Il virus della zanzara

La West Nile torna a preoccupare: cinque casi e un decesso tra Lombardia, Piemonte e Veneto

Lo scorso anno da giugno a dicembre 2022 si erano registrati 588 casi con 38 decessi totali. Che cos'è la Febbre del Nilo e quali sono le precauzioni da adottare per evitare le infezioni

La West Nile torna a preoccupare: cinque casi e un decesso tra Lombardia, Piemonte e Veneto
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Dopo che la scorsa estate la West Nile, il cosiddetto virus delle zanzare, aveva destato particolare preoccupazione, con un totale di 588 infezioni confermate dall'Iss (Istituto Superiore di Sanità) da giugno fino a fine 2022 e 37 decessi in tutto, anche nei mesi estivi del 2023 la Febbre del Nilo è tornata a far paura. In queste ultime settimane di luglio, infatti, sono stati diversi i casi registrati, tra cui un decesso, nel Nord-Italia, soprattutto tra Lombardia, Piemonte e Veneto.

Febbre West Nile, due casi e un decesso in Lombardia

Anche nel corso di quest'estate 2023 si stanno registrando diversi casi relativi alla Febbre West Nile provocata dalle punture di zanzara. La maggior parte delle infezioni, in questi ultimi giorni, si è verificata nelle province a sud della Lombardia.

Come raccontato da Prima Cremona, infatti, sono tre i casi gravi registrati tra il Cremonese e il Mantovano, uno dei quali, purtroppo, è stato mortale.

La vittima della Febbre del Nilo è un uomo di 70 anni di Casteldidone con diverse patologie pregresse. Il 70enne si è presentato in ospedale a Cremona con sintomi sospetti, è stato sottoposto ad esami che hanno dato riscontro positivo. Le sue condizioni però si sono aggravate ed è sopraggiunto il decesso. Un'altra infezione, anche in questo caso riguarda un uomo, è stata riscontrata a Casalmaggiore.

A Marcaria, in provincia di Mantova, un uomo di 55 anni è stato contagiato dal virus trasmesso dalle zanzare. L'uomo è stato ricoverato alcuni giorni con febbre e gli esami hanno dato esito positivo. Le sue condizioni in ogni caso sono in via di miglioramento.

Nel Lodigiano, invece, registrato un primo caso sospetto, non ancora confermato. Si tratterebbe di una donna, ricoverata e poi dimessa, che presentava i sintomi tipici della Febbre del Nilo.

Altri casi in Piemonte e Veneto

Non solo la Lombardia, in questi ultimi giorni, è stata interessata dalla West Nile. Anche nelle regioni limitrofe, Veneto e Piemonte, sono stati registrati casi di Febbre del Nilo.

Domenica scorsa, 23 luglio 2023, infatti, come raccontato da Prima Torino, una donna oltre i 65 anni di Moncalieri è stata ricoverata all'ospedale Santa Croce con i sintomi di questa patologia.

Gli esami effettuati presso il reparto specializzato ubicato all'ospedale Amedeo di Savoia di Torino (che si occupa anche delle malattie sessualmente trasmissibili) hanno confermato la positività al virus, anche se è comunque in buone condizioni di salute.

L'Asl To5 che si occupa dell'area sud di Torino e il Comune di Moncalieri hanno già attivato le procedura di disinfestazione dove la donna è residente.

La Direzione Prevenzione della Regione Veneto, invece, come raccontato da Prima Padova, ha comunicato che il primo caso umano di West Nile (WNF) per questa stagione è stato confermato giovedì 27 luglio 2023, dal laboratorio di Padova, in una persona residente in Veneto.

A livello nazionale, comunque, il virus della West Nile sta attualmente coinvolgendo 27 province in totale, interessando sei regioni, tra cui Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Sicilia e Sardegna.

West Nile, cresce la preoccupazione: cos'è e come difendersi

Alla luce di tutti questi casi verificatisi in pochi giorni, nel Nord-Italia la West Nile è tornata a destare non poca preoccupazione, soprattutto a fronte del fatto che da giugno a dicembre 2022 sono stati registrati 588 casi complessivi con 38 decessi totali. Ma che cosa sarebbe, nello specifico, la Febbre del Nilo e quali sono le precauzioni da considerare per difendersi da un eventuale infezione?

La febbre West Nile (West Nile Fever) è una malattia provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.

I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri.

Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.

La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave.

I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.

Diagnosi e prevenzione

La diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio (Elisa o Immunofluorescenza) effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM.

Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa. I campioni raccolti entro 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi, pertanto è consigliabile ripetere a distanza di tempo il test di laboratorio prima di escludere la malattia. In alternativa la diagnosi può anche essere effettuata attraverso Pcr o coltura virale su campioni di siero e fluido cerebrospinale.

Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare. Pertanto è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente:

  • usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
  • usando delle zanzariere alle finestre
  • svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante
  • cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali
    tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate

Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.

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