Mark Zuckerberg e la sete di "spunte blu" ad ogni costo degli utenti: l'Irriverente commento di Simone Di Matteo
Non è tutto oro quello che luccica...
“Non essere ridicola Andrea, tutti vogliono questa vita, tutti vorrebbero essere noi” sentenziò Miranda Priestly, l'influente e tirannica direttrice della rivista di moda Runway, interpretata magistralmente da Meryl Streep nel film del 2006, divenuto nel giro di poco un cult a tutti gli effetti per la regia di David Frankel, Il diavolo veste Prada, a quella che ormai era la sua prima assistente. Un'affermazione, questa, particolarmente tagliente ma al tempo stesso veritiera dal momento che, se prendiamo in considerazione il punto di vista opposto, sono in tanti, forse troppi, coloro che amano o vorrebbero ricoprire un ruolo che non rappresenta altro se non ciò che di più lontano c'è da qualunque cosa essi possano mai essere o diventare.
L'era dei social di Mark Zuckerberg: alcune storie si vivono, altre si indossano e altre ancora si sognano!
Al giorno d’oggi, infatti, non è difficile incontrare persone che vogliono, a qualsiasi costo, essere qualcun altro perché è sicuramente più facile nascondersi dietro una menzogna che mostrarsi nella più assoluta verità. Purtroppo, lo dico a malincuore, ci siamo ritrovati in un mondo di cloni, in cui l’unicità e l’originalità hanno lasciato spazio all’imitazione e all’emulazione, e molti non riescono bene neanche in quello, e in una realtà dove pullulano continuamente individui senza arte né parte che hanno addirittura il coraggio di ergersi a esempio, modello o guida da seguire pur non avendo niente di buono da offrire a chi li idolatra!
Sbaglio o è piuttosto comune incontrare chi preferisce celarsi dietro un’immagine fittizia, una costruzione inesistente, con il solo scopo di prevalere sul prossimo, di distaccarsi dalla massa per rafforzare fintamente la propria identità e di vivere in funzione di quello che è e resta solamente un desiderio irrealizzabile? C'è gente, oramai, non smetterò mai di ripeterlo, che spende il denaro che non ha, per comprare cose che in realtà neppure vuole, per impressionare gente di cui non ha alcuna stima o verso cui non prova il men che minimo interesse. Della serie, alcune storie si vivono, altre si indossano e altre ancora si sognano, roba che l'identificazione personale sbandierata dalla tristemente nota Marchesa d'Aragona Daniela del (fico) Secco è una bazzecola in confronto.
E questo la sa bene Mark Zuckerberg che, prendendo spunto dalla nuova trovata di Twitter, ha ben pensato di mettere a disposizione di chiunque abbia anche solo un briciolo di fame di vana gloria (e almeno per ora, soltanto in Australia e Nuova Zelanda) l'ambitissima spunta blu al modico costo di $11,99 al mese. Per carità, da un lato è pur vero che il badge di verifica permette a tutti coloro che ne sono in possesso di ricevere un'assistenza più pronta e diretta, un grado di sicurezza maggiore per quel che riguarda i propri dati sensibili e una più efficiente discrezione, si fa per dire, circa le proprie informazioni a discapito di profili fake e ladri di identità (sebbene non sarà certo una spunta a scoraggiarli dal portare avanti le loro attività illecite!).
Tuttavia, dall'altro, offre persino una maggiore visibilità, pane quotidiano per quell'infinità di prezzemolini e pseudo-influenzati che invadono inspiegabilmente i social network e che avranno finalmente la possibilità di veder realizzata, soddisfatta e pure legittimata quella pretesa di onnipotenza che nutre il loro ego smisurato. In fondo, per ottenerla ci vuole ben poco: basta essere maggiorenni, aver attivato l'autenticazione a due fattori, possedere un'immagine del profilo ed essere attivi sulla piattaforma. Insomma, requisiti che, nell'era della digitalizzazione, sono un po' alla portata di tutti.
Sfortunatamente, però, mi tocca dover infrangere i sogni di successo immeritato della nuova generazione di idolatranti. Innanzitutto, c'è una sostanziale differenza tra una spunta presa in abbonamento e una acquisita per quel merito, unicità, rilevanza e completezza che non tutti possiedono. E poi, un personaggio rimarrà sempre un personaggio mentre un abbonato resterà solamente un abbonato. In più, stando alle ultime news, pare che la svolta di Meta dovrebbe essere simile, se non uguale, a quella attuata dal colosso di recente acquistato da Elon Musk. E se così dovesse essere, sarà sufficiente cliccare sul nome di un qualunque profilo "spuntato" per scoprirne le origini di identificazione.
Dunque, benché all'apparenza si possa ingannare quel pubblico che si pensa di possedere e alle volte perfino se stessi, un abbonamento non tele-trasporta di certo nessuno nel cosiddetto Olimpo delle Celebrità. Perciò, vorrei rassicurare Marco Carta che ha parlato di svilimento della figura di "personaggio pubblico". Qui non si svilisce proprio nulla, semmai, al contrario, è chi ricorre a tali mezzucci a svilirsi con le sue stesse mani! A fare realmente la differenza non è un adesivo di ufficialità, bensì ciò che ognuno di noi è in grado di fare e chi ne è capace, non ha bisogno di dimostrare proprio alcunché.
Pagare per sentirsi qualcuno è uno dei più grandi fallimenti della modernità e la lista di chi sarebbe ben propenso a farlo è lunga quanto una quaresima. Invece di pensare ad arricchire il colosso mondiale META Inc., si farebbe prima e meglio a ritrovare un po' di dignità, perché a certa gente è proprio quella che manca!!!