Viaggio da incubo

Lasciato a piedi in strada (di notte) da Flixbus: "Abbandonato nell'indifferenza dei passeggeri"

La vicenda di Giuseppe De Nicolo, che da Trento doveva raggiungere Bari: un viaggio diventato un'Odissea

Lasciato a piedi in strada (di notte) da Flixbus: "Abbandonato nell'indifferenza dei passeggeri"
Pubblicato:

Il ritorno verso casa che all'improvviso si trasforma in un incubo. Un ragazzo di 19 anni che da Trento viaggia verso Bari abbandonato a piedi a Bologna dall'autobus Flixbus che aveva preso per rientrare a casa dopo la stagione invernale passata in un hotel trentino. E' la vicenda di Giuseppe De Nicolo, diventata decisamente virale nelle ultime ore.

Giuseppe De Nicolo, lasciato a piedi da Flixbus

Giuseppe, come abitualmente fa in estate e in inverno, era partito per Trento dove nella stagione estiva e in quella invernale lavora all'hotel Vioz, in Val di Peio. Sabato 4 gennaio 2025 ha preso il bus della compagnia Flixbus per rientrare a casa, a Terlizzi, in Puglia.

Un viaggio iniziato con un problema. Il suo pullman, il numero 486, aveva oltre un’ora di ritardo, e il ragazzo rischiava di perdere la coincidenza a Bologna. E così alla fermata di Trento è salito su un altro bus, il numero 914, chiedendo il permesso all'autista, che ha compreso la situazione e lo ha fatto salire.

E fino a Bologna è andato tutto bene. Qui, però, il ragazzo ha dovuto prendere il pullman numero 425, diretto a Bari, e sono iniziati i problemi.

I problemi col biglietto

Uno dei due autisti ha contestato la prenotazione, affermando che il biglietto del 19enne pugliese non risultava nel sistema. Solo dopo una lunga discussione e la verifica delle email è stato deciso che poteva salire.

A quel punto - come ha raccontato lo stesso giovane al Corriere - l’autista avrebbe contattato il numero verde interno per capire come agire con la prenotazione di Giuseppe.

Al termine della telefonata gli ha comunicato che non doveva stare a bordo. Ne è nata una discussione durante la quale il ragazzo ha minacciato di chiamare i Carabinieri e a quel punto l'autista avrebbe detto al collega che il 19enne doveva scendere.

Abbandonato nel nulla

Giuseppe a quel punto è stato fatto scendere sulla Statale, da dove - dopo un comprensibile primo momento di smarrimento - ha chiamato un taxi per farsi portare alla fermata ferroviaria, da dove ha preso un treno per tornare finalmente a casa e porre fine a quel viaggio diventato un'Odissea.

"Quello che mi ha colpito, tra tutto, è stata l'indifferenza degli altri passeggeri, che non hanno mosso un dito, preoccupati solo di continuare il loro viaggio", ha raccontato.

La replica dell'azienda

Sulla vicenda Flixbus ha emesso una nota:

"Teniamo a precisare che la sicurezza dei nostri passeggeri, nonché del personale di bordo, costituisce da sempre la massima priorità per FlixBus.  Per questo, sensibilizziamo continuativamente a tal proposito i conducenti che operano le linee FlixBus presso le nostre aziende partner, e non tolleriamo alcun comportamento difforme in tal senso. Sarà quindi nostra premura portare avanti tutte le dovute indagini interne per accertare le eventuali responsabilità da parte degli autisti coinvolti, al fine di poter prendere tutti i provvedimenti che si renderanno necessari".

Abbandonata all'autogrill da Flixbus: l'odissea di Chiara Calpini

Quello del giovane pugliese, però, non è un caso unico. Qualche mese fa aveva fatto il giro del web lo sfogo di Chiara Calpini, che in viaggio verso Roma è stata protagonista di una vera e propria odissea con la nota compagnia di viaggi.

"Sono stata dimenticata da Flixbus in un autogrill. E non scherzo. Sono uscita con due minuti di ritardo dal bar e se ne erano andati. Lasciata da sola nel nulla in mezzo alla Pianura padana".

Il racconto

A raccontare la vicenda sulla sua pagina Facebook è la stessa protagonista.

"Sono stata dimenticata da Flixbus in un autogrill. E non scherzo. Sono uscita con due minuti di ritardo dal bar e se ne erano andati. Lasciata da sola nel nulla in mezzo alla Pianura padana.  Mentre un pezzo di bagaglio viaggiava veloce verso Roma al posto mio. Non lo auguro a nessuno, è una sensazione orribile. Tutto insieme: il panico, l’incredulità, la rabbia, la disperazione e, come se non bastasse, il senso di colpa. E poi la fatica di tenere a bada il tumulto per ragionare velocemente sul da farsi".

