“Ricordare è un dovere. Ricordare è un seme di umanità che va sempre coltivato, perché contiene i valori fondativi della nostra comunità”.
Con queste parole, oggi 29 settembre 2025, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha reso omaggio alle vittime della strage di Marzabotto, il più grave eccidio nazifascista compiuto in Italia durante la Seconda guerra mondiale.

Tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, sulle colline di Monte Sole (Bologna) i reparti della 16ª divisione corazzata granatieri SS guidati dal maggiore Walter Reder massacrarono oltre 770 civili, un terzo dei quali bambini sotto i 12 anni. Case bruciate, chiese devastate, intere famiglie sterminate: la ferocia dell’operazione passò alla storia come uno dei crimini più atroci commessi contro la popolazione civile in Europa occidentale.
Il discorso integrale di Sergio Mattarella
“A Marzabotto e a Monte Sole, dove la ferocia nazista giunse al culmine della propria disumanità e dove la guerra divenne indiscriminato sterminio, sono piantate le radici della Repubblica. La Costituzione italiana, e lo stesso progetto di Europa, nacquero da quel sangue innocente per costruire una nuova civiltà di democrazia e di pace.
La libertà conquistata e il riscatto del nostro popolo non potranno mai essere separati dal sacrificio e dal dolore inferto in quei giorni terribili e disperati, in cui donne e uomini, bambini e anziani, vennero uccisi senza alcuna pietà nel cuore del nostro Paese.
Ricordare è un dovere. Ricordare è un seme di umanità che va sempre coltivato, perché contiene i valori fondativi della nostra comunità. Ricordare è anche spinta all’impegno perché non accada mai più che le volontà di dominio cancellino i diritti umani, che le strategie di annientamento calpestino la vita e la sua irriducibile dignità.
La storia insegna. Della storia un popolo vuol essere costruttore. È questa l’essenza della libertà e dell’indipendenza. Che vanno difese sempre, con coerenza, senza opportunismi, a ogni latitudine.
Durante l’occupazione tedesca l’Italia ha conosciuto stragi efferate di civili, compiute da un esercito che andava incontro alla disfatta, spalleggiato dai fascisti, che dopo averne fatto un mito ormai si contrapponevano alla nazione. Ciò che avvenne nelle terre di Marzabotto e alle pendici del Monte Sole fu l’eccidio più spaventoso. L’altare della chiesa di Casaglia resta simbolo imperituro di chi ha oltraggiato ciò che sta nel più profondo delle coscienze.
L’incontro dello scorso anno con il Presidente della Germania, Frank-Walter Steinmeier, è segno prezioso di una memoria che diventa percorso, che ricostruisce il bene comune, che sostituisce la riconciliazione all’odio, che assegna all’Europa un ruolo importante nel mondo, proprio l’Europa che ha conosciuto la barbarie”.
La strage di Marzabotto
La cosiddetta strage di Marzabotto – o eccidio di Monte Sole – si consumò tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944. L’operazione militare fu ordinata dal feldmaresciallo Albert Kesselring per colpire la brigata partigiana Stella Rossa, attiva nella zona.
Il comando fu affidato al maggiore Walter Reder, già sospettato di crimini in Austria. All’alba del 29 settembre quattro reparti nazisti accerchiarono un’area compresa tra le valli del Setta e del Reno. Le truppe rastrellarono abitazioni, scuole, cascine.
Nella frazione di Casaglia, la popolazione si rifugiò nella chiesa di Santa Maria Assunta. I tedeschi irruppero, uccidendo il parroco don Ubaldo Marchioni e gli anziani presenti. Le altre persone vennero condotte al cimitero e mitragliate: morirono 195 civili, tra cui 50 bambini.
Quello fu solo l’inizio: per sei giorni i nazisti compirono eccidi sistematici borgata per borgata, senza risparmiare nessuno. Intere famiglie furono annientate, e alla fine i morti superarono quota 800.
Le autorità fasciste locali negarono le notizie, definendole “diffamazioni”. Ma il massacro rimase una delle pagine più nere della guerra in Italia, ricordato oggi come il più grave eccidio nazifascista compiuto nel Paese.