, confermano il trend. Il Italia, secondo l'ultimo bollettino dell'Istituto superiore di sanità, che risale a settembre, nei primi otto mesi del 2023 sono stati segnalati appena undici casi di morbillo. Dall'inizio del 2024 il numero è balzato a 213, in soli tre mesi.

C'è stata dunque un'impennata di contagi, rispetto alla media annuale "oltre l'atteso". Oltre i numeri a cui solitamente si è abituati. Ecco perché è legittimo, numeri alla mano, parlare di epidemia. E soprattutto perché bisogna correre ai ripari.

Il nodo dei non vaccinati

L’88% dei contagi ha riguardato persone non vaccinate. E' quanto emerge dal bollettino della sorveglianza integrata morbillo-rosolia dell'Istituto superiore di Sanità, relativa al periodo 1 gennaio - 31 marzo 2024.

L'aumento è sostenuto rispetto al 2023 e si è intensificato negli ultimi mesi, quelli invernali. Tre Regioni (Lazio, Sicilia e Toscana) hanno segnalato complessivamente il 68% dei casi totali l’incidenza più elevata è stata osservata nel Lazio (44,9/milione). Cinquantasei casi (26,3%) sul totale hanno riportato almeno una complicanza. La trasmissione è avvenuta principalmente in ambito familiare.

Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive al policlinico San Martino di Genova, osserva che "i numeri sono significativi rispetto allo scorso anno" e aggiunge che proprio questi dati "confermano che è partita un’epidemia e questo è solo l’inizio: il peggio deve arrivare e temo che sarà a cavallo dell’estate".

I tassi di vaccinazione registrati in questi ultimissimi anni preoccupano, per il morbillo sono in calo, ricordiamoci che per questa malattia dobbiamo ottenere un tasso vaccinale sopra il 95% - avverte Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali - Si tratta di un  campanello d'allarme che non va sottovalutato. Occorre favorire un'altissima adesione tra la popolazione. Avevamo iniziato a immaginare l'eliminazione di questa malattia anche in Italia, invece questi dati un po' ci fanno tornare indietro. Dobbiamo aver presente, e ricordarlo a tutti, che il morbillo è una malattia grave".

"Una malattia grave"

Il morbillo può essere molto insidioso – e in alcuni casi fatale – per neonati ed adulti, come chiarisce UNICEF:

"Il morbillo ha un effetto devastante sulla salute di un bambino, talvolta con conseguenze letali. Provoca un indebolimento duraturo del sistema immunitario dei bambini, rendendoli più vulnerabili ad altre malattie infettive, tra cui la polmonite".

“Nonostante si possa prevenire con la vaccinazione – in Italia si utilizza di norma il vaccino combinato trivalente (MPR) morbillo-parotite-rosolia o il tetravalente (MPRV), morbillo-parotite-rosolia-varicella – , il virus morbillo continua a scatenare epidemie a livello globale, rimanendo una delle principali cause di morte tra i bambini (la mortalità è di 1-3 casi su 1.000 ed più alta nei soggetti sotto i 5 anni di età)”.

Come spiega la Fondazione Veronesi:

“Le complicanze del morbillo - in primis le encefaliti, soprattutto nei bambini - sono meno rare di quanto si pensi. Gli scienziati hanno dimostrato che la panencefalite subacuta sclerosante - forma cronica di encefalite provocata dalla persistenza del virus del morbillo nel tessuto cerebrale - può emergere in un bambino su 1.387 contagiati entro i cinque anni. Ma il tasso è risultato più che raddoppiato (uno su 600) nei bambini colpiti dal virus nel primo anno di vita. Il dato è stato ricavato ricostruendo la storia clinica dei bambini colpiti dall’encefalite in California tra il 1998 e il 2016. Un’eventualità più frequente rispetto alle stime finora in vigore: un bimbo su 1.700, secondo un precedente studio tedesco".

Il morbillo è causato da uno dei virus più contagiosi conosciuti, il 90% delle persone suscettibili esposte a una persona infetta contrae la malattia. Si è contagiosi da 5 giorni dopo l’avvenuto contatto con il virus, a circa una settimana dopo la scomparsa delle macchie. Il contagio avviene per via aerea, tramite le goccioline respiratorie che si diffondono nell’aria quando il malato tossisce o starnutisce, o toccando gli oggetti contaminati dalle goccioline volatili.  Il morbillo può avere complicanze, più o meno gravi, in circa il 30% dei casi. 

L'epidemia mette a rischio anche i vaccinati

Veniamo al tasto dolente: contrarre il morbillo nonostante la vaccinazione non è così raro soprattutto quando c'è un'epidemia in corso. Più persone si vaccinano però e minore è la possibilità che l'agente che causa la malattia sia libero di circolare e infettare chi non risponde al vaccino.

Se la circolazione del patogeno, infatti, è così alta, nemmeno chi si è vaccinato o ha vaccinato il proprio bimbo può dirsi al riparo da rischi. 

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