Miss Italia di Patrizia Mirigliani, tra ideali stereotipati e bigottismo strumentale: l'Irriverente commento di Simone Di Matteo
Patrizia Mirigliani, patron di Miss Italia, ribadisce di non voler modificare il regolamento per consentire l'accesso a ragazze transgender. Ma abbiamo ancora realmente bisogno di un concorso del genere?!
Ladies and gentlemen, dames et messieurs, signori e signore, uomini e donne, cari telespettatori e infine voi adorati lettori, non so che cosa ne pensiate, ma io, dall’alto dei miei 39 lunghi anni (portati splendidamente), ho imparato che soltanto una cosa è certa oltre alla morte: l’assetto sociale continua ad andare avanti e noi, singoli individui, non facciamo altro che rimanere indietro. La paura che il cambiamento o l’ignoto suscitano è il pane quotidiano di questa nostra sconclusionata generazione di idolatranti e l’arma prediletta di chi, anziché guidarci verso un futuro migliore (o che perlomeno si spera sia così), preferisce di gran lunga tenerci sotto scacco in nome di principi e valori che, oramai, non collimano più con la realtà odierna. Ce lo dimostra quotidianamente Giorgia Meloni, la madre-donna-cristiana il cui amore per il progresso della Patria genera unicamente regresso, e ce lo ha ricordato nei giorni scorsi perfino Patrizia Mirigliani, patron della versione italiana di uno dei concorsi di bellezza più famosi al mondo, Miss Italia per l’appunto, ribadendo di non voler modificare il suo regolamento per ammettere donne transgender alla manifestazione.
Abbiamo ancora bisogno di "Miss Italia"?
Benché sia una delle kermesse più antiche di cui il bel Paese possa vantarsi, la sua fondazione risale al 1939, un dettaglio che dovrebbe presupporre un determinato prestigio (lo stesso che, a mio avviso, le è sempre mancato), quando penso a Miss Italia non posso evitare di immaginare nella mia mente una vetrina di sorrisi, seni e sederi di plastica la cui sola utilità è quella di fungere da specchio anacronistico (protesi a parte, quelle vanno ancora di moda) di un ruolo prettamente femminile che, per fortuna, ad oggi non esiste più e che farebbe invidia persino al nuovo film di Barbie.
Centinaia di ragazze bellissime, sebbene in giro se ne trovino pure di più belle, si sfidano a colpi di sfilate, ancheggiamenti e strizzatine d’occhio alla giuria per aggiudicarsi il titolo di “Più bella del Paese”. Ma saranno davvero le più belle? Nasi aquilini, labbra inesistenti, gambe che tremano dall’emozione e se vogliamo essere sinceri, spesso e volentieri non troppo dritte. Che dire, all’apparenza non sembrerebbero così perfette le care miss. Se poi aprono bocca, per carità, è una cosa tutta da ridere o da piangere, dipende dai giusti. Per mettere in risalto le loro qualità intellettuali, inoltre, qualcuno ha pensato bene di concedere loro addirittura un microfono. Insomma, un gran bel risultato che dà vita ad una fiera di luoghi comuni, di pianti per la mamma che non vedono da tre giorni e di saluti televisivi al fidanzato da cui, con ogni probabilità, si è già stati rimpiazzati. Ma il classico, quello che non si può perdere, è l’immancabile discorso impegnato della fortunata eletta. Una delle ultime, pensate un po’, ha girato in televisione per una settimana, accollandosi con sacrificio la gravosa responsabilità di rappresentare a livello internazionale le donne italiane, per sparire subito dopo nel nulla dal quale era provenuta.
Alla luce di tutto ciò, mi chiedo quali siano le donne che millantano di rappresentare!?! Di sicuro non quelle che, onestamente e con fatica, si alzano la mattina per andare a lavorare, accudire i figli e i loro ingrati mariti, e ritornano la sera a casa, stanche morte, per poter ricominciare da capo il giorno seguente. Donne speciali che di rado riconosciamo, ma che hanno quello che alle cosiddette miss purtroppo manca. Per andare avanti nel mondo dello spettacolo e soprattutto nella vita, non basta mettersi in fila con un numero stampato in fronte nemmeno foste delle vacche al macello. Bisogna saper fare qualcosa, avere carattere e coraggio, qualità che (s)fortunatamente non si acquisiscono con qualche lezione di dizione e portamento, frequentate giusto il tempo necessario per far bella figura davanti alle telecamere. Perciò, lasciatemelo dire, a tutt’oggi abbiamo realmente bisogno di una manifestazione del genere?! In un'epoca in cui persino la più retrograda delle campagne pubblicitarie ha aperto le porte alla bellezza delle sfumature che caratterizzano la nostra realtà, voler rimanere ancorati a ideali stereotipati di beltà non fa onore a nessuno, men che meno a coloro che si ostinano a farsene portavoce!
Per non parlare del veto nei confronti delle ragazze transgender. Nonostante io non ami particolarmente gli eccessi del politically correct e comprenda solo in parte l’irrefrenabile voglia della comunità trans (volontà che sembrerebbe esser nata principalmente dopo le parole della Mirigliani) di partecipare ad un concorso che svilisce la donna e vanifica il talento, al tempo stesso non capisco per quale motivo ragazze che abbiano completato il percorso di transizione, e che dunque sono da ritenersi donne a tutti gli effetti, qualora fossero spinte da una reale motivazione, non possano prendervi parte. Per di più, se una donna trans si presenta alle selezioni per Miss Italia, secondo quali assurdi criteri ci si arroga il diritto di poter sindacare sulla vita e sul corpo di un’aspirante reginetta?
Vorrei far notare alla Mirigliani, quella che “si rispetti il mio pensiero libero e non politicizzato” anche se all’apparenza fortemente in linea con la strada imboccata dall’attuale esecutivo, che la normativa italiana, la medesima che la sottoscritta darebbe l’impressione di voler sovrastare, prevede la riassegnazione legale di sesso e genere anagrafico mediante la Legge 14 aprile 1982, n. 164: "Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso” e che il suo regolamento, quello in cui “c’è scritto che devi essere donna dalla nascita per partecipare”, se non nelle intenzioni (cosa a cui credo ben poco), è discriminatorio nei fatti, specialmente se si tiene in considerazione un particolare che pare esserle sfuggito. Al contrario di ciò che ha affermato a La Zanzara in un vano e pietoso tentativo di difendersi dalle critiche, a partire dal 2021 Miss Drag Queen Italia ha aperto le porte a chiunque: uomini, donne e aspiranti tali. Pertanto, mi auguro che la cara Patrizia ci ripensi, fosse solo su esempio dell’Olanda dove l’ultima vincitrice è stata la transgender Rikkie Valerie Kollé, e che la polemica innescata dalle parole della diretta interessata, visti gli ascolti delle più recenti edizioni del format, come da quest’ultima sottolineato “non sia strumentale”!!!