“Ci sono città che gridano per farsi notare e città che parlano a bassa voce, ma restano dentro. Trieste appartiene a questa seconda categoria: non ostenta, non si impone, ma quando la incontri non la dimentichi più . Trieste è una città che vive di equilibrio – ha dichiarato Mirko Martini (Consigliere Comunale Trieste – Noi Moderati) ad Aria Pulita in onda sui canali Netweek – tra ciò che è stata e ciò che sta diventando. È una città che ha imparato a non rinnegare il passato e a non avere paura del futuro.»
C’è una Trieste che guarda il mare, e il mare la guarda indietro. È quella del Porto Vecchio, oggi Porto Vivo, dove gli spazi della memoria industriale stanno diventando spazi di possibilità.
«Qui – prosegue Martini – non stiamo cancellando la storia, la stiamo rimettendo in circolo. Il project del Porto Vivo è la dimostrazione che rigenerare non significa stravolgere, ma restituire senso: alla città, ai cittadini, alle nuove generazioni.»
Poi c’è la Trieste delle luci accese d’inverno, quella che a Natale si riconosce nei suoi riti collettivi, nelle piazze illuminate, nella cultura che diventa incontro.
«Investire sul Natale, sugli eventi culturali e sulla tradizione – sottolinea Martini – non è un vezzo estetico: è un atto politico nel senso più alto. Significa dire che una comunità ha bisogno di riconoscersi, di ritrovarsi, di sentirsi parte di qualcosa.»
E infine c’è la Trieste che sorprende chi la pensa solo come città di confine o di nostalgia.
«Trieste oggi è prima in Italia per rapporto tra numero di abitanti e start-up, ed è seconda per investimenti. È un dato che racconta una città viva, curiosa, capace di attrarre idee prima ancora che capitali.»
Un risultato che nasce da un ecosistema fatto di università, centri di ricerca, imprese, amministrazione comunale e istituzioni che dialogano.
«Non è un miracolo – aggiunge Martini – è il frutto di una visione concreta: sostenere l’innovazione, accompagnare i giovani, credere che il sapere possa diventare lavoro e futuro.»
Il consigliere di Noi Moderati conclude con una riflessione che è anche un invito: «Trieste non chiede di essere amata a prima vista. Chiede tempo, attenzione, ascolto. Ma in cambio offre profondità, intelligenza e una rara capacità di stare nel mondo senza perdere sé stessa. È una città che non fa rumore, ma lascia il segno. Ed è questo il suo modo più autentico di crescere.»
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