Che decisione verrà presa?

Meta sta rivalutando la sua policy sui seni "censurati" su Facebook e Instagram

L'Oversight Board dell'azienda di Zuckerberg chiede una revisione delle regole che vietano immagini a torso nudo delle donne sulle due piattaforme social

Meta sta rivalutando la sua policy sui seni "censurati" su Facebook e Instagram
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L'immagine di Victoria De Angelis, bassista dei Måneskin, in copertina è solo esemplificativa di una delle recenti personalità vip che hanno fatto proprie le istanze del movimento "Free the nipple" (tradotto come "capezzoli liberi"), da anni protagonista di campagne di sensibilizzazione nei confronti del topless femminile. Una circostanza, quest'ultima, da sempre contrastata sui social media perché rientrante nell'insieme di quei contenuti pornografici la cui pubblicazione è vietata.

In questi anni di battaglie sociali, tuttavia, le foto di nudi e di capezzoli femminili (quelli maschili invece sono consentiti) sono finite al centro dei dibattiti di varia natura che vanno dalla discriminazione di genere alla libertà di espressione, dall’arte alla divulgazione scientifica. Per tale ragione ha destato grande curiosità la notizia secondo cui Meta, big tech cui fanno capo Instagram e Facebook, starebbe rivalutando la sua policy sulla pubblicazione di contenuti con capezzoli liberi.

Capezzoli liberi, Meta starebbe rivalutando la sua policy

Nulla è ancora definito, però le discussioni sono in corso e staremo a vedere cosa succederà. A prescindere da tutto, la notizia che Meta starebbe rivalutando la sua policy sui capezzoli liberi ha generato grande clamore.

Stando alle ultime indiscrezioni, l'Oversight Board, consiglio di sorveglianza indipendente dell'azienda di Mark Zuckerberg e composto da esperti, giuristi e accademici, ha chiesto una revisione delle regole che vietano le immagini a torso nudo delle donne - quelle degli uomini non sono vietate - su Instagram e Facebook, ritenendo che Meta debba "definire criteri chiari, oggettivi e rispettosi dei diritti".

Secondo quanto affermato dal The Guardian, la richiesta è stata ben accolta dai vertici di Meta, la quale ora ha due mesi di tempo per rispondere pubblicamente alle raccomandazioni.

Una decisione particolarmente delicata poiché tante sono le questione da tenere in considerazione: se da un lato Meta ha tutto l’interesse ad accontentare la significativa parte dei suoi utenti che da anni chiede che le regole diventino più permissive, dall’altro, però, sarebbe alto il rischio è di perdere il controllo sulla pubblicazione di contenuti pornografici.

La richiesta dopo la censura di un post sulla mastectomia al seno

La raccomandazione dell'Oversight Board è giunta dopo il ricorso di una coppia trans e non binaria americana contro la censura di due loro post riguardanti la mastectomia al seno, ossia l’asportazione delle mammelle di una di loro. Messaggi serissimi, dove si affrontava nelle didascalie la spinosa questione dell'assistenza sanitaria ai trans, spiegando che stavano raccogliendo fondi per sostenere i costi dell’intervento.

Nonostante ciò il post è stato rimosso per aver "violato gli standard della community". Quel prima e dopo mostrato negli scatti, tuttavia, ha svelato l’ipocrisia della censura e la discriminazione tra capezzoli femminili e maschili. Il soggetto della foto in questione infatti, è stata costretta a nascondere i suoi capezzoli femminili prima della transizione: libera di esporli dopo l'operazione. Tale contraddizione ha spinto il comitato a ribaltare la decisione di Meta di rimuovere i loro post su Instagram, ammettendo anche di avere regole "poco chiare" in materia di capezzoli.

Come funziona la moderazione dei post su Instagram e Facebook

In generale, la moderazione dei post su Instagram e Facebook segue una lista di regole, senza però avere una procedura univoca e infallibile. Un contenuto postato, infatti, può essere segnalato da uno o più utenti o da un sistema automatico che riconosce alcuni elementi problematici. La rimozione poi può essere decisa da un algoritmo, da un moderatore umano o da entrambi, in base ai casi.

Considerato però che ogni giorno vengono pubblicati sui due social un numero di post impossibile da tenere monitorato da una persona, l’uso di algoritmi e intelligenze artificiali è diventato indispensabile per moderare i contenuti di Meta.

Riguarda le foto di nudi, invece, Meta ha da sempre voluto evitare che le sue piattaforme ospitino attività di promozione, diffusione o vendita di materiali erotici e pornografici.

Distinguere tra questi e altri, come tra foto in spiaggia e foto di nudo, tra materiali per l’educazione sessuale e illustrazioni erotiche, o tra pornografia e opere d’arte, non è sempre facile per gli algoritmi (e a volte neanche per le persone). Da ciò deriva spesso un’applicazione delle regole eccessivamente estesa e rigida, che ha portato nel corso degli anni a molte proteste.

Free the nipple, una battaglia sociale che va avanti da anni

La discussione sui capezzoli femminili postati sui social rappresenta uno dei temi che ha maggiormente tenuto banco nell'opinione pubblica mondiale negli ultimi anni.

In una società ancora troppo patriarcale, il seno femminile viene costantemente eroticizzato e trattato come qualcosa da nascondere per pudore, anche in situazioni non sessualizzate come l'allattamento. Per questo un'immagine con un seno femminile scoperto è considerata a priori scabrosa e non adatto ai minori.

Una delle prime proteste contro la moderazione di Facebook risale al 2008, quando un piccolo gruppo di madri si mise ad allattare i rispettivi figli piccoli davanti alla sede dell’azienda. L’organizzatrice era una donna a cui la piattaforma aveva impedito la pubblicazione di una foto in cui allattava, sostenendo che non fosse conforme alle regole.

Dal 2012, inoltre, ha iniziato a muovere i suoi primi passi il movimento Free the nipple, nato durante la lavorazione di un documentario di Lina Esco uscito due anni dopo. Il movimento organizza campagne di sensibilizzazione per sdoganare il topless femminile, superando un trattamento iniquo delle donne. Molte celebrità, da Miley Cyrus a Rihanna, da Cara Delevingne a Naomi Campbell, da Lena Dunham a Florence Pugh, si sono spese pubblicamente per portare la causa all'attenzione pubblica.

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Cara Delevingne

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Rihanna

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Florence Pugh

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Naomi Campbell

Per questo motivo, numerose sono state le manifestazioni e proteste sono state organizzate in tutto il mondo.

"Il capezzolo, quello che non si può mostrare, ce l'abbiamo tutti - ha dichiarato una volta Miley Cyrus - Ma quello che è assurdo è che puoi mostrare il resto del seno, non ho mai capito come funziona la cosa".

Miley Cyrus

In Italia, di recente, due sono stati i volti vip che si sono prodigate per questa causa. Una è Chiara Ferragni, l'imprenditrice digitale per eccellenza della nostra Penisola, negli ultimi mesi al centro dei dibattiti per foto in topless o comunque che la ritraevano con un intimo hosè.

Chiara Ferragni

L'altra invece è Victoria De Angelis, bassista dei Måneskin, sul cui profilo Instagram spesso posta sue immagini con i capezzoli liberi, sulla falsa riga di quando, a volte, si esibisce sul palco durante i concerti della sua band.

Victoria De Angelis
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