La Regione Veneto dice sì ai Suv sui sentieri di montagna (ma quelli dei cacciatori)
Le associazioni ambientaliste si ribellano, troppi i rischi per la biodiversità. Anche il CAI non ci sta e invoca la sicurezza gli escursionisti

Con il Suv sulle stradine di montagna, il timore degli oppositori è che la legge possa aprire la strada a un aumento indiscriminato del traffico motorizzato nelle aree naturali, compromettendo il fragile equilibrio ambientale delle montagne venete.
Veneto, sì ai Suv sui sentieri di montagna
Dopo tre sedute infuocate e oltre venti ore di discussione, il Consiglio regionale del Veneto ha approvato a maggioranza la proposta di legge n. 189, che modifica la normativa sulla viabilità dei sentieri di montagna.
Con 35 voti favorevoli e 8 contrari, il Veneto apre ufficialmente i sentieri ai veicoli a motore, compresi i fuoristrada, suscitando un’ondata di critiche da parte del mondo ambientalista che teme i cacciatori.
Un provvedimento contestato
Il provvedimento, firmato dal leghista Giampiero Possamai e presentato in aula lo scorso 27 maggio, aggiorna la legge regionale del 1992. L’obiettivo dichiarato dai promotori è quello di rendere più chiaro l’accesso alle strade silvopastorali, permettendo l’utilizzo dei mezzi a motore — a determinate condizioni — per scopi considerati di interesse pubblico.
Verranno rilasciati permessi anche ai privati, soprattutto a coloro che collaborano con gli enti pubblici nella gestione della fauna selvatica. La norma prevede l’accesso ai veicoli per il recupero di animali feriti, il contenimento delle specie invasive come i cinghiali e l’assistenza alla fauna nei periodi invernali.
Un’apertura che, secondo molti osservatori, rappresenta un via libera di fatto ai cacciatori, seppure il relatore della legge abbia tenuto a precisare che «non ci sono connessioni con l’attività venatoria».
Gli ambientalisti non ci stanno
L’approvazione ha scatenato un acceso fronte del no. Europa Verde è salita sulle barricate definendo la legge “una minaccia senza precedenti per il territorio montano veneto”.
Le associazioni ambientaliste, dal canto loro, avevano già espresso forte dissenso con un documento articolato in cinque punti, in cui si evidenziavano i rischi per la biodiversità, l’aumento del disturbo agli ecosistemi e il pericolo per l’incolumità di escursionisti e amanti della montagna.
Anche il Club Alpino Italiano (CAI) sezione Veneto ha detto un secco no alla legge, sottolineando come la circolazione dei fuoristrada su sentieri finora riservati a escursionisti e mezzi autorizzati rappresenti un “grave pericolo per la sicurezza”.
Meno sicurezza per gli escursionisti
Il timore degli oppositori è che la legge possa aprire la strada a un aumento indiscriminato del traffico motorizzato nelle aree naturali, compromettendo il fragile equilibrio ambientale delle montagne venete.
Gli escursionisti, che da sempre popolano quei sentieri alla ricerca di silenzio e contatto con la natura, si sentono ora meno sicuri e meno tutelati.
Mentre i sostenitori della legge la descrivono come un necessario aggiornamento normativo al passo con le esigenze di gestione della fauna e del territorio, gli ambientalisti parlano di un passo indietro in termini di sostenibilità e tutela del paesaggio montano.