Liste d’attesa: Schillaci bacchetta le Regioni e chiede interventi immediati
Le irregolarità emerse includono non solo liste d'attesa artificialmente gonfiate, ma anche la gestione delle prenotazioni ancora affidata a elenchi cartacei invece che a piattaforme digitali centralizzate

Il tema delle liste d’attesa in ambito sanitario torna al centro del dibattito politico. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha inviato una nuova e dura lettera al Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, per denunciare le gravi irregolarità ancora presenti nel sistema sanitario nazionale. Secondo gli ultimi dati raccolti dai Carabinieri del Nas, il 27% delle strutture sanitarie ispezionate mostra problemi significativi, fra cui la chiusura arbitraria delle agende, liste d'attesa gonfiate, sistemi di prenotazione inefficienti e pratiche opache che ostacolano l’accesso alle cure.

Un sistema con troppi problemi
Nonostante la piattaforma di monitoraggio nazionale evidenzi casi di buona gestione, restano ancora molte situazioni critiche. Schillaci sottolinea come la mancata applicazione delle normative in alcune regioni stia compromettendo il diritto alla salute dei cittadini.
“Non è più sostenibile che in alcune aree le liste d’attesa siano immotivatamente e illegalmente chiuse, costringendo i pazienti a rivolgersi ai media per ottenere ciò che spetta loro di diritto”, afferma il Ministro.
Le irregolarità emerse includono non solo liste d'attesa artificialmente gonfiate, ma anche la gestione delle prenotazioni ancora affidata a elenchi cartacei invece che a piattaforme digitali centralizzate. Per Schillaci, tali pratiche minano la credibilità e l’efficacia del Servizio Sanitario Nazionale, penalizzando i cittadini e creando un sistema di accesso disomogeneo.
La richiesta di azione immediata
Il Ministro, forte della sua esperienza di oltre trent’anni come medico nel servizio pubblico, riconosce le difficoltà strutturali del sistema sanitario ma respinge qualsiasi giustificazione per comportamenti che ledono il diritto alla salute. Fra le criticità evidenziate ci sono medici che si rifiutano di rendere disponibili le proprie agende al sistema di prenotazione unificato, professionisti che privilegiano l’attività privata in intramoenia, e dirigenti che non esercitano il dovuto controllo sulle irregolarità segnalate.
Un esempio virtuoso: il modello Lazio
Schillaci cita il Lazio come un esempio positivo di applicazione rigorosa delle norme: nella regione, i tempi medi di attesa sono stati ridotti da 42 giorni nel 2023 a soli 9 nei primi mesi del 2025. Questo dimostra, secondo il Ministro, che un’azione mirata e il rispetto delle regole possono portare risultati concreti e migliorare significativamente l’efficienza del sistema sanitario.
Il pressing sulle Regioni e la richiesta di un intervento legislativo
Nella lettera, Schillaci esprime rammarico per il fatto che la Conferenza Stato-Regioni non abbia ancora calendarizzato la discussione del decreto attuativo che prevede, in caso di inadempienza regionale, l’attivazione di poteri ministeriali sostitutivi. Il Ministro chiede quindi un’accelerazione immediata dei tempi, ribadendo che la responsabilità della vigilanza resta alle Regioni, ma che la negligenza e il mancato rispetto delle leggi non saranno più tollerati.

Infine, l’appello diretto a Fedriga: Schillaci sollecita tutte le Regioni ad adempiere con effetto immediato agli obblighi previsti, con l’unico obiettivo di garantire ai cittadini un servizio sanitario equo, efficiente e realmente accessibile.
Medici radiati: Schillaci annuncia riforma
Nelle scorse ore, il ministro della Sanità, aveva inoltre annunciato una riforma della Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie (Cceps), con l'obiettivo di ridurre i tempi di attesa e rendere più efficiente il processo decisionale in relazione ai medici sottoposti a provvedimenti disciplinari e sospensioni.
La tempestiva applicazione delle sanzioni e la riduzione delle tempistiche di giudizio sono passaggi essenziali per evitare che professionisti sanzionati possano continuare ad operare a discapito della salute pubblica.