Superato l'iniziale scoramento, Calpini ha iniziato a muoversi per risolvere la situazione.

"Ho provato subito a vedere se c’era un numero verde. C’è ma è attivo fino alle 17 e il bus mi ha lasciato per strada alle 18. L’”esperto” sulla chat del sito non risponde così come non c’è nessuno sui social. Su X nessuno. Su Facebook le risposte ai messaggi sono automatiche e suonano particolarmente beffarde mentre stai sudando freddo in un parcheggio. Vedo sfrecciare un flixbus nell’altra direzione. Coltivo il sogno che se ne siano accorti e stiano tornando indietro a prendermi ma non sarà così".

La ricerca di un passaggio

Il racconto continua con la ricerca di un passaggio.

"Sono le 18.15. Vado dai benzinai. Mi dicono che un mese fa è successo la stessa cosa a una ragazza che, non sapendo come fare, è scoppiata a piangere. Mi suggeriscono di chiamare un taxi per farmi portare a Modena. Oppure si offrono loro ma staccano tra un paio d’ore. Da Modena poi passano pochi treni. Ma almeno comincia a delinearsi una soluzione: raggiungere una città dove prendere un treno per Roma. Vado verso le macchine che si fermano all’autogrill per chiedere un passaggio. Fantastico di poter raggiungere Firenze. Dopo qualche educata buca mi rendo conto che per loro sono una sconosciuta e la storia di Flixbus è talmente assurda che potrebbe essere un trabocchetto. Finché Francesco e Giulia - una coppia di ventenni - entrano un po’ in sintonia; mi fanno qualche domanda e alla fine si offrono di portarmi a Parma (tesori!) dove prenderò un treno per tornare a casa pagando il biglietto in lingotti d’oro".

Non è un caso unico

Poi la scoperta: non è l'unica ad avere avuto una disavventura di questo tipo.

"Ora, in Rete scopro che le disavventure come la mia sono numerose. A chi si lamenta l’azienda risponde che l’autista non ha l’obbligo di accertarsi che a bordo ci siano tutti i viaggiatori alla fine della pausa. Si ragiona come fosse un treno ma il malcapitato ritardatario non si ritrova in stazione. Era la prima volta che viaggiavo con FlixBus e all’andata ho visto un sistema di controllo reciproco per cui una famiglia che era sparita è stata aspettata per oltre 10 minuti. Mi sembrava normale. Invece leggo di persone anziane, invalide, minorenni e via dicendo abbandonati all’autogrill. Senza assistenza e neanche la certezza di poter recuperare l’eventuale bagaglio. È il low cost, baby. Anzi di più: è il far west e non lo sapevo".

"Ecco, per me questa è la prima e l’ultima esperienza con Flixbus. Sbollirò la rabbia. Chiederò il risarcimento e farò tutto quello che è in mio potere fare. Ma prima di tutto ho voluto raccontare cosa è successo perché non mi sembra si sappia abbastanza. Non per tutti potrebbe essere facile cavarsela in una situazione del genere. I diritti del passeggero sono rispettati?".

La risposta di Flixbus

Dopo il post diventato virale sui social, Calpini è stata contattata da un addetto di Flixbus:

"Sono stata contattata dall’ufficio stampa di Flixbus. Persona professionale e cordiale. Una boccata di ossigeno in questa vicenda. C’è voluto un post su Facebook ma molto bello sentire una voce umana".

L'azienda invece ha emesso una nota in merito (su richiesta di Fanpage) in cui ribadisce la necessità di rispettare gli orari da parte dei passeggeri.

"Siamo spiacenti per quanto verificatosi, e comprendiamo il disagio vissuto dalla passeggera. Allo stesso tempo, in qualità di operatore di linea teniamo a precisare che il nostro servizio è vincolato a una tabella oraria con orari predefiniti, analogamente a quanto previsto per il trasporto ferroviario e indipendentemente dal costo. Oltre che per garantire una puntualità nel servizio, il rispetto di tali orari nello svolgimento della corsa è cruciale anche e soprattutto per la possibile presenza a bordo di persone il cui viaggio prevede un’interconnessione, e che devono prendere un altro autobus treno, un aereo, o un qualsiasi altro mezzo di trasporto, anch’esso vincolato al rispetto di orari precisi, per raggiungere la propria destinazione finale. Esprimiamo ovviamente la nostra vicinanza alla passeggera per il disagio vissuto, e restiamo a sua disposizione”.

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali