Maestro Veronesi licenziato dopo aver diretto bendato: "Persecuzione politica"
Il figlio del noto oncologo ha rilanciato minacciando di chiedere “danni di immagine” e lamentando una persecuzione politica a suo danno
Alberto Veronesi è stato licenziato dal Festival Pucciniano di Torre del Lago (Lucca) perché è salito sul podio con gli occhi bendati – a dirigere l’orchestra - per contestare l'allestimento dell'opera. Il 58enne milanese, figlio del famoso oncologo Umberto Veronesi, difende la sua professionalità e accusa la fondazione di averlo “punito” per il suo orientamento politico. Il musicista, infatti, è stato per anni iscritto al Pd, per poi virare a destra, scendendo in campo con Fratelli d’Italia alle elezioni in Lombardia. Una giravolta che è rimasta indigesta anche al Comitato per le celebrazioni pucciniane che presiede.
Veronesi dirige bendato: licenziato
Il direttore Veronesi non sposa la messinscena, e si presenta sul palco del Festival Pucciniano bendato. In segno di protesta. Immediata la presa di posizione della fondazione, che lo licenzia. Come riporta Prima Firenze, lui rilancia e minaccia di chiedere “danni di immagine” e lamenta una persecuzione politica a suo danno. Questo, in sintesi, il grande caos che si è creato a Lucca, durante il noto Festival.
Nel mirino del direttore c’è l’allestimento, preparato e voluto dal regista francese Christophe Gayral e dallo scenografo Christophe Ouvrard, ambientato nel '68, con Mimì in minigonna e altri richiami alla contestazione giovanile. Il presidente della Fondazione del Pucciniano Luigi Ficacci ha spiegato le ragioni del licenziamento:
"Per togliere il maestro Veronesi dall'imbarazzo di dirigere un'opera che non riconosce e togliere dall'imbarazzo anche orchestrali e artisti abbiamo deciso di revocare allo stesso Veronesi la direzione delle prossime" repliche, in programma a luglio e agosto.
Il direttore non ci sta e rilancia: "Persecuzione politica"
Veronesi, che del Festival negli anni scorsi è stato direttore artistico, presidente e direttore musicale, ha ribattuto che Ficacci:
"ha boicottato il concerto di inaugurazione delle celebrazioni pucciniane dell'11 luglio a Lucca perché era prevista l'esecuzione dell'Inno a Roma, opera scritta da Puccini, mentre ha organizzato una Bohème dove i protagonisti fanno il pugno chiuso per tutta l'opera, questi non scritti da Puccini. E chi non si allinea, chi vuole proteggere Puccini, chi contesta le strumentalizzazioni come il sottoscritto, viene licenziato".
E ancora:
"Mi presenterò al prossimo concerto, con il mio frac e la mia mascherina. Se non mi faranno dirigere chiederò i danni, anche quelli di immagine. Nel contratto non c'è la pregiudiziale di fiducia, non mi interessa avere la fiducia di questo presidente, il mio lavoro è dirigere e per farlo ho rinunciato a tante proposte in questi due mesi e mezzo, sollevarmi dall'incarico ora è un danno. Quella della Fondazione Festival Pucciniano è un'epurazione di carattere politico ideologico. Loro mi allontanano dal Festival perché ho espresso un dissenso da una messa in scena, sia da un punto di vista estetico, sia da un punto di vista dei contenuti.”
Il direttore d'orchestra ha spiegato di aver chiesto espressamente che non ci fossero segnali di propaganda politica "e invece tutta la regia è basata sulla propaganda politica".
E sui fischi, piovuti sul palco, Veronesi sostiene che fossero rivolti al regista.
L'intervento di Sgarbi
Sul caso è intervenuto anche il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che ha sottolineato come "il dissenso" sia "garantito dalla Costituzione".
"La musica, come sappiamo, non prevede l'uso degli occhi. Luigi Ficacci lo sa bene", ha aggiunto Sgarbi. "Qui - ha continuato - non c'è nessuna censura invocata, ma una insofferenza estetica manifestata in una conferenza stampa e condivisa dal sindaco di Lucca e dagli altri membri del comitato fra i quali l'assessore del Comune di Pescaglia e Ilaria del Bianco dell'associazione 'Lucchesi nel mondo'. La protesta politica è stata invece, per sua stessa ammissione, la cifra della regia di Christophe Gayral, e la posizione assunta del presidente del Festival Pucciniano che ha licenziato d'autorità il direttore Alberto Veronesi per avere, senza rinunciare ai suoi doveri, manifestato il proprio dissenso, suo diritto costituzionale".
I precedenti contro Salvini (ora ministro del Governo a cui Veronesi aderisce)
Ma non è il primo atto di plateale dissenso del maestro. Nel settembre 2020 si travesti da uomo sandwich contro l’allora segretario della Lega Salvini.
Lo stesso Salvini che ora è ministro del Governo Meloni, ovvero quell'Esecutivo guidato dal partito a cui Veronesi ha aderito, candidandosi in Lombardia.
"Non si strizza l'occhiolino ai fascisti e non si scherza sull'antifascismo come fanno il leader della Lega e la sua candidata alla presidenza della Toscana che, pochi giorni fa, aveva dichiarato il 'non senso' a definirsi oggi antifascisti. A Salvini - aveva tuonato Veronesi - piacerebbe che io fossi soltanto un povero matto. No. Io sono soltanto il figlio di una donna che ha conosciuto l'orrore del lager di Bergen Belsen e che fin da ragazzo ha respirato una cultura antifascista".