L'Asl non rispetta la legge e un 46enne è costretto alla sedazione profonda al posto del suicidio assistito
Da 18 anni era inchiodato a letto a causa di una tetraparesi che gli consentiva ormai di comunicare solo muovendo gli occhi.
E' morto Fabio Ridolfi, che da 18 anni era inchiodato a letto a causa di una tetraparesi che gli consentiva ormai di comunicare solo muovendo gli occhi.
Il 46enne di Fermignano (Pesaro-Urbino) aveva ottenuto l'assenso dal Comitato Etico della Regione Marche per il suicidio medicalmente assistito, ma poi tutto l'iter burocratico s'era fermato sulla mancata indicazione del farmaco da adottare.
Fabio Ridolfi non ha potuto scegliere il suicidio assistito
Nel pomeriggio di ieri, lunedì 13 giugno 2022, è stata avviata la sedazione profonda, sorta di "scelta di ripiego" seguita alla revoca del consenso alla nutrizione e alla idratazione artificiali.
Il suicidio assistito è possibile in Italia per le persone nelle condizioni di Ridolfi, come indicato dalla sentenza 242 della Corte costituzionale Antoniani/Cappato del 2019. Ma senza le modalità né il farmaco che Fabio avrebbe potuto autosomministrarsi, la possibilità è rimasta solo teorica.
Determinante è stata l'assistenza legale dell'Associazione Luca Coscioni ha permesso al 46enne di far valere la propria volontà.
"Fabio Ridolfi è morto senza soffrire, dopo ore di sedazione e non immediatamente come avrebbe voluto - dichiarano Filomena Gallo e Marco Cappato dell'Associazione Luca Coscioni - Da quattro mesi aveva chiesto l'aiuto medico al suicidio, rientrando nelle condizioni previste dalla Corte costituzionale, ma una serie di incredibili ritardi e di boicottaggi da parte del Servizio sanitario l'hanno portato a scegliere la sedazione profonda e la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale in corso. Continueremo a batterci affinché non si ripetano simili ostruzionismi e violazione della volontà dei malati. Continueremo in ogni caso a fornire aiuto diretto alle persone che si rivolgeranno a noi per far valere il loro diritto di decidere sulla propria vita".
Che cos'è la sedazione profonda
La sedazione profonda è una tecnica anestesiologica, utilizzata anche in diverse procedure chirurgiche e parachirurgiche, che prevede l’alterazione della coscienza del paziente con perdita dello stato di veglia e conseguente addormentamento, ma senza che ne venga compromessa la funzionalità respiratoria, che rimane autonoma e spontanea.
Nella sedazione cosciente, invece, il paziente non perde lo stato di veglia e la capacità di rispondere agli stimoli verbali.
Con l’anestesia generale standard, infine, il paziente in stato d'incoscienza non respira in modo autonomo e spontaneo.
In pratica, Ridolfi si è spento lentamente, aspettando in stato d'incoscienza una morte causata dalla mancata nutrizione e idratazione assistite.
Nel suicidio assistito invece la fine arriva subito per via della somministrazione di farmaci ad hoc.
Le quattro condizioni per il suicidio assistito
Le 4 condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Capato-Dj Fabo:
- il paziente è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale;
- è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili;
- è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli;
- non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda
La battaglia di Fabio Ridolfi
Fabio Ridolfi è stato il primo malato in Italia a ottenere il via libera al suicidio medicalmente assistito, dopo la sentenza 'Cappato-Dj Fabo' emessa dalla Corte Costituzionale.
Dopo due diffide legali all'Ausr (Asl delle Marche), nel novembre 2021 il comitato etico regionale aveva stabilito che c'erano i requisiti per l'accesso legale al suicidio assistito.
L’Azienda sanitaria invece non ha rispettato la legge, in base alla quale è tenuta a effettuare le necessarie verifiche in tempi brevi, per non prolungare le sofferenze di chi fa la richiesta. Nonostante una diffida presentata dai legali di Ridolfi una volta decorsi i termini legali, l’Azienda ha continuato a rimanere in silenzio.
Alla fine Ridolfi ha scelto di morire tramite la sedazione profonda, quindi aspettando lentamente la fine in stato di incoscienza, dopo aver rinunciato volontariamente all’uso dei trattamenti di sostegno vitale (cibo e idratazione).
In Senato è ferma la legge sul suicidio assistito
La sentenza DjFabo c'è, ma il caso di Fabio Ridolfi insegna che occorre una legge per rendere il suicidio assistito una possibilità davvero reale.
L'11 marzo scorso una larga maggioranza alla Camera ha detto sì alla proposta di legge sul "fine vita": 253 favorevoli e 117 contrari.
Ma per procedere al fine vita volontario, sempre sotto il controllo del Sistema sanitario nazionale, manca ancora il via libera anche del Senato. E da allora Palazzo Madama non ha ripreso in mano la proposta di legge. Tocca aspettare, insomma.
L'ULTIMO SALUTO DEL NAZIONALE AZZURRO PELLEGRINI A FABIO RIDOLFI: