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Le due ipotesi sul perché il programma di Massimo Giletti "Non è l'Arena" è stato chiuso

Tante le teorie intorno all'improvvisa sospensione di "Non è l'Arena"

Le due ipotesi sul perché il programma di Massimo Giletti "Non è l'Arena" è stato chiuso
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La chiusura anticipata di "Non è l'Arena", programma di La7 macina ascolti sotto la guida, da sei anni, del giornalista Massimo Giletti, ha scatenato le più variegate teorie. Vanno per la maggiore due ipotesi: la prima è che le inchieste antimafia del volto noto siano diventate scomode - caldeggiata dallo stesso Giletti, che ha tuonato:

"Chiediamoci perché ci hanno chiuso. Stavamo preparando tre puntate importanti, delicatissime. Deflagranti. E siamo stati fermati. Le tre puntate riguardavano la strage di via d’Amelio, Marcello dell’Utri e l’ex sottosegretario di Forza Italia D’Alì condannato per concorso esterno in associazione mafiosa".

La seconda, meno nobile, vedrebbe l'editore Urbano Cairo infastidito da possibili negoziati in corso tra il conduttore e la Rai.

Certo è che Cairo ha deciso, per ora di non giustificare la decisione, anche se le sue dichiarazioni in merito hanno un retrogusto tutt'altro che pacifico:

"Giletti ha condotto in 6 anni 194 puntate di "Non è l'Arena" dove ha potuto trattare in totale libertà tutti gli argomenti che ha voluto inclusi quelli relativi alla Mafia sulla quale ha fatto molte puntate, con tutti gli ospiti che ha voluto invitare. Gli auguro di trovare la stessa libertà incondizionata nella sua prossima esperienza televisiva o di altro genere".

Perché è stato chiuso il programma di Giletti?

A fornire una risposta al perché il celebre programma sia stato chiuso sono stati i colleghi dell'Eco di Biella. Sarebbero infatti emerse le rivelazioni fatta i pm di Firenze circa l’esistenza di una foto (che Giletti dice di aver visto, mostrata da Salvatore Baiardo) che ritrarrebbe Berlusconi con il boss mafioso Graviano e il generale dei carabinieri Delfino.

La testimonianza di Giletti, davanti ai pubblici ministeri Turco e Tescaroli che indagano sulle stragi del 1993, è stata resa pubblica. Il giornalista ha detto ai giudici che Salvatore Baiardo (ex tuttofare dei fratelli Graviano, noti boss mafiosi) gli ha mostrato una foto che ritraeva Silvio Berlusconi insieme a Giuseppe Graviano e al generale dei carabinieri Francesco Delfino.

I pm chiedono a Giletti perché Baiardo gli ha mostrato la foto. Giletti replica:

"Dal momento che ho sempre messo in dubbio le sue dichiarazioni. Il fatto ad esempio che Dell’Utri chiamasse a casa sua. E che lo stesso Baiardo passasse a Graviano le telefonate di Dell’Utri, che giungevano sia sul fisso che sul cellulare, in quanto Graviano non aveva nulla di intestato personalmente. Credo, quindi, che per dimostrare che i rapporti li teneva mi ha mostrato la foto. Ritengo che abbia tentato di verificare quanto fossi interessato e che cosa fossi disponibile a fare per renderla pubblica. Fece anche cenno a un proposito di mandarla ai magistrati: “Questa potrebbe un domani arrivare ai magistrati se le cose non vanno in un certo modo”. Così gli avrebbe detto Baiardo, lasciando intendere di poter tenere sotto scacco Berlusconi".

I pm hanno a quel punto intercettato e videoregistrato due incontri tra Giletti e Baiardo avvenuti il 21 gennaio scorso a Roma. E si sono convinti che Giletti è attendibile. Mentre Baiardo ha negato l’esistenza della foto. Alla domanda sul perché Baiardo stesse temporeggiando nella consegna della foto, il giornalista ha risposto:

"È collegato a un’evoluzione della situazione sull’ergastolo ostativo. Faccio notare che Baiardo mi ha chiesto di mandare in onda l’intervista prima dell’8 di novembre, giorno della decisione della Corte Costituzionale sull’ergastolo ostativo".

E non è ancora finita: Giletti dice che Baiardo gli ha parlato anche di un presunto documento sulla Trattativa Stato-Mafia. Le indagini proseguono ed il tema, come è facilmente comprensibile, resta delicatissimo.

La "soluzione" di Mentana

E' recentemente intervenuto anche Enrico Mentana, altro pezzo da novanta di La7:

"Sul caso Giletti continuo a pensare che queste crisi si superano solo con la chiarezza. So che Giletti non informò l'editore Cairo né della foto fantasma fattagli intravedere da Baiardo, né della conseguente convocazione dai pm fiorentini. È nelle prerogative di un editore sospendere un programma, ma forse Urbano Cairo non poteva immaginare che sarebbero poi emersi tutti questi elementi, che rischiano di dare allo stop di Non è l'arena un segno diverso".

Ed ecco la proposta:

"Massimo Giletti è ancora sotto contratto, e la domenica resta libera - conclude Mentana -. E allora per domenica prossima stiamo pensando a una trasmissione che affronti tutte le questioni più scottanti emerse attorno a questa vicenda, adeguata testimonianza del fatto che da noi non si nasconde nulla, soprattutto quando si parla di mafia. E chissà che poi...".

La trasmissione è stata decisa in accordo con il direttore di rete, Andrea Salerno, che ha condiviso il post su Twitter. Del resto quando Mentana fiuta l'opportunità di una maratona (o derivati) è impossibile contenerlo.

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