Miss Frociarola Lombardia, quando il senso di inclusione è più forte della paura che genera “il diverso”: l’Irriverente commento di Simone Di Matteo
Un monito e un invito ad essere liberamente se stessi senza categorie né discriminazioni insensate!
Svariate settimane fa, mentre ero intento a sfogliare uno dei miei inestimabili volumi riguardanti quelle personalità che hanno fatto grande un mondo che, purtroppo, oggi non esiste più, mi sono imbattuto in una frase del filosofo, politico e aforista francese Michel De Montaigne, il quale sosteneva: "[…] non ci sono mai state due opinioni uguali. Non più di quanto ci siano mai stati due capelli o due grani identici: la qualità più universale è la diversità". Un'affermazione piuttosto lungimirante e che mi ha fatto tristemente constatare quanto l'uomo di cinquecento anni fa fosse migliaia di anni luce avanti rispetto a quello che definiremmo "moderno". Sarà per questo che, qualche giorno dopo, ho accettato ancor più di buon grado l’invito a presenziare, in qualità di giudice, a Miss Frociarola Lombardia 2024, una di quelle rare manifestazioni ancora in circolazione in cui la diversità viene valorizzata anziché esser denigrata.
Lo scopo di Miss Frociarola: un invito ad essere liberamente se stessi!
Giunto alla sua 13esima edizione, l’evento nasce sotto l’egida dell’inclusività (ahimè, questa sconosciuta!) e con l’intento di fornire quanto più sostegno possibile allo spazio queer (e per estensione all’intera realtà LGBTQIA+!). Contrariamente a quel che potrebbero presupporre i benpensanti di questa nostra sconclusionata generazione di bigotti idolatranti, però, il format ideato da Mauriziano consiste in un concorso rivolto a tutte le donne etero amiche e sostenitrici della causa, nel corso del quale ciascuna di esse ha la possibilità di raccontarsi e mettere in mostra il proprio talento, qualunque esso sia, abbracciando di fatto la cultura che ha forgiato la nostra incredibile comunità. Insomma, un luogo in cui poter essere liberamente se stessi senza filtri o categorie e che quest’anno ha visto salire sul podio la 70enne Maria, dettasi “orgogliosa della comunità queer e di mia figlia Adele”. Il che, lasciatemelo dire, è di certo inusuale negli ultimi tempi!
Effettivamente, viviamo in una società del tutto distorta, a dispetto di quello spirito avanguardista e solidale che millanta di possedere, in cui la pretesa di onnipotenza e d’indipendenza tipiche dell’uomo (nel senso di “razza” e non di “genere biologico”) conducono, spesso e volentieri, ad arrogarsi il diritto di poter ledere la dignità e l’integrità di chi, nonostante l’evidente disapprovazione, non è causa dei nostri fallimenti attraverso pensieri, parole, opere ed omissioni (per dirla a mo’ di un sermone di quella Santa Chiesa che, di recente, predica fin troppo male e razzola persino peggio!). A pensarci bene l’uomo contemporaneo, sempre più privo di quell’umanità che dovrebbe distinguerlo da qualsiasi altro animale, sembra (volutamente) ignorare che la libertà di chiunque finisca nell’esatto istante in cui inizia quella altrui e che ciò sia applicabile ad ogni campo, settore o scelta.
Sulla scia di una corrente di re-indottrinamento basata sui valori fondativi della famiglia tradizionale (di cui Giorgia Meloni e i suoi fratellini d’Italia potrebbero incarnare alla perfezione i precursori), e nell’ottica di una timorosa mentalità di ristrette vedute e disperatamente appigliata allo slogan “è contro natura”, inoltre, si viene inevitabilmente portati a scovare un “nemico” in ciò che non conosciamo o che non vogliamo conoscere (forse per pigrizia, o chissà, magari per mera accettazione della propria ignoranza) quando, in realtà, quest’ultimo rappresenta quanto di più simile a noi possa esistere. Che poi, a dirvela tutta, la concezione negativa di diversità è malauguratamente relazionata non solo all’orientamento sessuale, ma anche alla provenienza, alla religione, all’estrazione sociale e alla disabilità, e in ognuno di questi ambiti, invece di costituire un valore aggiunto, diviene oggetto di scherno, screzio, derisione ed emarginazione.
Eppure, ‘a livella di cui ci parlava Totò dovrebbe rammentarci che, in fin dei conti, siamo tutti un po’ uguali e unici al tempo stesso, ciascuno con le proprie peculiarità, sebbene siano in molti quelli restii ad ammetterlo. Ma è proprio per questo che Miss Frociarola assume un valore di necessità nel contesto attuale, per dimostrare che il senso di inclusione può essere più forte della paura che genera il diverso. Perché, sinceramente parlando, è facile tendere una mano quando ci si trova dalla medesima parte o puntare il dito nel momento in cui si è sulla sponda opposta delle idee e delle opportunità concesse, mentre è difficilissimo, se non quasi impossibile, fare un passo in avanti per abbattere qualsivoglia tipo di barriera e porre fine, dunque, ad una categorizzazione e ad una differenziazione che, di fatto, non hanno alcun motivo di esistere!