Accordo sulle forniture

La Russia riapre i rubinetti e torna a fornire gas all'Italia

Lo scorso 1° ottobre lo stop agli approvvigionamenti di Gazprom per "l'impossibilità di trasportare il gas attraverso l'Austria".

La Russia riapre i rubinetti e torna a fornire gas all'Italia
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Lo stallo emerso dallo scorso 1  ottobre 2022 è stato risolto. Eni ha comunicato che i vincoli con Gazprom sono stati superati e che i flussi di gas dalla Russia all'Italia, attraverso l'Austria, sono ufficialmente ripartiti.

Ripartono i flussi di gas dalla Russia all'Italia attraverso l'Austria

Sul sito dell'Eni, nella mattinata di oggi, mercoledì 5 ottobre 2022, è stata data la comunicazione ufficiale:

"Eni informa che oggi sono ripresi i flussi di gas approvvigionati da Gazprom. La ripresa delle forniture è stata resa possibile dalla risoluzione da parte di Eni e delle parti coinvolte dei vincoli che derivano dalla nuova normativa introdotta dalle autorità di regolamentazione austriache".

Tutto risolto, quindi, tra Italia e Russia dopo lo stallo verificatosi l'1 ottobre 2022. Lo scorso sabato, infatti, le forniture erano state improvvisamente interrotte, come riferito da Gazprom, "per la dichiarata impossibilità di trasportare il gas attraverso l'Austria". A quattro giorni di distanza, tuttavia, il colosso energetico controllato da Mosca ha trovato un accordo con i buyer italiani:

"Gazprom e gli acquirenti italiani sono riusciti a trovare un accordo sul formato di cooperazione tra i cambiamenti normativi in Austria alla fine di settembre. L'operatore austriaco ha comunicato la sua disponibilità a confermare le nomine di trasporto di Gazprom Export, il che rende possibile la ripresa delle forniture di gas russo attraverso il territorio austriaco".

L'origine dello stop

Lo stop del gas russo attraverso l'Austria era arrivato nei giorni scorsi a causa di problemi commerciali di dispacciamento, anche se in tantissimi avevano fatto rientrare il blocco nella strategia della tensione attuata da Mosca per tenere alto il prezzo del gas.

E' stato però l'ad dell'Eni, Claudio Descalzi, ad escludere ragioni geopolitiche sottolineando:

"Gazprom avrebbe dovuto pagare una garanzia monetaria per il passaggio di gas al trasportatore austriaco che porta il gas in Italia, che prima non c'era".

Dall'1 ottobre, infatti, in Austria è entrata in vigore una nuova normativa che prevede che il gas deve essere consegnato dagli operatori internazionali al confine con il Paese, e non trasportato all’interno come avveniva in precedenza.  Tra gli adempimenti della nuova regolamentazione vi sarebbe un deposito cauzionale da versare all’operatore austriaco.

Secondo una possibile ricostruzione dei fatti, comunque, il problema sarebbe sorto perché Gazprom voleva pagare in rubli, mentre gli austriaci volevano ricevere i soldi in euro.

L'intervento di Eni

Per sbloccare la situazione, anche Eni si era detta disponibile a  intervenire direttamente:

"Stiamo vedendo se possiamo subentrare o al trasportatore o a Gazprom, che non ha pagato 20 milioni di euro di garanzia al trasportatore che deve portare il gas dall'Austria all'Italia" aveva dichiarato il manager di Eni.

Sebbene non fossero state specificate le iniziative messe in campo, pare che Eni abbia pagato il deposito cauzionale di 20 milioni di euro alla società di dispacciamento austriaca per sbloccare l’impasse. Il riferimento all'accordo con i "buyer italiani" nella nota odierna di Gazprom, quindi, riguarderebbe con molta probabilità questo tipo di intervento realizzato dalla società italiana.

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